martedì, giugno 28, 2005

Caso PARMALAT: tana per Tanzi & Son.

da corriere.it

Tra i destinatari dei provvedimenti anche il figlio e il fratello di Calisto Tanzi
Caso Parmalat, 11 condanne a Milano

Il giudice per le udienze preliminari ha pronunciato le sentenze accogliendo le istanze di patteggiamento presentate dagli imputati


Calisto e Stefano Tanzi (Omega)

Fausto Tonna (Ansa)

MILANO - Il giudice per le udienze preliminari di Milano, Cesare Tacconi, ratificando l’accordo sui patteggiamenti della pena raggiunto tra l’accusa e le difese ha pronunciato le prime 11 sentenze di condanna in relazione al caso Parmalat.

LE CONDANNE - L’elenco dei «patteggiandi» comprende Stefano e Giovanni Tanzi, rispettivamente figlio e fratello di Calisto, entrambi condannati a 1 anno e 11 mesi; Giampaolo Zini, consulente del gruppo con studio a New York, condannato a due anni; Fausto Tonna ex direttore finanziario, condannato a 2 anni e 6 mesi; Alberto Ferraris e Luciano Del Soldato, che ricoprirono lo stesso incarico di Tonna, a cui sono stati comminati rispettivamente un anno e 6 mesi e un anno e 10 mesi; l’ex tesoriere Franco Gorreri (11 mesi); i contabili del gruppo Gianfranco Bocchi e Claudio Pessina (un anno); e i membri del Cda Francesco Giuffredi e Domenico Barili (condannari rispettivamente a 10 mesi e a un anno e 5 mesi). Solo a due degli imputati che hanno patteggiato, ovvero Fausto Tonna e Giampaolo Zini, il gup ha negato la sospensione condizionale della pena.

LE UDIENZE - Tutti a vario titolo rispondono di aggiotaggio, ostacolo alla Consob e falso dei revisori. A 18 mesi dall’avvio dell’inchiesta la procura di Milano considera molto positivo il risultato ottenuto: le prime condanne e il rinvio a giudizio dell’ex patron e di altre 18 persone deciso sabato scorso. Del provvedimento adottato dal gup Tacconi sono state rese le motivazioni che riguardano soprattutto le ragioni per cui il giudice ha rigettato le eccezioni di competenza territoriale a vantaggio di Brescia o di Parma mantenendo il processo a Milano. L’istanza di trasferire il processo a Brescia viene rigettata, dice Tacconi, perchè dagli atti manca la denuncia specifica del magistrato milanese che aveva investito sul bond di Collecchio, per cui non vi sarebbero rischi di parzialità nella decisione a causa della presenza tra i danneggiati di un magistrato in servizio a Milano. No al trasferimento del fascicolo a Parma, invece, perchè non coincidono in tutto e per tutto gli indagati a Milano con gli indagati nella città emiliana. Inoltre, è la posizione di Tacconi, non è vero che il reato di aggiotaggio informativo si sarebbe consumato a Parma.

LE ECCEZIONI DI NULLITA' - Il giudice dell’udienza preliminare ha rigettato anche tutte le altre eccezioni di nullità, fatta eccezione per quella relativa al difetto di notifica di Bank of America la cui posizione a livello penale confluirà nel troncone degli altri istituti di credito. Calisto Tanzi e gli altri 18 saranno davanti ai giudici della prima sezione penale il prossimo 28 settembre.

28 giugno 2005

sabato, giugno 25, 2005

Ecco come vogliono che vediamo la faccenda [Argentina]

Beppe Scienza ha scritto:

GLI SPECULATORI RINGRAZINO LA TFA, ALTROCONSUMO E QUASI TUTTE LE ASSOCIAZIONI DI CONSUMATORI !

Chi ha comprato le obbligazioni dell'Argentina poco prima o durante l'Offerta di Scambio ha facilmente guadagnato più del previsto.

Gli è infatti capitato di ricevere i titoli migliori (ovvero i c. d. Par) per importi anche di milioni di euro o dollari.
Quello che doveva essere un contentino per i piccoli risparmiatori travolti dal crac si è trasformato in un maggior lucro per gli speculatori o in una minore perdita per i grossi investitori.

Perché? Per il comportamento involontariamente autolesionistico di circa 250.000 italiani, mal consigliati non solo dalla parabancaria TFA-Task Force Argentina (e questo passi), ma anche da Altroconsumo e da tante associazioni di consumatori.

Si veda al riguardo il mio articolo su la Repubblica di oggi 20-6-2005 (Affari & Finanza p. 34).
L'articolo è reperibile nel sito del quotidiano, ma senza la tabella, che comunque è scaricabile dalla mia pagina web all'Università di Torino www.beppescienza.it con altro materiale sull'argomento (dettagli dei calcoli ecc.).

Il colmo è che venivo accusato di essere prezzolato dall'Argentina io che consigliavo regolarmente di aderire tempestivamente all'Offerta dalle colonne de la Repubblica (più di una volta), di Libero, di QN-Quotidiano Nazionale, di Milano Finanza e anche su Help Consumatori.
In effetti allo stato sudamericano è semmai convenuto che un’ampia fetta di italiani abbia rifiutato la sua proposta.
Se gli andrà bene, a loro non darà infatti più un soldo.

Saluti Beppe Scienza

P.S.: Tali messaggi vengono inviati a lettori de "Il risparmio tradito" e ad altri interessati alla materia.
Chi non li gradisce, me lo comunichi e smetterò subito di mandarglieli.

[nota di sandro]

I conti tornano (purtroppo), il TFA non mi è mai piaciuto!
nel link seguente:
http://www.mclink.it/personal/MC0823/signoraggio1.htm
a pag 108 di 137 scrivevo:

"Ecco come vogliono che vediamo la faccenda"

in riferimento ad un articolo di Repubblica del 12/01/2005 e che riportava indicazioni di

1. La Malfa (ora grande amico di Fazio, dopo una piroetta di 180
gradi):
"Spetta al governo esercitare pressioni sull'Argentina"

2. Nicola Stock (un nome, un destino):
"Con la pubblicazione del prospetto sui Bond l'Argentina ha realizzato l'imbroglio più importante della storia"

giovedì, giugno 23, 2005

Ritorno alla Lira (di Savino Frigiola)

RITORNO ALLA LIRA
Postato il Wednesday, 22 June @ 21:00:00 CDT di davide

DI SAVINO FRIGIOLA

I risultati delle votazioni sui referendum di Francia ed Olanda, la messa in mora da parte della UE nei confronti dell'Italia, per lo sforamento del debito pubblico di oltre il 3 % rispetto al PIL, la presa di coscienza della stagnazione, divenuta vera e propria recessione economica nazionale, stanno mettendo in fibrillazione tutto il mondo politico ed economico.
L'interpretazione più accreditata in merito al rigetto dello statuto europeo, da parte dei due Paesi che hanno votato, è quella di considerare l'esito della votazione come una presa di coscienza popolare contro l'Europa dei banchieri. Non mancano ovviamente sfaccettature ed angolazioni diverse, sui vari organi d'informazione, nonché prese di posizione di vari personaggi ed economisti, alcuni dei quali giungono a sostenere perfino la fattibilità e la convenienza di ritornare alla Lira.

Contro questa prospettata eventualità, sostenuta tra l'altro dal parere di ben due indagini demoscopiche le quali sono concordi nell'attribuire una forte percentuale di cittadini favorevoli a questa soluzione, è scesa in campo tutta la serie degli strumenti a fiato, disponibili sul territorio nazionale: pifferi e pifferini, clarini e clarinetti, sino ai più noti ed assordanti tromboni, direttamente od indirettamente coinvolti nell'emissione e nella gestione dell'Euro, posto che viene considerato la principale causa del debito pubblico e della recessione in atto. Per quanto concerne la recessione economica, anche se in proposito le bocche risultano particolarmente cucite su questo argomento, ciò è imputabile essenzialmente alla colposa e selvaggia rivalutazione dell'Euro rispetto al Dollaro, la qual cosa ha scardinato tutto il nostro sistema produttivo, direttamente od indirettamente interessato alle esportazioni. Per quanto riguarda il debito pubblico, questo è destinato a crescere ulteriormente, sino a quando non si risolverà il corposo e vitale problema monetario, affrontando il tutto con la determinazione dovuta e necessaria, per togliere il signoraggio sull'emissione monetaria a favore delle banche private e conferirlo direttamente allo Stato, in nome e per conto dei propri cittadini. Sulla spinta emotiva e non, di questi eventi si registrano alcuni fatti di tutto rilievo:

A) La Lega Nord, fiutata la mutata direzione del vento e le aspettative della propria base elettorale, si butta a capofitto e lancia a gran voce la proposta di abbandonare l'Euro per ritornare alla lira. Successivamente, tirando in ballo anche Pagliarini, in trasferta alla Federal Reserve, arriva anche a prevedere l'utilizzazione del Dollaro, per poi rimodificare il tiro e riproporre l'utilizzazione della Lira, però ancorata al Dollaro, per poi ricambiare nuovamente il tutto ed approdare alla semplice proposta d'indire un eventuale referendum per ritornare alla moneta utilizzata prima dell'Euro, senza scartare l'idea di utilizzare Lira ed Euro contemporaneamente. Mai come in questo caso è valida la vecchia saggezza popolare: alcune idee e alquanto confuse. Anche se la direzione intrapresa è quella giusta, occorre, in questo delicatissimo quanto vitale settore, non farsi fuorviare da soluzioni rabberciate che finiscono inevitabilmente per produrre effetti nettamente contrari a quelli desiderati. In tal senso siamo circondati da suggeritori, annidati nelle posizioni più insospettate, facilmente identificabili proprio in funzione di ciò che sostengono. Il problema infatti non è tanto quello di ritornare alla Lira o meno, quanto quello di far recuperare allo Stato il signoraggio sull'emissione monetaria, attualmente accaparrata da consorterie di banche private, contestualmente al recupero di sovranità per poter svolgere autonomamente la propria politica economica e monetaria in favore dell'ordinato sviluppo produttivo nazionale. Fatte salve queste posizioni irrinunciabili, alla fine può andar bene qualunque tipo di moneta, emessa da chicchessia, compreso i sesterzi, come provocatoriamente prospettato da Benigni, può anche restare perfino l'Euro, altrimenti meglio procedere rapidamente nella direzione di conferire allo Stato, come per altro già avvenuto nel passato, la funzione dell'emissione monetaria, per conto dei propri cittadini.

B) Nel bel mezzo di questo bailamme, come se tutto ciò non bastasse, nell'ultima assemblea di Bankitalia, si verifica la sortita di Giovanni Bazoli, chiaramente effettuata d'intesa e di concerto con il Governatore Fazio, sempre più preoccupato per la chiacchierata situazione in cui è precipitata l'Istituzione da lui governata. L'intervento mira ad individuare, più che soluzioni corrette, i soliti marchingegni per sanare la pesante posizione in cui è precipitata la stessa Bankitalia. Questa si trova sempre più in difficoltà, proprio a causa del proprio statuto, che impone l'appartenenza dei propri soci alla sfera pubblica, mentre attualmente il capitale sociale è totalmente in mani private di privatissime banche ed assicurazioni. La proposta geniale consiste nel cercare di sostituire gli attuali soci di Bankitalia con le fondazioni bancarie, al vecchio e glorioso motto: "si cambi il tutto per lasciare tutto come prima".

Ciò che appare veramente preoccupante consiste nel fatto che: con l'attuale compagine politica, infarcita in tutti gli schieramenti partitici dei soliti "servi dei banchieri" alla Riccardo Pedrizzi e Piero Fassino, proposte scellerate di questo tipo potrebbero anche passare.

Per uscire da questa pesante situazione non esiste altra soluzione se non quella di rimettere in ordine la posizione della Banca d'Italia, se vi ancora la volontà di utilizzarla come tale, contestualmente al riassetto economico nazionale. Al fine di evitare soluzioni e posizioni sfumate ed incerte, ambite e propugnate dai soliti faccendieri e rimestatori, occorre che si verifichino le seguenti condizioni:

1) il 100 % delle azioni della Banca d'Italia devono essere possedute direttamente dal Ministero del Tesoro, il quale con certezza risponde politicamente del suo operato, compreso il pacchetto del 5 % genericamente descritto "appartenenza ad altri" e non messe in mano alle fondazioni di qualsiasi banca, posto che il denaro che dovrà essere emesso dalla Repubblica Italiana appartiene al popolo Italiano;

2) l'Italia deve uscire dal Trattato di Maastricht e posizionarsi alla stessa stregua di Danimarca, Svezia ed Inghilterra, per quanto riguarda gli impegni monetari comunitari. Ciò per poter emettere ufficialmente in prima persona la propria moneta, non tanto per trattenersi le ingenti somme del signoraggio e smettere d’indebitarsi in occasione dell’emissione monetaria, cosa pur di per sè estremamente importante, quanto per poter effettuare la propria politica nazionale, economica e monetaria, giacché non è possibile programmare la prima senza disporre delle leve operative dell'altra;

3) occorre che tale operazione di acquisizione da parte dello Stato avvenga subito dopo aver deliberato quanto sopra al fine di scongiurare qualsiasi pretesa ultronea da parte dei soci di Bankitalia, i quali in ogni caso, debbono essere liquidati in base ai valori previsti, alla luce del sole, dallo statuto. Prima di procedere lo Stato si deve far restituire dall’istituzione bancaria tutto il mal tolto e per intenderci tutte le somme monetarie ritirate dalla circolazione e dal mercato, per qualsiasi motivo, poiché i titoli corrispondenti del debito pubblico, rilasciati dallo Stato alla Banca d'Italia al momento dell'emissione, sono rimasti in essere e regolarmente incassati. (ad esempio il prelevamento forzoso sui c/c privati, i residui passivi, ecc. nonché i relativi interessi); i condoni “tombali”, propiziati ed utilizzati in primis dalle banche, Bankitalia in testa, sanano le evasioni fiscali, ed il resto?

Tutti i soggetti che dovessero obbiettare a queste impostazioni, e sicuramente non mancheranno, che così facendo, con l'emissione monetaria da parte dello Stato si creerebbe inflazione, saranno individuati e marchiati con il marchio degli agenti provocatori bancari, pur sapendo bene che molti di costoro esercitano tale funzione a loro insaputa, ripetendo a pappagallo ciò che abilmente ed a volte subliminale viene fatto circolare. Dal momento che l'oro in queste vicende, dopo la denuncia dei patti di Bretton Woods sin dal 1971, non c'entra più nulla, siamo stanchi di sentirci dire che "alla rarità dell'oro deve essere sostituita la prudenza del banchiere".

Mentre si rimanda ad altra occasione il disquisire sul concetto di inflazione, in primo luogo perché in Italia non c'è mai stata, sempre scambiata e camuffata per l'aumento dei prezzi, occorre acquisire definitivamente il concetto che non è la quantità di moneta, intesa come strumento di misura dei valori, che deve restare costante sul mercato, bensì il rapporto tra circolazione monetaria e beni da misurare. Al riguardo i mezzi di controlli oggi non mancano e tutto questo può essere conseguito con grande precisione; pertanto è da rigettare qualsiasi dubbio in proposito, a meno che non si voglia sostenere che i politici sono più delinquenti dei banchieri. E quand’anche ancora meglio i politici, se non altro perché soggetti al giudizio elettorale

Per quanto riguarda la nazionalizzazione di Bankitalia, è impensabile immaginare che si possa ripetere la stessa vergognosa tecnica utilizzata per la nazionalizzazione dell'energia elettrica, che ora stiamo svendendo, quando lo Stato, nella più assoluta indifferenza ed anche connivenza di tutti gli schieramenti partitici, da destra a sinistra, ha pagato a caro prezzo impianti idroelettrici che nel giro di pochi anni sarebbero divenuti, per convenzione demaniale, di pubblica proprietà gratis. Il La Malfa di turno, che pare proprio per la bisogna abbia effettuato una conversione di 180 gradi nei confronti di Bankitalia, è avvisato. L'elettorato non consentirà che vengano ripetuti i giri di valzer intorno all'energia elettrica e, già che ci siamo, anche della telefonia (Società Idroelettrica Piemontese - SIP).

Mentre tutto ciò avviene, il Ministro del Tesoro Siniscalco tranquillizza tutti e fa sapere che è stata intensificata la lotta all’evasione. Secondo l’italico vezzo si continua a correre dietro alle pagliuzze. Ma chi è preposto a rincorrere i pagliai ???

Savino Frigiola
21 giugno 2005

Padrino dell'Euro appoggia il ritorno della Lira

PADRINO DELL’EURO APPOGGIA IL RITORNO DELLA LIRA
da comedonchisciotte

Un autorevole esperto monetario nonché “padrino” dell’euro ha suggerito che l’Italia farebbe probabilmente meglio ad abbandonare l’unione monetaria, visti i grandi sacrifici richiesti per rimanere nel sistema.
Il professore Ronald McKinnon di Stanford ha stupito la platea durante la conferenza della Banca Centrale Europea, a Francoforte, quando è sembrato appoggiare gli appelli per un ritorno alla Lira da parte di ministri della Lega Nord. "Esiste una certa fiducia nel fatto che l’Italia potrebbe distaccarsi e adottare una sua moneta, anche se noi tutti sappiamo che andrebbe malissimo," ha affermato.
I commenti sono giunti dopo che decine di migliaia di sostenitori della Lega erano convenuti a Bergamo ieri, per rivendicare la loro rabbia contro l’euro, pagando i loro panini ed espressi con banconote da "neuro" rassomiglianti alle vecchie 2.000 e 5.000 lire. I dirigenti della Lega hanno rifiutato di tornare sui loro passi dopo aver causato tanto clamore – e scombussolato i mercati valutari- chiedendo una consultazione referendaria per bandire l’euro.
Roberto Calderoli, il ministro delle riforme, ha affermato durante il weekend che la valuta era il “giocattolo dei matti”. "E’ venuto per noi il momento di scappare via prima che l’intero edificio ci crolli sulla testa," ha detto. "L’Euro sarà presto carta straccia. Molte banche hanno mostrato interesse per la nostra proposta di una moneta Padana, con valore costante adattato al costo della vita," ha affermato.
Robert Mundell, il premio Nobel teorico delle unioni monetarie, ha affermato nel corso dell’assemblea dell BCE, che l’Italia ha subito diversi “disastri” quando era fuori dall’Unione Monetaria Europea, avvertendo che i tassi di interesse sul suo enorme debito pubblico (106% del PIL) causerebbero una spirale negativa completamente fuori controllo.
Gli ultimi dati dalla Commissione Europea dimostrano che la situazione italiana sta diventando insostenibile. Il costo unitario del lavoro è cresciuto del 38.7 percento dal 1995, mentre in Germania il costo è sceso del 1,3 percento attraverso una stretta salariale e un aumento della produttività. Il gap continua ad allargarsi, portando l’Italia giù fino alla recessione.
Roma ha svalutato varie volte nel passato per rettificare alcuni enormi buchi di bilancio, ma questo non è più possibile con l’euro.
Otmar Issing, capo economista della BCE ha detto: "Molti paesi non hanno ben compreso cosa avrebbe significato sottoscrivere il Trattato di Maastricht e aderire alla moneta unica Europea."

Fonte:http://www.telegraph.co.uk
Tratto da:milho.ilcannocchiale.it
22.06.05

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ricordiamo che il ritorno della Lira deve essere accompagnato con una forte riforma economica e politica, per restituire al Popolo quella Sovranità Monetaria usurpata dai Bankieri Internazionali, aiutati dai nostri politici compiacenti.
Dal 1910, in Italia, grazie a questi politici, il Governo ha abdicato al batter moneta e ha di fatto regalato tale potere alla Banca Centrale (la Privatissima Banca d'Italia S.p.A.)

martedì, giugno 21, 2005

Tornano le richieste per le banconote da 1 e 2 euro!

Il Giornale di Vicenza
in CRONACA pag. 14

link

martedì 21 giugno 2005 cronaca pag. 14

In tanti ne parlano, l’europarlamentare mette per scritto la proposta...

Banconote da 1 e 2 euro
La Sartori ci sta provando
Firme a Bruxelles per una risoluzione che impegni i governi

Dopo tre anni di patimenti per i cittadini normali che aprono il portafogli e devono pagare quotidianamente i rincari mascherati dietro gli arrotondamenti in valuta euro, adesso tutti ma proprio tutti stanno preoccupandosi dell’effetto deprimente che la corsa dei prezzi sta avendo sull’economia delle famiglie. Anche chi, a suo tempo, chiedeva uno «spendete! spendete! spendete!» che doveva smuovere i consumi e la mai arrivata ripresa.
Tra tanti che ne parlano e lanciano idee che durano un giorno - come quella della doppia circolazione monetaria di lire e euro, come se fosse facile rimettere in circolo la vecchia valuta e come se questa potesse magicamente far arretrare i prezzi - qualcuno si muove sul concreto di una possibilità molto vociferata in passato, ma mai attuata. Quella di far diventare carta i pezzi da 1 e 2 euro. Tra Bruxelles e Strasburgo ci sta provando l’europarlamentare di Forza Italia Lia Sartori.
È una vecchia battaglia dell’allora super-ministro dell’economia Giulio Tremonti [vedi nota 01, nota02, nota 03 e nota04], proclamata - senza successo ma non senza mantenuta convinzione - in nome della psicologia applicata alle politiche monetarie e alle prassi dei consumatori. Se l’euro è di carta, è la sostanza di un ragionamento che l’opinione pubblica probabilmente condivide, "pesa" di più nell’immaginario di chi spende. E chi fa i prezzi deve comportarsi di conseguenza, rallentando la corsa ai rialzi.
Passando dal dire di molti al fare che nessuno aveva ancora cominciato, la Sartori ha avviato una raccolta di firme tra gli eurocolleghi per la presentazione di una risoluzione: il testo impegnerà i governi a trasferire a livello di autorità monetarie l’esigenza di un raffreddamento del caro-prezzi tramite l’effetto psicologico dell’euro cartaceo. «Firmano in molti, la sensibilità sul tema è alta» racconta.
Ma nel frattempo si è già fatta avanti ufficializzando l’idea con gli organismi che possono riprendere in mano l’argomento-monetazione: la Commissione europea, il Consiglio dell’Unione europea e la Banca centrale: «A questo punto una risposta sull’opportunità delle banconate da 1 e 2 euro dovrà essere data».
Dice l’esponente forzista che una "valorizzazione psicologica" dell’euro maneggiato in carta (e tanto più dei 2 euro) aiuterebbe anche a riconsiderare l’esatto valore degli spiccioli che finiscono assorbiti nelle cifre tonde praticate dai venditori e trascurati nei borsellini della gente.
Nemica dell’euro, la Sartori, come altri sono orgogliosi di proclamarsi? «No - spiega l’europarlamentare - perché si è trattato di una scelta importante. Solo che forse sono stati sbagliati i tempi e i modi di introduzione nella fase di passaggio tra le valute nazionali e quella comune». Insomma: anche l’euronorevole forzista individua il punto di crisi nel mancato accompagnamento dell’euro con controlli e segnalazioni sull’effetto-rincari. «Ma sull’euro non si discute: è una scelta irreversibile. Però bisogna ascoltare i cittadini e le loro preoccupazioni, e fare qualcosa» dice.
Per esempio riportando anche l’indicazione in lire sui cartellini delle botteghe e sugli scaffali dei supermercati, visto che mentalmente tutti - tranne forse i giovanissimi - abitualmente misurano nella vecchia valuta l’entità dei prezzi odierni?
«Sì - risponde la Sartori - perché sono convinta che riportando i prezzi anche in lire si otterrebbe un effetto calmierante sull’andamento dei prezzi. Vedo che alcune associazioni stanno attuando autonomamente questa procedura: mi pare una buona cosa, che non ha costi per nessuno e che aiuta i consumatori ad avere un’immediata consapevolezza dell’entità della spesa che stanno per fare».

I Soci di Bankitalia: che curiuuoosiiii ! [parte 1]

Il Giornale di Vicenza
lunedì 20 giugno 2005 risparmi pag. 6

(e. g.) È una delle anomalie italiane. Anomalia è dir poco: il controllore è comandato dai controllati. Ci riferiamo alla Banca d'Italia che, pochi lo sanno, è una società a capitale privato, diviso tra varie banche (87%), assicurazioni (8%) e l'Inps (5%). In pratica i vigilati sono proprietari del vigilante, un'anomalia istituzionale evidente, tenendo conto che Bankitalia ha responsabilità della tutela della concorrenza, dell'integrità finanziaria.
Scendiamo nel dettaglio: Banca Intesa ha il 26,8%, SanPaolo il 17,2%, Capitalia l'11,2% Unicredito il 10,8%, seguono altri istituti bancari con partecipazioni minori. In questo contesto è difficile pensare che l'azione di Bankitalia nei progetti di fusione, di controllo delle banche sia neutrale. Ci si preoccupa di tutelare l'indipendenza dell'istituto dalle interferenze dei politici, ma ci si dimentica che Banca d'Italia è totalmente in balìa delle grandi banche. Nel nostro contesto economico è necessario tutelare la Banca d'Italia sia dai politici, ma anche dalle banche, per garantire sicurezza ai risparmiatori e al mercato.

link

lunedì, giugno 13, 2005

Firùli, firùlà... che personcine 'sti banchieri!

da repubblica.it
Tra gli indagati Cesare Geronzi, Luigi Abete, Dino Marchiorello, Antonio Ceola, Pier Luigi Fabrizi. L'inchiesta fa capo alla Procura di Palmi

Tassi, chiesto il rinvio a giudizio
dei vertici di sei banche per usura

Secondo l'accusa del gruppo imprenditoriale De Masi, gli istituti di credito praticano in Calabria tassi d'interesse molto più alti che nel Nord-Italia

ROSARNO (REGGIO CALABRIA) - La Procura di Palmi ha chiesto il rinvio a giudizio per usura dei vertici di sei istituti di credito, Banca Antonveneta, Banca di Roma, Monte dei Paschi di Siena, Banca Nazionale del Lavoro, Banca Regionale Calabrese e Carime.

Tra gli indagati Cesare Geronzi, presidente di Capitalia; Luigi Abete, presidente della Banca nazionale del lavoro; Dino Marchiorello ed Antonio Ceola, ex presidenti della Banca Antonveneta, e Pier Luigi Fabrizi, presidente del Monte dei Paschi di Siena.
Complessivamente le richieste di rinvio a giudizio riguardano 41 persone tra direttori e dirigenti.

Il comune di Rosarno, ha dato incarico al proprio ufficio legale di costituirsi parte civile. L'udienza preliminare è stata fissata per il 22 giugno prossimo.

L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Alberto Cianfarini, è nata da un esposto del gruppo imprenditoriale della Piana di Gioia Tauro, De Masi, inviato alla prefettura e alla Banca d'Italia, in relazione al comportamento assunto dalle banche indagate.

Secondo la denuncia del gruppo De Masi alcune banche applicano al Sud, e in Calabria in particolare, tassi di interesse irregolari perché più alti che nel resto del Paese, circostanze confermate dai risultati di una consulenza tecnica d'ufficio disposta dalla procura.

De Masi ha riferito di essere stato costretto, ad opera degli istituti di credito con cui intratteneva rapporti, a pagare tassi d'interesse che diventavano superiori ai limiti consentiti con l'applicazione delle commissioni di massimo scoperto. Il gruppo De Masi, che ha circa trecento dipendenti, estende la sua attività in vari settori, tra cui i lavori edili, la produzione di macchine agricole ed i trasporti.

"Il comune di Rosarno - è scritto in una nota - ha ritenuto che l'atteggiamento delle banche nei confronti degli imprenditori locali, vessati dal costo del denaro e dall'atteggiamento poco collaborativo degli istituti bancari, abbia arrecato un gravissimo danno al territorio ed allo sviluppo dello stesso, impoverendo la già debole economia e contribuendo alla creazione di sofferenze e disoccupazione".

Il sindaco di Rosarno, Giacomo Saccomanno, ha precisato che "la costituzione dell'Ente è un modo per difendere il proprio territorio e l'economia già povera della zona nei confronti di banche che raccolgono il denaro dei calabresi, pagandolo pochissimo, per poi investirlo al Nord. In tale direzione - ha aggiunto - risulta evidente un divario rilevantissimo tra gli interessi praticati al Sud, altissimi, e quelli praticati al Nord, bassissimi, con un costo maggiore per le nostre aziende e, quindi, una difficoltà superiore rispetto alle imprese fuori dell'area meridionale. Un atto di giustizia per tutti quegli imprenditori che credono nello sviluppo del Sud e che poi, invece, si trovano in forte difficoltà per la mancata assistenza degli Istituti di credito".

(13 giugno 2005)

Ma 'sto euro non è mai piaciuto a nessuno!

da repubblica.it del 29 ottobre 2000

Il movimento fondato da un gruppo di autorevoli economisti tedeschi.
Presto ricorreranno alla Corte costituzionale

Germania, la guerra del partito anti-euro
Lo slogan è "via dalla moneta unica debole, torniamo al supermarco".
Tra i sostenitori un ex ministro Spd

dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI
BERLINO - Via dall'euro debole, torniamo al supermarco. E' la richiesta di un gruppo di autorevoli economisti tedeschi, che preparano un ricorso alla Corte costituzionale per chiedere l'uscita della prima potenza europea dalla moneta unica e il mantenimento per la Germania della forte valuta del dopoguerra democratico anche oltre il 2002, quando secondo i Trattati di Maastricht l'euro dovrebbe sostituire le singole divise nazionali del Vecchio continente.

Al movimento anti-euro (che è la prima importante sortita contro la moneta unica in Germania da quando l'euro ha iniziato il suo disastroso crollo degli ultimi mesi) il diffusissimo giornale popolare della domenica Bild am Sonntag dà oggi pubblicità con un ampio servizio. Vi partecipa anche un famoso, autorevole ex ministro delle Finanze del cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt, Hans Apel. E i sondaggi non hanno dubbi: i tedeschi, pur non scendendo in piazza contro l'unione monetaria perché sono un popolo disciplinato e tranquillo, in maggioranza farebbero volentieri a meno dell'addio al marco, che è stato per mezzo secolo simbolo dell'identità nazionale e ancora di certezze di stabilità economica e politica per tutti.

Politicamente l'uscita della Germania dall'Euro è difficilissima, ma da un punto di vista giuridico sarebbe perfettamente possibile, sostiene il gruppo di economisti- contestatori. I cui leader sono i professori Wilhelm Hankel, dell'università di Francoforte, e Karl-Albrecht Schachschneider dell'ateneo di Erlangen. Spiega Hankel: "Io mi rifaccio al verdetto del 1993 della Corte costituzionale. Secondo il quale l'Euro deve essere una valuta stabile, altrimenti cade il presupposto del Trattato di Maastricht e della partecipazione tedesca ad esso". I confini della stabilità valutari, notano gli esperti anti-euro, sono stati indicati a suo tempo dalla stessa Banca centrale europea: l'inflazione non deve superare il 2 per cento annuo. "Ormai invece siamo già al 2,8 per cento, quindi di stabilità non si può più parlare", afferma Hankel.

Incalza il collega Schachtschneider: "Quando, l'anno prossimo, anche la Grecia entrerà in Eurolandia, la moneta unica verrà completamente annacquata e perderà ancora valore rispetto al dollaro. Mi aspetto che nel 2001 il tasso di cambio passerà a 2,80 marchi per dollaro. Guardate invece la Gran Bretagna: l'economia va benissimo anche senza euro".

L'euroscetticismo all'inglese è dunque il motto dei contestatori. Afferma Hans Apel, oggi docente a Rostock: "Se avessimo ancora il marco non agganciato alle altre valute non soffriremmo di alcuna difficoltà nei cambi con il dollaro". Dal 1987 al 1998 infatti, egli sottolinea, il tasso di cambio marco- dollaro è rimasto stabile, sempre sotto i due marchi per dollaro. Dal debutto dell'euro invece è andata sempre peggio, e oggi ci si avvicina già a 2 marchi e 40 per dollaro.

Ma quali conseguenze avrebbe l'abbandono dell'unione monetaria per l'economia tedesca? I rischi sono minimi, dopo un periodo d'adattamento tutto andrebbe benissimo, sostengono gli economisti ribelli. Attualmente infatti solo l'export verso il Nordamerica, un venti per cento del totale, è avvantaggiato. Ma il rincaro dell'import di energia e materie prime a medio-lungo termine si rimangia tutti i guadagni, affermano. E pesa su tutte le aziende del paese.

Quali chances ha la rivolta anti-euro? Politicamente, tutti i grandi partiti sono per il mantenimento della Germania nella moneta unica, e molto probabilmente la Corte costituzionale dovrà tenerne conto. Però l'umore anti-euro della gente è sempre più netto. Caro-benzina e forte aumento dei costi delle vacanze all'estero pesano molto sulla borsa dei tedeschi, e riaccendono l'antica paura dell'inflazione. La quale come è noto distrusse la stabilità della repubblica di Weimar aprendo la strada a Hitler.

(29 ottobre 2000)

sabato, giugno 11, 2005

Debito pubblico, è record storico (ma ogni volta?)

da tgfin
Debito pubblico, è record storico
Superati i 1.500 miliardi di euro

10 giugno 2005

Il debito pubblico supera per la prima volta quota 1.500 miliardi di euro. Nel mese di marzo infatti, secondo i dati di Bankitalia, abbiamo toccato la cifra record di 1.501,1 miliardi. E' il nuovo record storico: in febbraio il debito si era fermato a 1.493,2 miliardi.

E' questo il dato contenuto nel supplemento Finanza Pubblica al Bollettino Statistico di Bankitalia.

Gli esperti di Via Nazionale hanno poi comunicato che nel primo quadrimestre le entrate fiscali sono salite del 6,3% rispetto allo stesso periodo del 2004. Per le casse dello Stato gli introiti dovuti al fisco sono dunque passati, nel periodo compreso tra gennaio e aprile del 2005, da quota 85.509 milioni di euro a 90.903 milioni.

E' quanto emerge dai dati, al netto dei cosiddetti Fondi speciali della riscossione, sempre contenuti nel Supplemento al Bollettino Statistico di Bankitalia.

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da corriere.it

E' cresciuto del 3,31% rispetto al mese di aprile 2003
Bankitalia: nuovo record per il debito pubblico
Il debito delle amministrazioni pubbliche ammontava in aprile a 1.454,9 miliardi di euro, massimo storico
ROMA - Ancora un record per il debito pubblico italiano. Il debito delle amministrazioni pubbliche è infatti salito in aprile a 1.454,9 miliardi di euro, con un aumento del 3,31% rispetto allo stesso mese del 2003 (46,65 miliardi di euro in valore assoluto).
È quanto emerge dal supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia. Il livello di aprile rappresenta il nuovo massimo storico del debito pubblico.
9 luglio 2004 -

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da corriere.it
L'analisi di Via Nazionale
Bankitalia: «Nuovo record del debito pubblico»
A maggio toccata quota 1.466,4 miliardi di euro.
Un aumento di 53 miliardi rispetto a un anno fa
ROMA - Schizza sempre più in alto il debito pubblico italiano che macina un nuovo record e, in valore assoluto, tocca a maggio quota 1.466,4 miliardi di euro.

L'operazione di calcolo è stata fatta da Banca d' Italia nel supplemento «Finanza pubblica» al Bollettino Statistico dell' Istituto. Secondo le analisi compiute dai tecnici di via Nazionale il valore assoluto del debito (ai fine Ue vale però il rapporto con il Pil) è aumentato del 3,78% (53,4 miliardi di euro) rispetto allo stesso mese del 2003 e di 11,7 miliardi rispetto al precedente mese di giugno (+0,8%) che già aveva segnato un record assoluto a quota 1.454,7 miliardi di euro.
Il debito della pubblica amministrazione risulta composto per 1.392,235 miliardi da debito delle amministrazioni centrali e per 74,105 miliardi da debito delle amministrazioni locali.
Il supplemento al bollettino statistico della Banca d'Italia misura anche il dato per cassa (a differenza del tesoro che calcola le entrate secondo il criterio di competenza). E da esso risulta che le entrate tributarie nel primo semestre dell'anno sono ammontate a 137,189 miliardi. Nello stesso periodo del 2003 le entrate ammontarono a 136,910 miliardi. Se le due rilevazioni fossero comparabili, l'incremento tendenziale sarebbe dello 0,2%.
11 agosto 2004

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da confcommercio.it
Debito pubblico ancora da record
Nuovo record assoluto per il debito pubblico italiano, che a giugno ha toccato quota 1.477,2 miliardi, con un incremento del 4,7% rispetto ad un anno fa.

Debito pubblico ancora da record

Nuovo record assoluto per il debit pubblico italiano, che a giugno ha toccato quota 1.477,2 miliardi, con un incremento del 4,7% rispetto ad un anno fa. E’ quanto emerge dai dati elaborati dalla Banca d’Italia e contenuti nel supplemento “Finanza Pubblica” al bollettino statistico dell’Istituto di via Nazionale. Si tratta, per il valore in termini assoluti, del sesto aumento consecutivo.
13-Sep-2004

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da ecodibergamo
Bankitalia, boom del debito pubblico:
1.409,9 miliardi a settembre
Dopo i cali di giugno e luglio torna a crescere il debito pubblico che tocca un nuovo record storico in valore assoluto: a settembre ha raggiunto quota 1.409,997 miliardi.

Lo rivela la Banca d'Italia. Le entrate fiscali di cassa hanno segnato nei primi 9 mesi del 2003 un incremento del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2002.

Il gettito di cassa gennaio-settembre - al netto dei Fondi speciali della riscossione - è stato di 221.438 milioni di euro, 7.154 in piu' rispetto allo stesso periodo del 2002.

Antonio Fazio, Governatore della Banca d'Italia, aveva ammonito il Tesoro, avvertendolo che i conti pubblici stavano esplodendo. E la conferma è puntualmente arrivata.

(10/11/2003)

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le entrate fiscali aumentano ma il debito pubblico aumenta?
dov'è l'inghippo?

Quali condizioni per cancellare il Debito Pubblico?

da corriere.it

Vertice di Londra: altri 9 paesi senza dbiti entro 12-18 mesi
G8: raggiunto accordo su debito paesi poveri
I ministri delle Finanze degli 8 stati più industrializzati:
cancellati i debiti dei 18 stati più indigenti del mondo per 40 miliardi di dollari

LONDRA (GRAN BRETAGNA) - Raggiunta un'intesa. I ministri delle Finanze del G8, riuniti a Londra, hanno raggiunto un accordo sulla cancellazione del debito dei paesi più poveri. Lo ha detto il presidente di turno dell'Ue, Jean-Claude Junker, al termine della riunione.
L'INTESA - L'accordo prevede la cancellazione «immediata» di debiti per 40 miliardi di dollari ai paesi più poveri del mondo. In pratica i 18 paesi più poveri del mondo vedranno cancellata la totalità del loro debito. Lo ha dichiarato in conferenza stampa il ministro delle Finanze britannico Gordon Brown, sottolineando che potrà essere cancellato il debito di altri nove paesi entro 12-18 mesi.
A questa lista poi si uniranno altre 11 nazioni che ancora devono raggiungere le condizioni richieste per accedere a queste misure. In complesso, le cancellazioni ammonteranno a 55 miliardi di dollari. Complessivamente, ha detto Brown, 6 miliardi di dollari verranno cancellati dall'Fmi, 44 dalla Banca Mondiale e 5 dal Fondo per lo sviluppo dell'Africa (Adf): i paesi del G8 si sono impegnati a finanziare queste cancellazioni presso queste organizzazioni internazionali attraverso un Trust Fund nel caso della WB e dell'Adf.
L'EUROPA RADDOPPIERA' GLI AIUTI AL TERZO MONDO - «Quella di oggi è la più importante dichiarazione mai fatta dai ministri delle Finanze sulla questione del debito, dell'aiuto allo sviluppo e della lotta alla povertà», ha affermato Brown, precisando che nel corso della riunione si è anche discusso di giustizia negli scambi commerciali, e che l'Europa ha accettato di raddoppiare gli aiuti ai paesi poveri (da 40 a 80 miliardi di dollari) entro il 2010. Importante, ha detto, è stata anche la discussione sugli aiuti sanitari, con l'impegno a stanziare entro il 2015 altri 4 miliardi di dollari per le vaccinazioni dei bambini e promuovere l'accesso universale entro il 2010 ai trattamenti contro aids.
11 giugno 2005

giovedì, giugno 09, 2005

Alla scoperta delle Istituzioni Pubbliche e Private

da Senato.it

PARLAMENTARI MEMBRI DELLA COMMISSIONE PER LA VIGILANZA SULL'ISTITUTO DI EMISSIONE E SULLA CIRCOLAZIONE DEI BIGLIETTI DI BANCA
(Testo unico 28 aprile 1910, n. 204, art. 110, modificato dal decreto luogotenenziale 31 dicembre 1915, n. 1928, art. 1)

Membri
EUFEMI Maurizio, UDC, Senatore
RIPAMONTI Natale, Verdi-Un, Senatore
BERRUTI Massimo Maria, FI, Deputato
CANELLI Vincenzo, AN, Deputato
CENNAMO Aldo, DS-U, Deputato

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da Parlamento.it

PARLAMENTARI MEMBRI DELLA COMMISSIONE PER LA VIGILANZA SULL'ISTITUTO DI EMISSIONE E SULLA CIRCOLAZIONE DEI BIGLIETTI DI BANCA
(Testo unico 28 aprile 1910, n. 204, art. 110, modificato dal decreto luogotenenziale 31 dicembre 1915, n. 1928, art. 1)

Senatori

D'ALI' Antonio, Forza Italia
GIARETTA Paolo, PPI
MONTAGNA Tullio, Dem.Sin.-Ulivo

Deputati

CAVERI Luciano, Misto (Min. linguist.)
CENNAMO Aldo, Dem.Sin.-Ulivo
MARZANO Antonio, Forza Italia

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DOMANDA

  • Perchè questa differenza?
  • Quante Commissioni ci sono con lo stesso nome?
  • Che compiti ha questa Commissione?
  • A cosa serve?
  • A chi risponde?

Senato pronto a restaurare i poteri di Bankitalia

da Eufemi.it

3-giugno-2005
MF Risparmio, il Senato pronto a restaurare i poteri di Bankitalia

Se il testo del ddl risparmio che emergerà dal Senato sarà quello che risulta leggendo le proposte di modifica dei relatori, Maurizio Eufemi (Udc) e Pietro Semeraro (An), l'istituzione Banca d'Italia alla fine sarà ancora più forte. I relatori del provvedimento, infatti, hanno smontato punto per punto il tentativo fatto dalla Camera di togliere poteri al governatore Antonio Fazio. Un'operazione che porrà problemi di diversità di vedute con l'altro ramo del parlamento, dove il testo dovrà tornare. Per esempio, sui conflitti di interesse relativi alla concessione di credito in favore degli azionisti delle banche, tutto sarà demandato a via Nazionale che deciderà ´in conformità con le deliberazioni del Cicr' [nota del webmaster: Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (C.I.C.R.). da: Testo unico 28 aprile 1910 31 dicembre 1915]. Dunque, sono stati cancellati i limiti che Montecitorio aveva fissato ´per chi detiene direttamente o indirettamente una partecipazione rilevante o comunque il controllo della banca'. Inoltre, continuerà a essere Banca d'Italia, e non la Consob come previsto dalla Camera, a occuparsi dell'emissione dei valori mobiliari. E sulle cosiddette muraglie cinesi per distinguere all'interno delle sedi degli istituti di credito l'attività di banca universale dai servizi di investimento, i relatori hanno chiesto che sia Bankitalia a decidere caso per caso. E in materia di trasparenza delle condizioni contrattuali delle banche, è stato richiesto di cancellare la norma all'articolo 24, secondo la quale Consob avrebbe potuto eseguire ispezioni presso le sedi degli istituti di credito. Sulla risoluzione delle controversie in materia di trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari, la Camera dei deputati aveva conferito all'autorità di Lamberto Cardia la facoltà di proporre al ministro dell'economia i criteri per la risoluzione dei problemi. Ne sarebbe derivato un decreto ministeriale per il varo di una commissione che avrebbe deciso imparzialmente. I relatori del Senato, invece, hanno proposto che sia ´la Banca d'Italia d'intesa con la Consob' a svolgere questo ruolo. Infine, è stata accettata anche la richiesta di Fazio, che in una lettera al Senato aveva chiesto che non gli venisse conferito l'utilizzo della guardia di finanza, previsto invece dal testo della Camera. A Fazio bastano gli ispettori che ha. (riproduzione riservata)

MF - Denaro & Politica Numero 109, pag. 2 del 3/6/2005 Autore: Franco Adriano

mercoledì, giugno 08, 2005

Lo Stato può stampare moneta? Si, perchè no?

da rinascita.net
Il denaro, Arma Letale
| Mercoledì 31 Luglio 2002 - 18:39 | Vanessa Maggio |

Nel mondo moderno esistono materie prime a sufficienza, lavoro, impianti, mano d'opera qualificata, nozioni scientifiche e tecnologiche adeguate e, in generale, ricchezze sufficienti ad alimentare - anzi, a sovralimentare - i suoi abitanti. E nondimeno, in detto mondo moderno, si rinnovano puntualmente, periodicamente, crisi "economiche", e disoccupazione operaia con il suo corollario: la fame. La scienza economica ufficiale giustifica questa alternanza di fasi di prosperità e di recessione, biascicando di benessere fittizio ed eccesso della produzione ed approdando alla stupefacente conclusione che sia logico e naturale veder gente ciondolare di fame e miseria accanto a magazzini straripanti di ogni mercanzia.
I codici penali di tutto il mondo puniscono, con pene che possono arrivare fino all'ergastolo, i falsificatori di moneta. Si vuole così non solo punire il falsario, il quale ponendo in circolazione banconote false si procaccia beni e servizi senza esserseli guadagnati lavorando, ma anche - e soprattutto - perché aumentando fraudolentemente la massa di liquido circolante deruba, indirettamente, tutti i suoi concittadini. La cosa riesce agevolmente comprensibile: quanto maggiore è il denaro circolante - in una data situazione - tanto minore è il suo valore. Se una banda di falsari in grande stile pervenisse, ad esempio, a stampare e diffondere una massa di banconote false pari a quelle a corso legale circolanti sul mercato, ogni cittadino si ritroverebbe automaticamente dimezzato il valore anteriore del suo denaro buono. I falsari sono autentici rapinatori dato che, con l'emissione di moneta falsa - che viene accettata per buona - si appropriano dell'equivalente denaro dei concittadini i quali dovranno per forza compensare di tasca propria il prezzo dei beni e servizi che i suddetti falsari si sono procurati con moneta falsa.

In effetti, qualsiasi nuova emissione di danaro - chiunque sia a farla - diminuisce il valore di quello già in circolazione. I detentori del danaro che circolava prima della nuova emissione subiscono una perdita evidente; di cui si rendono esatto conto al constatare che i prezzi sono aumentati e, reciprocamente, che il loro danaro vale ora di meno.
Quando si verifica una emissione di nuova moneta? In passato era esclusivamente lo Stato ad avere la facoltà di battere moneta. Esso procedeva ad emissioni a misura ' che le necessità lo imponevano e, poiché la funzione della moneta non è altra che quella di agevolare il pagamento e lo scambio dei beni e servizi, la massa del circolante si manteneva relativamente stabile, nell'ambito di una determinata situazione economica. Talvolta lo Stato procedeva ad emissioni di moneta per destinarla al pagamento di lavori e servizi pubblici, come l'istruzione popolare, le istituzioni sanitarie statali, l'igiene pubblica, l'esercito e la polizia, la pubblica amministrazione ecc. Con l'emissione di questa nuova moneta i cittadini - i detentori del denaro - soffrivano una perdita nel valore unitario della moneta (non si dimentichi mai che maggiore è la massa, circolante e minore è il suo valore unitario e tanto più lievitano i prezzi). Epperò tale perdita veniva compensata - almeno in larga misura - dai benefici che, direttamente o indirettamente, la comunità ricavava dai servizi e lavori pubblici realizzati dallo Stato stesso.
Questo in altri tempi, perché oggi praticamente tutti gli Stati hanno abdicato la propria sovrana facoltà di battere moneta e l' hanno fatto in favore di individui o istituzioni private: sono questi ultimi ad emettere "legalmente" la stragrande maggioranza della massa circolante, sino al punto da potersi affermare - senza iperboli -che almeno i nove decimi del denaro circolante in qualsiasi Paese sono costituiti da denaro falso. Se l'aggettivo "falso" suonasse troppo urtante, possiamo rimediare chiamandolo denaro... "astratto". Con due aggravanti: i pittoreschi falsari antico stampo dovevano essere degli imitatori di classe, degli artisti, e correre personalmente grossi rischi; laddove i moderni falsari creano il denaro con un semplice tratto di penna, con una scritturazione contabile, e riscuotono per giunta su questo cosiddetto "danaro" tanto di interesse! Tutto ciò senza rischio alcuno: anzi... "riscotendo" in soprappiù il rispetto e la maggiore considerazione da parte del gregge di gonzi sottoposti alla tosatura..

Frederick Soddy, economista inglese, vincitore del premio Nobel nel 1921, ha scritto: "il tratto più sinistro e antisociale del danaro scritturale è di non avere alcuna esistenza autentica. Le banche girano al pubblico una massa complessiva di danaro che non esiste. Comprando e vendendo per mezzo di assegni bancari, si verifica unicamente uno scambio privato fra coloro il cui danaro è amministrato dalla banca. Mentre il conto di un cliente viene addebitato, quello di un altro verrà accreditato e le banche possono continuare indefinitamente a rigirare il corrispondente importo.
"La facoltà di emettere danaro ha procurato alla banca la possibilità di realizzare grossi guadagni. Pur avendo iniziato la loro attività senza soldi propri, i banchieri sono riusciti a fare di tutti, indistintamente, dei propri debitori.[ ... ]

Diceva Goethe che "pensare è esagerare"! Nel 1930, gli Stati Uniti d'America si trovavano con i magazzini zeppi, però mancava il danaro necessario a farne commercio, cioè a far giungere i prodotti ai consumatori. L'inflazione aveva spinto i piccoli risparmiatori a cercare fonti di investimento che garantissero un reddito superiore alla svalutazione del danaro. L'investimento maggiormente rimunerativo era rappresentato dall'acquisto di azioni. Il "gioco al rialzo" provocò un sempre maggiore afflusso di capitali nel mercato azionario, e quindi la sottrazione degli stessi al mercato del consumo di merci. Ciò provocò il fallimento di numerose aziende medio-piccole. Conseguenza di tali fallimenti fu la caduta verticale del valore dei titoli azionari di queste aziende. 1 piccoli azionisti temettero di perdere i propri risparmi e si affrettarono a vendere le azioni da loro possedute, provocando la caduta verticale di tutti i titoli quotati a Wall Street. Si verificò il famoso "crack" del "black friday" (Venerdì nero), le imprese fecero bancarotta a migliaia e il trenta per cento degli operai rimase senza lavoro.
Per aumentare il volume di danaro circolante fu abbassato il tasso di sconto, a fine di scoraggiare l'immobilizzo di capitali presso le banche. Ciò aggravò la situazione di crisi dell'apparato produttivo, dato che all'aumento della liquidità non corrispose una ripresa della produzione, bloccata dalla mancanza di capitali bancari di investimento. Da tale situazione gli U.S.A. usciranno soltanto con la politica economica di inflazione programmata voluta dal presidente Roosevelt, di ispirazione keinesiana ("new deal").

Da questo momento in poi, negli U.S.A. inizierà a svilupparsi una politica di intervento crescente dello Stato nei campi economici interni ed internazionali.
In Italia e in Europa, al contrario, stiamo andando, diritti diritti, verso un nostro, originale, crack monetario e finanziario... seguendo impavidi la ricetta che già condusse alla grande crisi degli Usa.

sabato, giugno 04, 2005

NO Euro, NO Lira... SI al SIMEC

su Libero
torna il CASO della moneta SIMEC

Libero, 4 giugno 2005
Né con l'euro né con la lira La terza via si chiama Simec
Pagina 04 - di DAVIDE CIONFRINI
http://62.207.170.1/libero/LF_main.jsp?topic=4897&edition=#

MILANO - Lira o euro? Un dubbio che un piccolo comune dell'Abruzzo si era tolto fin da subito optando per una terza via: il Simec. Una sorta di moneta locale alternativa che per qualche mese ha avuto vero e proprio valore legale a Guardiagrele, centro di 10 mila anime in provincia di Chieti.

Ideatore: il professor Giacinto Auriti, ex docente in materie giuridiche dell'Università di Teramo e dell'ateneo "Gabriele D'Annunzio" di Chieti e Pescara.

« Il Simec - racconta oggi Auriti - è una moneta basata sul principio della mancanza di una riserva, ma con valore convenzionale ».

Il tono è serio, l'argomento studiato per anni. Nessuna improvvisazione nonostante le mille critiche piovute e il solo appoggio della formazione politica Forza Nuova.
Il ricordo va all'estate del 2000. L'euro era ancora da venire, ma la lira a Guardiagrele venne sostituita dal Simec. In pratica i cittadini si recavano da Auriti e cambiavano l'allora moneta corrente: 100milaSimec in cambio di 100mila lire. All'iniziativa aderirono "in massa ed entusiasti" i cittadini e 50 negozianti. Esercizi nei quali la nuova valuta aveva un valore moltiplicato per due: "con 100mila Simec si poteva comprare il doppio dei prodotti".

E i commercianti come facevano a rifornirsi della merce?
"Venivano da me a cambiare i Simec in lire: 200 mila lire per ogni 100 mila Simec", esemplifica il professore.

Immediate le ripercussioni sull'economia di Guardiagrele: i consumi raddoppiarono, le piccole botteghe, le uniche aderenti, soppiantarono i supermarket.

Ma "la bellissima favola", come la ricorda Auriti, s'interruppe dopo pochi mesi. La Guardia di Finanza ritirò i Simec. Tutto finì.
Ma rimane la teoria: "il Simec era una moneta del popolo, a differenza della lira o dell'euro, o di qualsiasi altra valuta che viene stampata dalla banca centrale e poi prestata al cittadino".

Ma per prestare una cosa bisogna rimanerne [esserne] proprietari.

Ed è quello che Auriti ancora oggi contesta.

Ecco come si calcola il signoraggio.

la notizia è vecchia (e superata da questa)
ma si possono fare due conti...


notizia del 12/09/2002
18:18 Contrordine banchieri: l'euro di carta si può fare
da news2000
La Bce ripensa alla proposta Tremonti, mentre i consumatori insorgono contro il caro prezzi e gli eurofalsari si scatenano
ROMA, 12 set - La Banca centrale europea apre all'operazione «portamonete-leggeri». L'istituto di Francoforte, conferma il presidente Wim Duisenberg, sta infatti «valutando le implicazioni» dell'introduzione dell'euro di carta, con banconote da 1 e 2 euro. I nuovi tagli, secondo la proposta del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sono in grado di eliminare l'effetto-ottico che pesa sull'inflazione: a una moneta metallica si tende a dare minor valore che a una banconota dello stesso importo.

E questo potrebbe servire a calmierare l'aumento dei prezzi contro il quale i consumatori sono insorti lasciando supermercati e negozi vuoti per un giorno: 20 milioni di persone hanno infatti aderito allo sciopero nazionale degli acquisti indetto dall'Intesa dei Consumatori, il raggruppamento delle 4 più agguerrite associazioni in lotta contro i rincari dei principali beni di consumo.

La Bce, ha detto Duisenberg al termine della riunione del direttivo, «non ha nulla in contrario», almeno in linea di principio, all'euro di carta. E il numero uno dell'Eurotower ha anche confermato che a fine agosto i banchieri centrali di Eurolandia hanno affrontato l'argomento.

Per l'eventuale introduzione dell'euro di carta è comunque ancora presto. La Bce potrà decidere solo dopo il via libera dei governi di Eurolandia cui spetta la potestà sulle monete.

monete, non banconote

Le monete metalliche rappresentano solo una piccola parte della circolazione complessiva (si stima che in Italia siano circa il 5%) e non possono superare per statuto il 10% dello stock totale. Nel nostro Paese sono gia' circa 9 miliardi i «pezzi» che circolano.

Ma la proposta del ministro dell'Economia Tremonti di sostituire le monete da 1 e 2 euro con banconote di analogo taglio per combattere l'inflazione rischia di rivelarsi estremamente cara per lo Stato italiano: fino a 2.800 miliardi delle vecchie lire, circa 1.400 milioni di euro. A tanto ammontano infatti, secondo le stime ufficiose fatte dal dicastero di via XX Settembre, i diritti di signoraggio italiani sui 6,5 miliardi di monetine in euro battute dalla Zecca. L'ammontare del signoraggio - vale a dire del reddito dello Stato legato all'emissione di moneta, detratti i costi di produzione - calcolato dal ministero dell'Economia, si badi bene, è relativo a tutte le monete in euro emesse, da quelle da 1 centesimo a quelle da 2 euro. Il costo della sostituzione con le banconote delle sole monete da 1 e 2 euro è dunque verosimilmente inferiore a tale valutazione.

Eventuali nuove monete di carta potrebbero scatenare ulteriormente gli eurofalsari. Le avvisaglie ci sono: per la prima volta in Italia, a Milano, è stata smantellata un'organizzazione nata per la falsificazione specializzata di eurobanconote. (News2000)

quindi:
1. il signoraggio esiste
2. è di chi emette moneta
3. se monete metalliche, il signoraggio va allo Stato
4. se banconote, il signoraggio va alla BCE
5. si calcola sottraendo al valore nominale il costo di produzione.
6. una banconota da 100 euro stampata dalla BCE costa 3 centesimi, quindi il signoraggio su ogni banconota da 100 euro è: 100-0,03=99,97 euro
analogo calcolo per i tagli da 5, 10, 20, 50, 200, 500
Questi infiniti miliardi di euro vanno nelle casse della BCE (privata, perchè composta da Banche Centrali Nazionali private - come la Banca d'Italia S.p.A.)

venerdì, giugno 03, 2005

Banconote da 1 e 2 euro? mettiamoci una pietra sopra...

da opinione.it

Edizione n. 125 del 02/06/2005
Nessuna banconota da uno o due euro: la bocciatura della Bce è definitiva
Non sono ancora noti i motivi del rifiuto della proposta avanzata l’anno scorso da Giulio Tremonti
di Roberto Casalena

Una pietra tombale è stata posta sulle banconote da uno e due euro da parte della Banca Centrale Europea.
La risposta a quanto aveva chiesto l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, è giunta da Franz Christoph Zeiter, del consiglio direttivo della Bundesbank, che ne ha dato conferma al quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung.
Non si conoscono, però, i motivi della bocciatura delle banconote da uno e due euro. Sicuramente non quello di spendere qualche soldo per approntare, stampare e distribuire i nuovi tagli.
E allora?
Fatto sta che la stragrande maggioranza degli italiani avrebbe voluto le banconote da 1 e 2 euro, e non tanto per il piacere di avere in tasca chi sa quale bella banconota (anche perché quelle in circolazione ricordano più quelle del Monopoli che i biglietti a cui eravamo abituati), ma perché le monetine sono sempre state considerate come spiccioli, cioè di poco valore, mentre un euro vale quasi 2000 delle vecchie lirette.
E così, dando poco peso alle monetine, si è creato quel fenomeno per cui tutti sono ripartiti dall’unità di misura cartacea, cioè i cinque euro, del valore di circa 10.000 lire. Ed in questa terra di nessuno, tra le monete da 1 e 2 euro ed il biglietto da 5, che si è creata la corsa al rialzo dei prezzi.
Gli italiani, infatti, erano abituati a considerare il biglietto da 1000 lire come unità di misura. E questa, successivamente è diventata di cinque euro, cioè dieci volte le mille lire.
Tra l’altro, è bene ricordare che le monetine, al di fuori dell’Europa, non sono cambiabili. Il cambio parte solo da 5 euro, mentre il biglietto da un dollaro è cambiabile ovunque.
Dunque, se l’Europa dei saggi banchieri è stata capace, anche con l’avallo di altrettanti politici lungimiranti, di approvare l’euro cartaceo a partire dal taglio da 5, non prendiamocela poi con Berlusconi che si è ritrovato in mano un papocchio fatto da altri.
E gli americani che hanno la cartamoneta da un dollaro, forse sono dei fessi? Oppure l’Europa aspira ad una grandeur che non si può permettere? E Prodi, all’epoca del varo dell’euro, sognava anche lui ad occhi aperti la grandeur? E vogliamo mettere un “coriandolino” da 5 euro con un dollaro?
E così i 5 euro passano velocemente di mano in mano, perché come sostiene una teoria economica, la moneta buona scaccia quella cattiva. E si approda ai tagli da 10 e 20 euro, gli unici, che almeno sembrano decenti allo sguardo.
E poi di nuovo in fuga, fino al biglietto rosa da 500. A scuola i maestri dicevano ai nostri genitori che i bambini vanno educati da piccoli. Giusto. E da piccoli-grandi oggi ci hanno abituato a considerare l’euro a partire dalla banconota da cinque, mentre prima eravamo stati abituati all’unità cartacea da mille lire. La grandeur ha un prezzo.
Altrimenti meglio avere in tasca banconote da 1 e 2 euro, e sicuramente le cose andranno meglio sul fronte dei prezzi. Bisognerà battersi. E battiamoci.
E Prodi, che vorrebbe governare il Paese, come mai non ha capito, o se lo ha fatto, non si è battuto, per il taglio da 1 e 2 euro?
Poi è facile accusare gli altri di non aver controllato la crescita dei prezzi, quando questa era già insita nella banconota base da 5 euro. E non si tratta tanto di non aver attuato una efficace politica dei cartellini esposti nelle vetrine, piuttosto dell’incapacità di non aver capito la bomba ad orologeria che il taglio base da cinque euro conteneva e che avrebbe provocato un innalzamento dei prezzi in funzione di un appiattimento verso il biglietto, i 5 euro.
La conclusione è che oggi ad avere tante monetine nel portafoglio ci si sente più poveri, ed in realtà lo siamo.
Premio di consolazione: entro la fine dell’attuale decennio entrerà in circolazione la seconda serie di banconote, che conserveranno le stesse caratteristiche architettoniche attuali ed anche la stessa pezzatura, mentre, invece, saranno accresciute le misure antifalsificazioni sui biglietti.
Non resta che sperare in un miracolo, e cioè in un’alzata di scudi a favore dell’introduzione dei biglietti da 1 e 2 euro oltre che in una rivisitazione dei colori delle altre banconote, per renderle più apprezzabili, quantomeno all’occhio.


ricordate? L'euro di carta? nel 2010

Tutti pazzi per l'euro? mica tutti (1)

da repubblica.it

L'INTERVISTA. Il ministro del Welfare Roberto Maroni: puntiamo al referendum almeno per arrivare alla doppia circolazione
"E' l'ora di tornare alla lira chiediamo un voto agli italiani"
di ROBERTO MANIA

ROMA - Tornare alla lira con il voto popolare. Forte della bocciatura francese e di quella olandese alla Costituzione europea, il ministro del Welfare, il leghista Roberto Maroni, rompe un tabù che ancora resisteva nel governo e propone di lasciare l'euro per rimetterci in tasca la vecchia moneta. Parla dal Lussemburgo Maroni dove - spiega - "sono sei ore che in 25 ministri stiamo discutendo su una direttiva sull'orario di lavoro proposta dal Parlamento. Ciascuno di noi ha un'opinione diversa. Alla fine ne usciremo con un compromesso al ribasso. Ma si può andare avanti così? Quando mai questa Europa potrà fare la riforma del fisco o addirittura quella del modello sociale! Pensarlo è solo una pia illusione. Questo governo dell'Europa è inadatto ad affrontare una situazione di crisi".

E allora, torniamo alla lira?
"Io dico di non scartare questa ipotesi perché non è affatto peregrina. Anzi. Sono tre anni che l'euro, non per colpa sua ma per responsabilità di chi ha gestito il passaggio alla moneta unica, ha dimostrato di non essere adeguato di fronte al rallentamento della crescita economica, alla perdita di competitività e alla crisi dell'occupazione. Non è forse meglio tornare, temporaneamente, almeno ad un sistema a doppia circolazione? In Europa c'è un esempio virtuoso ed è la Gran Bretagna che cresce, si sviluppa, mantenendo la sua moneta".

La Lega nostalgica della lira nazionale e contraria all'Europa delle nazioni.
"No, io non ho alcuna nostalgia per la lira. Ma dai cittadini sta arrivando un grido d'aiuto. E la Lega non è per nulla contraria all'Europa. Noi immaginiamo un'Europa unita, forte, che valorizzi le diversità regionali. Cioè un'altra Europa con un governo federale eletto dal popolo e un Parlamento che approvi le leggi, con un assetto istituzionale che ricalchi quello tedesco".

Ma l'euro cosa c'entra? Serve per trovare un po' di consenso facile?
"L'euro è il figlio legittimo del modello europeo di cui assistiamo, con preoccupazione, al fallimento. E io come membro della classe politica sono tenuto a dare una risposta ai cittadini, alla mia base sociale composta da piccoli imprenditori, commercianti, operai. A quel mondo di produttori, cioè, che ha fondato il suo successo economico sulla flessibilità della piccola azienda e sul vantaggio competitivo derivante dalla svalutazione. Ora il cambio è venuto meno, ma la via d'uscita non è certo quella indicata dal governatore della Banca d'Italia Fazio che propone di fare crescere le imprese familiari fondendole tra loro. Questo non succederà mai. La risposta deve essere un'altra".

Quale?
"Ridare al governo la leva del cambio e anche la possibilità di poter intervenire a sostegno e in difesa del sistema produttivo aggredito dalla concorrenza selvaggia della Cina. Oggi qualsiasi intervento è vietato perché considerato aiuto di Stato. Sa qual è il paradosso? Che dopo l'11 settembre gli Stati Uniti decidevano di salvare le proprie compagnie aeree mentre la Commissione di Bruxelles intimava ai governi di non fare nulla. Là il salvataggio, qui i fallimenti e i licenziamenti grazie a istituzioni che assomigliano sempre più il Leviatano di Hobbes".

Ma davvero pensate che la crisi economica dipenda dall'euro? Ma se tutti i giorni ci ricordate che i mali sono antichi, strutturali, ereditati dai governi passati.
"So bene che il peccato originale della nostra economia è stato commesso negli anni Ottanta, quando si creò l'enorme debito pubblico. Ma l'Europa è stato il moltiplicatore delle nostre difficoltà".

Comunque il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet ha detto chiaro e tondo che l'idea di abbandonare l'euro è priva di senso.
"Ah, certo. Lui è uno dei massimi responsabili del disastro dell'euro. Venga a dire all'assemblea dei piccoli imprenditori padani che l'euro è stato un affare. Se li convince sono pronto a sostenere che l'euro va mantenuto".

E invece lei come lo "abolirebbe"?
"La Lega pensa che la strada debba essere quella democratica".

Cioè di un voto? Un referendum?
"Sì, un referendum consultivo".

Ma è tecnicamente possibile?
"C'è un precedente. È quello dell'89 quando votammo per le europee e venimmo consultati sui poteri da attribuire al Parlamento di Strasburgo. Al Consiglio federale della Lega del 19 giugno, a Pontida, che vedrà dopo due anni il ritorno di Bossi, lanceremo la campagna per la raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare per indire il referendum. Ma intanto in vista del prossimo Consiglio europeo del 16 e 17 giugno proponiamo al governo italiano di chiedere di arrestare la ratifica della Costituzione. Di fronte a quello che sta accadendo non si possono chiudere entrambi gli occhi".

Non sono pochi quelli, tra imprenditori e economisti, che immaginano per noi, senza l'euro, un futuro da Argentina.
"All'Argentina ci stiamo già arrivando. Per questo si deve cambiare rotta".

(3 giugno 2005)

giovedì, giugno 02, 2005

Euro addio? la paura di Trichet...

da repubblica
Il presidente non accetta che possa essere messa in discussione la fiducia nell'Unione monetaria
Trichet: "L'Euro non si tocca" La Bce non cambia i tassi

FRANCOFORTE - "Le discussioni sullo smantellamento del sistema monetario dell'Euro sono assolutamente prive di senso". Il presidente della Bce Jean Claude Trichet (che oggi ha lasciato invariato il costo del denaro) liquida seccamente le voci circolate sulla stampa tedesca relative a una possibile crisi o smantellamento dell'Unione monetaria in seguito al doppio 'no' francese e olandese alla Costituzione Ue. Mentre per il presidente permanente dell'eurogruppo Jean-Claude Juncker "non c'è ragione che l'Euro reagisca in modo irrazionale". Anzi, dalla commissione europea segnalano che sui mercati c'è già stato un recupero.

Trichet, che non ha voluto commentare i dati sulla flessione dell'Euro, ha giudicato "essenziale" una crescita della fiducia all'interno dell'Europa. Rispondendo poi alle domande, Trichet ha affermato che la Bce "non sta preparando un taglio dei tassi di interesse". Inoltre il presidente della Bce ha spiegato perchè sarebbe dannoso intervenire sui tassi: "Aumentare o ridurre i tassi di interesse avrebbe come unico effetto quello di far salire i tassi di mercato"

(2 giugno 2005)

Devoluzione corporativa e fine dell’umanità

Devoluzione corporativa e fine dell’umanità
di John Kaminski

da comedonchisciotte

Dicono che la vita serva per imparare. Ecco che cosa ho imparato.
Se dici bugie, ti arricchisci. Se dici la verità, resti povero.
Dà un’occhiata intorno a te e senti il puzzo di fogna. Vuoi negarlo?
Ma che razza di mondo vuoi? Se a te questo mondo sembra tanto bello, ti sei mai chiesto dove va a finire il tuo denaro?
Negli ultimi vent’anni, trilioni di dollari sono stati illecitamente fagocitati da quella straordinaria vacca da mungere meglio nota come l’economia americana. La famiglia Bush si trovava dietro alla vendita della Savings & Loan seguita al suo incendio, la famiglia Bush ha ordito l’inganno dell’11/9, la famiglia Bush ha architettato la guerra in Iraq. In ogni caso, e in molti altri, una quantità enorme di denaro si è semplicemente dissolta nel buco nero della disonestà finanziaria sotterranea tanto che c’è da stupirsi che l’America stia ancora in piedi (se lo è sempre mentre leggete).

Non intendo incolpare i Bush per ogni cosa; solo che, guarda caso, risultano implicati in tutti i grandi crimini finanziari del ventesimo secolo, a cominciare da Samuel Walker durante la Prima Guerra Mondiale, poi Prescott Bush durante la Seconda e via dicendo fino all’attuale banda d’imbroglioni. E non dimentichiamo che i Clinton, tra i tanti altri, sono anch’essi membri del delinquenziale clan dei Bush. Comunque, nonostante tutti i loro miliardi, i Bush operano soltanto per quelli che i soldi ce l’hanno sul serio.

Sul serio: l’America è talmente prospera che per almeno un secolo i banchieri non hanno fatto altro che racimolare il surplus dai conti di ogni singolo americano per poi depositarlo nelle tasche di coloro che aderivano a tali astuti disegni. La maggioranza degli americani se n’è a mala pena accorta. Neppure i nostri funzionari di governo ci hanno tutelato da questi prelievi ingiustificati, anzi ne hanno tratto anch’essi beneficio.

Il pianeta è profanato da questa avida specie che definiamo umana la quale non solo elimina fisicamente chiunque voglia, appropriandosi di beni a suo piacimento, ma si rivolta per le stesse ragioni persino contro amici e famigliari - una razza cannibale capace di commettere, senza provarne il minimo rimorso, crimini di ogni genere, se il potenziale profitto lo merita. Il peggio è che stiamo parlando proprio di coloro che tanto si affannano a rassicurarci e a passare per nostri protettori, predicatori e politici. Si tratta di inganno bello e buono, tipico del comportamento umano, reso scarno e amaro dalla mistificazione consensuale dell’educazione sociale.

La vera moneta sonante sta nelle truffe di cui si legge qualcosa solo anni e anni dopo lo svolgersi della vicenda. Conti all’estero. Insabbiature pagate al Congresso. Appalti governativi gonfiati in maniera oscena. Profitti derivati da prodotti velenosi (come l’energia nucleare e il fluoruro). Ingentissimi tagli alle tasse per i ricchi che contengono tasse maggiorate per i poveri enunciate a caratteri infinitesimali dei quali non si fa alcun accenno nei media bugiardi finché non è troppo tardi per porvi rimedio. Guerre mondiali.

Ciò è stato compiuto da facoltosi bugiardi, diventati sempre più ricchi e spregiudicati ad ogni colpo basso messo a segno. Come riferito da George H. W. Bush nella sua inedita intervista a Sarah McLendon più di dieci anni fa: “Se gli americani sapessero mai quali furono i veri retroscena del caso Iran-Contra, noi Bush saremmo rincorsi per le strade e linciati”. (Nota dell’editore: ottimo consiglio).

E così mi sono ritrovato l’altro giorno a piagnucolare come un bimbo piccolo: ma perché nessun altro a questo mondo crede in quello che credo io? Una comune reazione infantile di cui mi sono rimproverato proprio mentre osservavo allo specchio i miei capelli che da grigi si stanno facendo sempre più bianchi.

Sono sconcertato dal fatto che episodi ormai accertati a fronte di anni di studi meticolosi e attenti siano stati a mala pena sorvolati dai nostri elettronici mass media.

Penso che l’evento più significativo della storia d’America sia stato la montatura che ha portato all’omicidio di massa noto come l’11/9. Vi hanno preso parte i più alti livelli dell’oligarchia finanziaria multinazionale i quali hanno contrattato una serie di operazioni sotto falsa copertura al fine di approntare un evento talmente scioccante da provocare un mutamento radicale negli Stati Uniti. Da democrazia corrotta a livello individuale siamo passati ad un severo regime di polizia. Un salto di straordinaria efficacia in termini di guadagni accumulati in modo discutibile grazie ai relativi conflitti apertisi sulla base di altre nuove bugie della stessa portata di quelle che così tante vite avevano sacrificato a New York City.

Eppure in televisione di una tale opinione non s’ode una sillaba, né sui maggiori quotidiani o dalle labbra della maggioranza degli americani, qualunque sia il loro schieramento politico. A detta dei più si tratta sempre di misteriosi arabi. Non si sono dati la pena di osservare che di prove non ne sono mai state trovate e che nessuna indagine è stata svolta per far luce su quel tragico giorno. Inoltre, i tizi che hanno tratto i maggiori benefici da questo diabolico stratagemma sono gli stessi che ora pretendono di passare per principali vittime dell’accaduto.

Non si ode alcun mormorio nemmeno a proposito di quegli equivoci investitori della vigilia, i quali hanno ricavato milioni dalla loro supposta conoscenza anticipata degli eventi. Erano per di più israeliani che l’FBI ha subito opportunamente sollevato da qualsiasi addebito in fatto di condotta illecita.

La maggioranza degli americani non si è nemmeno accorta che tra le migliaia di musulmani che sono stati detenuti dopo le stragi dell’11/9, nemmeno uno è mai risultato essere anche lontanamente implicato nell’attentato. Ciò nonostante centinaia di migliaia di persone - compresi migliaia di americani - hanno perso la vita in due guerre contro il mondo islamico dichiarate senza uno straccio di prova che tali atti di aggressione fossero realmente necessari.

A tuttora nessun tribunale legittimo ha condannato Osama bin Laden.

Ma non è di questo che si parla in televisione. Dei grossolani cortigiani continuano a strombazzare i grandi progressi raggiunti con la Guerra al Terrore. Dal mio punto di vista, gli unici passi avanti compiuti riguardano l’eliminazione sistematica della libertà in tutto il mondo e i sorprendenti profitti che vengono accumulati dai criminali delle corporazioni sulla base delle loro menzogne e delle loro provocazioni sul terrore lanciate a puntino.

Potrei dilungarmi sulle differenze esistenti tra il mio modo di vedere le cose e quello che ascoltate in TV ma per il momento mi limiterò a citarne solo un’altra.

Una volta che avrete pienamente afferrato l’entità delle conseguenze derivanti dall’avere a capo del proprio paese dei leaders che sacrificano deliberatamente le vite dei loro stessi concittadini per scopi puramente finanziari, sarete in grado di applicare lo stesso principio all’indietro nel tempo e di leggere la storia in un modo totalmente diverso, un modo che vi strazierà l’anima e vi lascerà scioccati.

Non mi riferisco certamente a quegli impavidi che hanno lottato credendo di difendere la loro patria, bensì ai ricchi concertatori di guerre, interessati molto più alle loro fortune che non alla libertà; posizione che appare ben più evidente ai giorni nostri.

Una volta che avrete fatto vostra questa verità sconvolgente e l’avrete accettata, la vostra vita subirà un cambiamento radicale. Mentire a scopo di lucro d’ora in avanti vi risulterà assai difficile.

Tra queste stesse righe che alla cosiddetta società sofisticata suoneranno come il piagnucolio di un bimbetto vi è un interrogativo che mi è passato per la testa più volte in questi anni. Mi riferisco alla differenza tra quanto insegniamo ai nostri figli e quanto invece ci diciamo tra noi grandi.

Alleviamo i nostri bambini perché si comportino onestamente in ogni circostanza, perché mostrino compassione verso i meno fortunati e non giudichino le persone in base alla loro apparenza o al loro modo di vestire. Almeno, questo è quello che facciamo se siamo dei bravi genitori.

E allora che cosa succede quando diventiamo adulti? Cambia tutto. Ci vendiamo. Prevalgono certe frasi fatte a fronte di spiacevoli realtà. Per tirare avanti devi adeguarti. Dio concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare (questa è quella che mi infastidisce più di tutto, il detto che più di ogni altro pretende di giustificare sempre più stragi nel mondo).

Dovremmo rassegnarci di fronte alle cose che non possiamo cambiare? Non è così che poi lasciamo che le cose avvengano in primo luogo?

A seguito delle mancate proteste da parte di quei genitori che hanno perso i loro figli in una guerra che sapevano (o avrebbero dovuto sapere) essere basata su delle bugie, mi chiedo che razza di gente siamo diventati. Certamente non un popolo che crede nella libertà e nella dignità per tutto il genere umano.

Che razza di automi viventi privi di sentimenti siamo diventati se ce ne stiamo seduti davanti alla TV a sorbirci il lavaggio del cervello delle corporazioni mistificatrici sapendo quanto questo ci faccia male.

Persino mentre i nostri cari vengono spazzati via, i loro corpi celati nella notte (e talvolta utilizzati per trasportare droghe negli Stati Uniti), le loro memorie ignorate apposta dai partigiani patrizi i quali altro non fanno se non inviare nuovi ragazzi a morire, giorno dopo giorno, al solo scopo di mantenere costante il flusso dei profitti delle corporazioni… Persino davanti alla morte dei nostri amati giovani, ci rintaniamo nell’illusoria sicurezza del nostro futuro ipotecato e, contro ogni logica, speriamo che certe cose non capitino a noi.

Anche se ad ogni giorno che passa i segni si fanno sempre più evidenti - microbiologi morti ai quali si è impedito di rivelare la vera natura delle malattie mortali in procinto di abbattersi su tutti noi; un'incidenza crescente di autismo che sta distruggendo le vite di migliaia di bambini e l’introduzione di nuove leggi che riducono l’ammontare che i produttori responsabili dell’epidemia sono tenuti a risarcire ai genitori sconvolti; uranio impoverito diffuso su tutto il pianeta a garantirci un futuro cancerogeno - la gente continua a guardare allegri spettacolini televisivi senza preoccuparsi di capire cosa e chi siano o cosa ne è stato fatto di loro.

Questo è il genere di coraggio che la maggioranza degli americani mostra al giorno d’oggi. Ovvero, non ne mostra affatto, a cui si aggiunge una vergognosa propensione a uccidere a colpi d’arma da fuoco degli innocenti civili stranieri per nessuna ragione a parte quella di ubbidire ad ordini superiori. Ricordate, quello fu un argomento di difesa ritenuto inaccettabile ai tempi di Norimberga, quando vari nazisti vennero giustiziati proprio dopo aver ammesso la stessa identica cosa.

Lo credo bene che alcuni ci paragonano a delle pecore. Finiamo al macello senza emettere il minimo belato.

Coloro che ci raccontano queste grosse menzogne fanno milioni. Bill O’Reilly, che non fa altro che vomitare odioso veleno ogni sera, non dice niente a proposito del baratro verso il quale ci stiamo dirigendo. Tom Brokaw, che una volta affermò impassibile che le persone rimaste uccise durante la nostra invasione a Panama erano state soltanto 40 (cronache successive alzarono la cifra a 4000), adesso se la gode al riparo del suo dorato paracadute finanziario.

Preparandomi a scrivere questo pezzo, ho passato in rassegna tutti i saggi che ho scritto negli ultimi tre anni su Internet.

Il mio primo lavoro si intitolava “No One is Safe From America’s Killer President” (Nessuno è al sicuro dal Presidente americano assassino), e tutto quello che ho scritto nel 2002 resta d’attualità anche adesso.

Vi avvertii che il vostro voto non avrebbe significato alcunché in quanto le elezioni sarebbero state truccate, come si è poi dimostrato. Vi dissi che molte medicine erano fatte per uccidervi, che con le nuove leggi siete ritenuti colpevoli finché non siete in grado di dimostrare la vostra innocenza, che le nostre scuole creano automi passivi, che noi per primi siamo i responsabili del male che ci rende schiavi, che il Pianeta X era tutta una truffa, che rimpiazzare semplicemente un candidato con un altro sarebbe stato inutile perché è il sistema corrotto a dover essere sostituito, che tutti quegli allarmi terroristici del governo erano falsi; In “The Dead Zone Scenario” spiegai come agire per arrestare questa follia e come non sia possibile usare una determinata misura per gli americani e un’altra diversa per tutti gli altri. Parlai di come l’invasione in Iraq avrebbe dato l’avvio ad un nuovo conflitto mondiale.

Vi dissi perchè l’11/9 è stata tutta una montatura, di come al-Qaeda non è che un’invenzione della CIA e del Mossad e in che modo le elezioni ci sono state sottratte e la libertà resa illegale. Vi dissi dei pericoli dello sfruttamento del fascismo della religione per creare un governo totalitario, di come gli americani prosperano sfruttando gli altri, di come le religioni soddisfino l’egoismo traendone profitto e ignorino la miseria altrui, di come la vera Asse del Male si estenda tra gli Stati Uniti, la Gran Bretagna ed Israele, di come l’America stia trasformando il mondo in una prigione gigantesca, di come non vi sia differenza tra Democratici o Repubblicani e di come taluni appaiano, riguardo all’11/9, scettici e critici dal punto di vista sociale mentre in realtà non sono altro che apologisti in gamba e furbi che fanno il gioco del sistema corporativo.

Vi raccontai perché non si può mentire a Dio ed aggiunsi che la gente che invece lo fa punto e basta, gloriandosi di lucrosi imperi evangelici ed insensibile alla pietà, diventa molto facoltosa.

Ho cercato di dirvi che le religioni in realtà oscurano la vostra visione riguardo a come comportarsi decentemente e vivere una vita onorevole. Ecco forse perché mi ritrovo ad essere molto povero.

Credo che la cosa più importante nella vita sia imparare a discernere il vero dal falso; non puoi far tua una decisione finché non senti l’opinione anche di un altro (prima regola editoriale).

Una volta ancora mi ritrovo ad un incrocio, uno che determinerà se dovrò continuare a scrivere questi miei sporadici commenti sugli eventi nel nostro mondo. Che senso ha parlare se nessuno sta a sentire?

Ho trascorso gli ultimi tre anni a passare in rassegna di continuo la rete web alla ricerca della verità che si nasconde dietro queste storie terribili che riguardano tutti noi. La ragione per cui scrivo è cercare di dare un senso a ciò che accade. I risultati sulla rete hanno prodotto due collezioni di saggi, tutti già visti in rete ed un libretto in cui si trovano sintetizzate le bugie sull’11/9.

Mentre scrivo ho una nuova collezione di saggi pronta per essere pubblicata ma a causa delle vendite deludenti della seconda collezione nutro forti dubbi in merito alla pubblicazione o meno del lavoro. In ogni caso non ho alcun contratto per un libro né il denaro per pubblicarlo.

Sto anche lavorando ad un altro breve testo che tratta degli aspetti plagianti della religione per cui sono certo che molti credenti ferventi non ne gradiranno certo la pubblicazione, non sia mai che la loro visione del mondo ne risulti ulteriormente depennata.

Così ultimamente è come se stessi vivendo in un universo parallelo, lontano da quello in cui esistono tutti gli altri, dove la verità i ricchi la sopprimono mentre la falsità si trova là dove risiedono gli ingenti capitali finanziari.

Non farò mai e poi mai parte di tale categoria.

Che io continui a scrivere articoli di tanto in tanto o che pubblichi nuovi libri è un qualcosa che a questo punto dipende da te, caro lettore.

Non mi piace mettere in vendita quello che scrivo - e non lo farò - così come non mi piace chiedere un aiuto finanziario - devo farlo. Se pensi che il materiale inviato lo meriti, acquista un libro, invia un contributo, spacca il tuo salvadanaio a porcellino - tutto aiuta.

Non cerco di nascondere le cose in cui credo e neppure parlo di cose che so non essere vere. Questo molti scrittori - specialmente quelli ricchi -non possono proprio affermarlo.

Un sacco di gente pensa che io sia pazzo. Voglio cambiare la natura umana. Impossibile, secondo alcuni. Non si può fare, insistono altri, ridacchiando con fare infastidito.

Eppure se non si muta la natura umana, l’umanità non sopravvivrà. Più chiaro di così! Sei in grado di sostenere il contrario? No, non puoi.

Nel mio universo parallelo la gente non si racconta storie perché tutti sanno che mentire al proprio prossimo equivale a mentire a se stessi. Nel mio universo la gente comprende di far parte dello stesso organismo o serie di organismi: la famiglia, il vicinato, il paese, la regione, la nazione, il pianeta, il sistema solare, la galassia, l’universo; svolgendo un ruolo potenzialmente importante nello sviluppo di ognuno.

La gente non ruba perché sa che il furto arreca maggior danno alla psicologia del ladro di quanto non ne arrechi alla vittima stessa. E sicuramente non si ammazza a vicenda perché sa benissimo che ammazzare il proprio prossimo equivale ad annientare una piccola parte di sé stessi che non potrà mai essere recuperata, senza parlare dell’assassinio di un componente della propria famiglia, una parte del proprio organismo che non può che ridurre il benessere e l’appagamento della propria esistenza.

Nel mio universo parallelo, l’impulso alla fuga è praticamente lo stesso che in quello malfatto di nostra conoscenza - ma senza l’uccidere - tuttavia nel mio universo parallelo la gente mette in pratica quello che predica.

Se come me desideri vivere in un universo (molti tra voi lo vogliono già) dove gli esseri umani potrebbero essere i più importanti organismi sul pianeta invece che i più micidiali e meno necessari, e se desideri sentirne di più su quanto meglio potrebbero andare le cose o quanto peggio vadano adesso, per favore dimostrami subito il tuo sostegno. Il mio indirizzo lo trovi sul sito internet.

E a tutti voi che avete sostenuto la mia ricerca in passato consentendomi di avere l’opportunità di imparare così tanto del mondo per poi ritrasmettervelo, non ci sono parole per ringraziarvi: mi avete conferito il più grande onore della mia vita.

Mi sento come un musicista nella metropolitana. Se suono nel modo che a voi sta bene, lasciate qualche monetina nell’astuccio del mio violino.

14-04-05
John Kaminski (skylax@comcast.net)
Fonte: http://warfolly.vzz.net/paralleluniverses.html
TRADUZIONE PER WWW.COMEDONCHISCIOTTE.ORG A CURA DI KOLDER

La Morte del Dollaro

da comedonchisciotte
La Morte del Dollaro
di Jason Hommel

Cesare si supponeva fosse un dio. Giulio Cesare venne ucciso alle Idi di Marzo (15 Marzo).
Oggi non creiamo più uomini dio. La società invece ha fatto del nostro sistema finanziario un falso dio.
Il 15 Marzo 2005 (le Idi di marzo), forse abbiamo assistito all’inizio della fine del nostro sistema finanziario con la picchiata delle azioni della General Motor (GM) da $34 per azione a sotto i $30.

Non sembra molto (GM giu’ solo del 10% in un giorno solo), ma il 17 Marzo, l’azione va giu’ a $28.35, e il suo valore in borsa e’ ora a 16 miliardi di dollari. (La GM e’ giù circa del 18% a fine settimana). E’ una volatilita’ che si vede di solito nelle azioni dell’argento!

Che significa?

Il declino delle azioni della GM e’ come una pugnalata dritta al cuore del sistema finanziario USA e dello stesso dollaro!

Perché è successo?

Apparentemente, qualcuno che conta ha fatto l’equivalente del grido "l’Imperatore e’ nudo” e la gente si e’ svegliata e sta cominciando a vederci più chiaramente. I mass-media hanno deciso che fosse tempo di esporre la verità, e cioé che la GM è praticamente insolvente, e si prevede perderà un dollaro e mezzo per azione solo nel primo trimestre!

Ma la storia e’ ben peggiore! La GM ha un debito di 300 miliardi di dollari.

http://finance.yahoo.com/q/ks?s=GM ...ed ha ora un valore di mercato pari a 16 miliardi di dollari. Capite allora il problema? Gli obbligazionisti potrebbero comprare la società quasi venti volta, se usassero il loro denaro per comprare azioni invece di prestarlo alla compagnia. Le implicazioni sono lampanti, la GM va verso la bancarotta, e sarà inadempiente verso gli obbligazionisti che saranno padroni di una società del valore inferiore a 16 miliardi di dollari!

Per ogni punto di rateo di interesse in aumento, rifinanziare il debito della GM costerà 3 miliardi di dollari in più all’anno – denaro che chiaramente non hanno! Dove andrà la GM a prendere altri 3 o 6 o 9 miliardi di dollari se gli interessi saliranno dell'1, 2, e 3 per cento o più? Vendendo auto? No. Vendendo azioni? Improbabile in questo mercato! Indebitandosi di più? Da chi? Lo stesso Governo USA è puntellato da questo mercato obbligazionario e non ci sono compratori persino per i BOT e non ce ne sono già da mesi!

Pertanto la GM presto sarà una bolla di sapone da 300 miliardi di dollari!

Per dare un ordine di grandezza, sarà più grande della Enron, della Global Crossing, della LTCM, della K-Mart, e della guerra in Iraq messe insieme!

Un fallimento di 300 miliardi di dollari è grande abbastanza da far traballare anche il governo USA! Come? Scuotendo la confidenza dell’intero sistema finanziario. Società grandi come la GM non si suppone debbano andare in bancarotta nel nostro mondo “normale”. Si suppone siano “troppo grandi per fallire”.

Il valore “ufficiale” della riserva aurea degli USA è di 261 milioni di once (ndt 8.091 tonnellate) che a 440 dollari per oncia sono solo 115 miliardi di dollari.

Capite quindi cosa significherà lo scoppio di una bolla da 300 miliardi di dollari? Immaginate il caos finanziario che un mucchio di ricchezza quasi tre volte l’intero valore corrente della riserva aurea USA “ufficiale” provocherà andandosene in fumo!

Il deficit annuale e’ circa di 700 miliardi di dollari. Come può il governo USA vendere BOT per finanziare il suo deficit se il popolo dei BOT viene eliminato?

Se il governo non può piazzare BOT per finanziare il suo deficit, sarà costretto a stampare moneta per farvi fronte e lo sta già facendo come possiamo vedere dal tasso crescente della massa monetaria! Pertanto, l’inflazione imperversa e il tasso di interesse deve stare al passo, ecco perchè la GM e’ condannata!

Il tasso di interesse deve salire e la confidenza nel mercato dei bond in dollari sarà scossa come un albero nella tempesta!

Tutte le nazioni straniere stanno già suonando l’allarme e venderanno i loro BOT Usa per diversificare i portafogli delle loro banche centrali: Russia, India, Cina, Corea del Sud, Giappone... quale grossa nazione straniera rimane per comprarli?

Uno tsunami di vendite di dollari sta per iniziare e il recente declino del dollaro sembrerà solo una piccola asperità su questa strada.

Ci vorranno forse un po’ di mesi perché questo accada. Potete avere tempo per comprare argento a meno di 10 dollari/oncia per poche settimane o mesi. Ma dopo che la GM dichiarerà bancarotta, ci vorranno dai tre mesi ad un anno, state pronti per un crack del dollaro di oltre il 90% nei prossimi 6-12 mesi.

L’iperinflazione della Germania del 1930 ci mise un anno e mezzo. Recentemente l’Argentina dalla sera alla mattina. Chi sa di che morte morirà il dollaro, di una morte rapida o di una lunga e dolorosa?

In ogni caso, il dollaro e’ morto. Viva l’oro e l’argento!

Jason Hommel
Silverstockreport.com
Fonte: http://www.gold-eagle.com/editorials_05/hommel031805.html
18 Marzo 2005
TRADUZIONE PER WWW.COMEDONCHISCIOTTE.ORG A CURA DI ALFREDO VITI