"Benchè la ricetta austriaca del ritorno alla moneta-merce sia incredibilmente grottesca, Ricossa è uno dei pochi che - quando arriverà il momento - non sarà chiamato a dare spiegazioni."
di Sergio Ricossa
Certamente i falsari dell’euro sono già all’opera. Se non fosse così, bisognerebbe dubitare dell’importanza dell’euro. Più una moneta è importante e più conviene falsificarla. Immagino dunque che vi sia un’Europa dei falsari in piena attività, ancorché sotterranea. Debbono le autorità perseguitare questi lavoratori in nero? I giuristi non esiteranno a rispondere di sì. Qualche bizzarro economista potrebbe invece rispondere di no, e argomentare che la Banca Centrale Europea si accinge a continuare una politica deflazionistica all’eccesso e pertanto dannosa agli affari. I quali affari sarebbero rinvigoriti da una maggiore quantità di moneta in circolazione non importa se moneta buona o moneta falsa. Un ulteriore punto di vista è quello dei libertari o anarco-individualisti che dir si voglia. É una varietà di homo sapiens in via di estinzione in Europa, ma non ancora in America. Costoro sostengono che tutta la moneta cartacea è falsa, pur quando esce regolarmente da una banca centrale con firma autentica del governatore. Ed è falsa per la semplice ragione che un pezzo di carta vale nulla. Un pezzo d’oro, sì; un pezzo di carta, no, mai. La moneta aurea è buona (ma non esiste più), la moneta cartacea è un sopruso dello Stato, uno dei tanti soprusi a danno dei cittadini. Prova: esaminate un biglietto della Banca d’Italia, e ci trovate scritto "pagabile a vista al portatore", che è una bugia. In cambio del biglietto, la Banca d’Italia non dà nulla, se non un altro pezzo di carta. L’oro se lo tiene per sé. [l'articolo è del '98. e infatti oggi sugli euro non c'è più scritto niente del genere]
I libertari concludono che i falsari, oggi, non andrebbero puniti, la logica non potendo considerare reato il falso di un falso. La conclusione richiama alla mente Nestor Makhno, anarchico ucraino e capo di una banda di guerriglieri dal 1917 al 1921, il quale cominciò col combattere i tedeschi e finì col combattere i comunisti. Dove arrivava, emetteva fiumi di cartamoneta falsa, ma sui biglietti faceva onestamente stampare: "I falsari non saranno puniti". É un tipo di onestà rara e inconcepibile dentro la Banca d’Italia, la Banca Centrale Europea, la Federal Reserve, il Fondo Monetario Internazionale, eccetera.
Una onestà del genere non appartiene più alla sfera pubblica. É ipotizzabile che rimanga, quale reperto archeologico, nella sfera privata. Durante gli ultimi sussulti della seconda guerra mondiale, in assenza dello Stato, i privati inventarono varie monete "vere", ossia con valore intrinseco, seppure minimo: la caramella, la sigaretta, cose così. [l'autore purtroppo ignora che la scuola italiana di economia, sulla base delle elaborazioni di Giacinto Auriti e Domenico De Simone, ha dimostrato che il ritorno alla moneta merce è una grottesca follia, mentre invece è possibile, giusto e necessario l'accredito universale dei simboli monetari per garantire a tutti gli esseri umani il diritto alla vita incondizionato] Non servivano per i grandi pagamenti, ma risolvevano il problema di dare il resto. Alcuni commercianti stamparono la loro cartamoneta, che però, a differenza di quella della Banca d’Italia, a differenza dello stesso euro, era convertibile in beni utili disponibili presso gli emittenti: generi alimentari, per esempio. Il che fa riflettere.
Nulla impedisce in un Paese libero che un’associazione di privati conii una moneta aurea, che sarà accettata da chi vorrà accettarla. Nulla impedisce che una pluralità di associazioni private conii una pluralità di monete auree, scambiabili fra loro secondo cambi fissi dipendenti dalla quantità di metallo prezioso in esse contenuto. Anzi, l’esperimento, in nuce, è avvenuto con la creazione dell’Hayek (dal nome del premio Nobel per l’economia Friedrich von Hayek), e poi ancora circolano marenghini vari (ma di origine pubblica). [oggi esiste anche la moneta privata "Liberty Dollar" parzialmente basata sull'argento] Non vi sono, per il momento, le condizioni perché l’Hayek faccia concorrenza all’euro, e forse non ci saranno mai. Nondimeno, la moneta privata non è un’utopia. [lo dimostrano le ormai 4000 monete locali sparse per il mondo]
Se la Padania di Bossi conia la sua moneta, e se l’Italia è un Paese libero, non esiste illegalità alcuna, e quella moneta può circolare ovunque la gente non la rifiuti. É il trionfo della libertà e della volontarietà, contro l’imposizione statale. É pure una bella mossa propagandistica per il privato emittente, che guadagna in notorietà perfino se il suo profilo non compare (per modestia) su una faccia del disco; per non parlare dei diritti di signoraggio, che sono i profitti di chi procede all’operazione industriale di conio. Insomma, in materia monetaria ci si può liberare almeno in parte dalla schiavitù verso Roma, oggi, verso Francoforte, domani. In alternativa, si dimostra di essere schiavi. [quello che oggi siamo]
S’intende che il fisco non accetterebbe mai di essere pagato con moneta privata. [falso: oggi in ogni paese il fisco accetta le monete private, locali, complementari, alternative, sociali e comunitarie, dal "Liberty Dollar" alle Ithaca Hours] Ma gli darebbe ugualmente fastidio appigliarsi a cavilli legali e illiberali per incatenare l’iniziativa privata con antiche e nuove catene. Sarebbe già una vittoria per i cittadini libertari costringere il potere pubblico a togliersi la maschera abusiva che porta e che lo fa apparire buono, al nostro servizio, rispettoso delle nostre autonomie, secondo in "principio di sussidiarietà" tanto citato quanto disatteso. ("il Giornale" - 24 Luglio 1998)