domenica, agosto 28, 2005

Una mezza verità, per coprire la Verità intera

da repubblica.it

Il ministro del Welfare: "Non lo faranno cadere con gli articoli del Financial Times"
Maroni: "Ridicolo ridurre tutto alla durata dell'incarico"
"Fazio resti a via Nazionale se ne vada il salotto buono" (di ROBERTO MANIA)

ROMA - Fuori le banche dalla Banca d'Italia. Non è una contraddizione in termini ma la proposta della Lega per riformare Via Nazionale, obbligando gli istituti di credito a cedere tutte le azioni di Bankitalia in loro possesso. "I controllati che controllano il controllante: questo sì che è il vero nodo da sciogliere. È come se Mediaset e la Rai fossero azioniste dell'Authority per le comunicazioni!", dice il ministro del Welfare, Roberto Maroni, per il quale limitare la riforma all'introduzione del mandato a termine del governatore è "semplicemente ridicolo".

Ministro, la prima domanda è quasi obbligatoria: perché voi della Lega difendete in maniera acritica l'operato del governatore Fazio?

"Lo so, tutti vorreste che rispondessimo dicendo che siamo riconoscenti al governatore perché ha tolto dai guai, con l'intervento dell'allora Popolare di Lodi di Fiorani, la nostra banca Credieuronord. Ma questa è una stupidaggine. In realtà è vero il contrario".

Non esagera un po'?

"No, è proprio così. Fazio ha rallentato fino all'ultimo il salvataggio della banca, autorizzando l'operazione solo dopo aver accertato che tutto fosse regolare. E poi i pretendenti alla Credieuronord erano due, non c'era solo la banca di Lodi. C'era un'altra popolare lombarda (la Popolare di Milano, ndr). Ma l'affare l'ha fatto Fiorani".

L'affare? La Credieuronord stava ad un passo dal fallimento.

"Sì, l'affare. Si vada a riguardare l'andamento del titolo della Lodi all'indomani dell'accordo. Il mercato premiò l'operazione".

Torniamo a Fazio, alla sua autoassoluzione al Cicr.
"Fazio ha consentito, senza favorirla in maniera illecita, dunque nel rispetto delle legge, un'operazione finanziaria ardita. Un'operazione che noi della Lega guardiamo con grande simpatia politica: costruire in terra padana un "terzo polo" bancario popolare vantaggioso soprattutto per le piccole e medie imprese".
Missione che non avrebbero potuto svolgere gli olandesi della Abn Amro?

"No, gli olandesi avrebbero solo drenato risorse e speculato. Fazio, invece, ha autorizzato un'operazione che collima con la nostra visione economica. Ma chi voleva bloccarla ha scatenato il pandemonio. Fazio è diventato il capro espiatorio, colpevole di lesa maestà. Concedendo l'autorizzazione a Fiorani ha sfidato l'establishment. Ed è questo il motivo per cui noi padani ci siamo schierati a fianco di un "ciociaro". Noi difendiamo un progetto di sviluppo del nord, non Fazio".

Senta, ma come ministro della Repubblica non ha avvertito qualche imbarazzo nel leggere i testi delle intercettazioni delle telefonate tra Fazio e Fiorani, quelli che sono apparsi sulle prime pagine di tutti i grandi quotidiani internazionali? Non contenevano propriamente una sfida all'establishment.

"Quando si costruisce un'operazione per sputtanare qualcuno si usa qualsiasi mezzo. Dieci anni fa cadevano le teste con gli avvisi di garanzia, oggi le si vorrebbero far cadere con gli articoli dei giornalisti del Financial Times che, invece, non contano nulla, né mi sembrano gli eredi di quel Bob Woodward, che scoperchiò lo scandalo Watergate. Qui si guarda solo dal buco della serratura. Aggiungo: noi non siamo nemmeno membri del Commonwealth".

Ministro, ma dalle telefonate emerge un intreccio di discutibili rapporti confidenziali tra un arbitro (Fazio) e un suo controllato (Fiorani). Non le pare?

"Non si può impedire alle persone di avere rapporti di amicizia. Ma lo scandalo vero è un altro: possibile che gli azionisti della Banca d'Italia siano le banche che la stessa Banca d'Italia deve controllare?"

È così da quasi 70 anni, ma non risulta che le banche abbiano mai interferito sulle decisioni dell'istituto.

"Io ho qualche ragionevole sospetto che i grandi azionisti, a cominciare da Banca Intesa che possiede oltre il 27 per cento delle azioni, possano esercitare condizionamenti. Non si dimentichi che Banca Intesa è anche azionista di Rcs, cioè del gruppo che controlla il Corriere della sera, e ha anche interessi su Antonveneta. Con questi clamorosi intrecci di interessi, qualcuno può parlare di una questione etica? È giusto che la politica stia fuori da Via Nazionale, ma ne devono star fuori anche i controllati".

Con la Banca d'Italia in mano al Tesoro?

"L'unico azionista non bancario è l'Inps. Si può lasciare tutto all'Inps, per esempio"

La verità è che ora voi, dopo averla chiesta nel passato ai tempi degli scandali Cirio e Parmalat, non volete la riforma di Bankitalia.

"Non abbiamo mai detto questo. Noi diciamo no ad interventi per bloccare l'Opa su Antonveneta e soprattutto ci opponiamo ad operazioni che abbiano come unico obiettivo lo scalpo di Fazio".

Il vicepremier Fini ha detto che va presa in seria considerazione l'ipotesi del mandato a termine del governatore. Siete d'accordo?

"È un intervento che non riforma un bel niente. È ridicolo pensarlo. Ci vuole una riforma grande che porti fuori dalla Banca d'Italia il cosiddetto "salotto buono" delle grandi banche e dei signori della finanza".

(28 agosto 2005)

venerdì, agosto 26, 2005

Fiorani-Fazio? Ma chi c'è dietro?

repubblica
Milano, 21:57

FAZIO: AMATO, STIA CON FIORANI, NON A DIRIGERE BANKITALIA

"Se il governatore della Banca d'Italia e la sua famiglia cadono tra le braccia di un signor Fiorani, e' bene che stiano con il signor Fiorani, e non a dirigere la Banca d'Italia". Lo ha detto l'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, intervenendo alla Festa nazionale dell'Unita' a Milano. "Quali doti abbia questo signor Fiorani - ha aggiunto, - che riescono ad essere cosi' efficaci nei confronti dell'intera famiglia Fazio, non sono in grado di dirlo. Francamente non riesco a capire cosa diavolo sia successo". ()

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approfondire 'sti legami misteriosi

venerdì, agosto 12, 2005

Debito pubblico, è record storico (ma ogni volta?) parte 3

ricordate la saga del Debito Pubblico? continua (come previsto) ?
e la PARTE 2 ?

aggiorniamo i dati, PARTE 3:


da kataweb.it
Roma, 10 agosto 2005 - 19:57
CONTI: BANKITALIA, A MAGGIO DEBITO RECORD A 1.518 MLD
Ancora un record per il debito pubblico italiano che a maggio ha toccato quota 1.518 miliardi di euro. (AGI)


la saga continua... quando qualcuno di qualche commissione si degna di intervenire... prossimo dato? 1.549,5 milioni di euro = 3 milioni di miliardi di lire = 3 miliardi di milioni di lire = 3.000.000.000.000.000. di lire

lunedì, agosto 08, 2005

Giornale di Vicenza: "Bankitalia? E' privata".



Il Giornale di Vicenza
venerdì 05 agosto 2005 lettere pag. 47

L’azionariato. «Al di là delle polemiche di questi giorni, è un dato che pochi conoscono»

«Bankitalia? È privata»

Da qualche tempo i mass media, giornali e TV, ci ripropongono un problema che anche per il passato non troppo lontano, ha riempito le cronache con episodi non certo encomiabili, basti citare, quale esempio la vicenda della Parmalat e della Cirio, e questo problema è quello legato alle funzioni, ai compiti, al ruolo - e come questo venga esercitato - della Banca d'Italia e, in definitiva, del suo Governatore.
Il frastuono che si è levato in passato come si sta levando in questi giorni, attorno a questa situazione, vede crearsi degli schieramenti pro o contro la figura del Governatore, viene messo in discussione il fatto che, in pratica, egli sia l'unico soggetto titolare di un incarico pubblico a vita, e nel frastuono generale viene ancor più sentito il rumore sgradevole suscitato dalle intercettazioni telefoniche alle quali sarebbe stato sottoposto il Governatore della Banca d'Italia e membri della sua famiglia.

Questo frastuono crea un disorientamento che nasce da tutto questo e che assale il sentimento popolare e che risulta ancor più difficile da superare perché si tratta di un organismo, appunto la Banca d'Italia, che è la Banca di Stato, la banca che controlla il sistema monetario e finanziario del Paese e che ci rappresenta, sotto questo profilo, anche nella Banca Centrale Europea.

Insomma l'Istituto che, per eccellenza, esercita una delle funzioni più delicate per la sopravvivenza della nostra economia e quindi, in definitiva, del Paese.
Non entro in merito alle ragioni o ai torti di chi oggi si schiera pro o contro la figura del Governatore attuale, dott. Antonio Fazio, mentre per il passato ancor recente, assumeva posizioni del tutto contrarie, ne se l'operato del Governatore è corretto o meno, non possiedo gli strumenti per farlo e quindi me ne astengo, ma un interrogativo me lo sono posto, proprio assistendo, tramite i mas media, al dibattito in corso circa il mandato a vita del Governatore, quello attuale come i suoi predecessori. Un personaggio chiave dell'intero sistema dei poteri in Italia che a qualcuno o a qualcosa dovrebbe certamente rispondere. Verrebbe, e così è capitato a me come a quanti in questi giorni è stata posta la domanda, da rispondere, in modo automatico, che la Banca d'Italia, in qualità di Banca di Stato, e quindi i suoi conduttori, rispondano allo Stato, cioè al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo in carica. Invece no.

La Banca d'Italia , e quindi il suo Governatore, non risponde allo Stato perché, magari giustamente, la Banca d'Italia non è dello Stato ma è proprietà di altre banche, di altri organismi economici. Traggo queste informazioni (vedere tabella allegata) dal n° 1 del 4 gennaio 2004 di “Famiglia Cristiana”.
Quindi la Banca d'Italia è, almeno sotto il profilo della proprietà, una banca privata.


Probabilmente questo è a conoscenza di molti, ma non dei più.
Tutto questo non cambia di certo la natura dei fatti ai quali assistiamo, sempre tramite i mas media, buoni o meno buoni che essi siano, ma è altrettanto certo che la conoscenza della reale identità della Banca d'Italia consente, ai semplici e sprovveduti, di leggere in modo più consapevole gli avvenimenti e i comportamenti di chi possiede,ed esercita, delicati poteri.

Con ogni probabilità è un bene che esista uno strumento di "autocontrollo" del sistema bancario, ma è altrettanto positivo che questo strumento sia utilizzato sempre in maniera obbiettiva e che la gente, noi tutti, si sappia che questo avviene con la massima trasparenza.

Mario Giulianati


domenica, agosto 07, 2005

Altro malore, stavolta niente piscina ma montagna!



da repubblica.it

L'esponente laburista è stato colto da un malore
mentre faceva trekking nel nord-ovest della Scozia
G.B., è morto l'ex ministro Cook
si oppose all'intervento in Iraq
Nel 2003 si era dimesso da presidente della camera dei Comuni
per protesta contro la decisione di Blair di attaccare Saddam

LONDRA - L'ex ministro degli Esteri britannico Robin Cook è morto in seguito a un malore che lo ha colto questo pomeriggio in Scozia. Aveva 59 anni.

Il parlamentare laburista, appassionato di trekking, stava facendo una passeggiata di montagna con un'altra persona presso la vetta del Ben Stack, nella regione nord-occidentale della Scozia, quando ha avuto un collasso. E' stato portato in elicottero all'ospedale di Raigmore presso Inverness, ma i tentativi di rianimarlo non hanno avuto successo.

Nel 2003 Cook si dimise da presidente della camera dei Comuni per la sua opposizione alla guerra in Iraq e fece una vigorosa campagna contro l'intervento militare deciso dal governo di Tony Blair. Era stato ministro degli Esteri dal 1997 al 2001.

Nonostante i contrasti, Blair ha riconosciuto che la morte di Cook è una perdita per il partito: "Robin è stato un uomo insigne, dal talento straordinario, incisivo nel dibattito", una persona di "incredibile capacità" e "potere persuasivo", ha detto il premier britannico.

Nato a Bellshill, in Scozia, nel 1946, Cook era un politico molto popolare. Il suo volto dall'espressione bonaria incorniciata da barba e capelli rossi era noto a livello internazionale. Fu eletto per la prima volta nelle file del Labour nel distretto elettorale di Edimburgo centro nel 1974; nel 1989 divenne ministro ombra della Sanità e nel 1994 ministro ombra degli Esteri.

Quando nel 1997 fu nominato ministro degli Esteri, dopo la grande vittoria elettorale laburista, disse di voler portare "una nuova dimensione etica nella politica estera britannica".



Tuttavia, il suo primo anno al Foreign Office fu segnato dagli scandali personali: divorziò dopo 28 anni da sua moglie dopo che un giornale aveva minacciato di rivelare che lui aveva una relazione con la sua segretaria.

La stampa britannica diede molto risalto anche a una sua gaffe durante una visita della regina Elisabetta in Pakistan e India nel 1997: Cook suggerì che Londra potesse fare da mediatrice sul problema del Kashmir, un'ipotesi che creò serio imbarazzo alla sovrana e un incidente diplomatico tra India e Regno Unito.

Nonostante la sua successiva opposizione alla guerra in Iraq, Cook fu tra i principali sostenitori dell'intervento Nato in Kosovo nel 1999. Avrebbe detto più tardi che la "difesa del Kosovo" era stata per lui motivo di grande orgoglio.

Nel 2001, dopo la nuova vittoria laburista alle urne, Blair effettuò un rimpasto del governo, e Cook fu sostituito al Foreign Office da Jack Straw. Andò a presiedere la Camera, fino alle dimissioni alla vigilia della guerra in Iraq. Da allora aveva guidato il dissenso interno al partito laburista sulla politica estera del premier.

(6 agosto 2005)


a proposito di malori comodi all'Imperialismo Rampante

martedì, agosto 02, 2005

E' morto Duisenberg... Tremonti trema!




le Note in blu, i colori, gli stili e i link sono del Webmaster
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Ricordiamo il Caso Duisenbeg VS Tremonti




da Repubblica.it
WIM DUISENBERG TROVATO MORTO IN UNA VILLA IN FRANCIA
AVIGNONE - Wim Duisenberg, l'ex presidente olandese della Banca centrale europea, 70 anni, e' stato trovato morto in una villa a Faucon, nel sudest della Francia. Lo si e' appreso presso la gendarmeria. Le cause della morte non sono state precisate. Duisenberg era nato il 9 luglio a Neerenveen in Olanda ed aveva presieduto la Bce dal 1998 all'autunno 2003. Il corpo di Wim Duisenberg sarebbe stato trovato dalla moglie che avrebbe poi avvertito i vigili del fuoco che in Francia garantiscono i primi soccorsi medici. Il banchiere sarebbe stato trovato ai bordi della piscina della villa a Faucon (Vaucluse), ma quando i soccorsi sono arrivati non c'era stato nulla da fare. Secondo la radio France Info la morte sarebbe da attribuirsi ad un malore. La villa dove l'ex presidente della BCE e' morto si trova alla periferia del piccolo borgo che conta circa 400 abitanti.

ADDIO A MR. EURO, FALCO DALLA CHIOMA BIANCA
Per milioni di europei e' stato semplicemente Mr. Euro. Un appellativo nato con la nascita della Banca centrale europea e che ha accompagnato il super-banchiere centrale olandese per piu' di cinque anni[nota 1], quelli trascorsi ai vertici dell'Eurotower di Francoforte, lasciata il 31 ottobre 2003. Presidente della Bce sin dalla fondazione dell'istituto centrale, avvenuta a Francoforte l'1 giugno 1998, Wim Duisenberg - scomparso oggi all'eta' di 70 anni - era stato in precedenza numero uno dell'Ime, l' Istituto monetario europeo, e, prima ancora, governatore della banca centrale olandese e ministro delle finanze di un governo socialista. Voluto alla guida della nascente banca europea dal governo tedesco, che non voleva rinunciare a un banchiere centrale ''di stretta osservanza Bundesbank'', Duisenberg si e' trovato a vivere un lustro caratterizzato da eventi epocali.

A cominciare dall'arrivo dell'euro - evento quasi unico nella storia [nota 2] piu' recente - passando attraverso anni caratterizzati da una concentrazione di guerre, attacchi terroristici, crisi economiche e crolli di borsa senza precedenti. Nel corso del suo mandato, la Bce ha alzato i tassi sette volte e li ha ridotti in otto occasioni. Il tasso ufficiale e' oscillato tra un massimo di 4,75% a gennaio del 2001 e l'attuale minimo del 2%, il livello piu' basso degli ultimi 50 anni. Benche' criticato piu' di una volta per alcune affermazioni sull'euro che hanno sorpreso i mercati, nel complesso il banchiere olandese ha saputo instaurare una comunicativa sincera e diretta, nutrita da battute ispirate da uno humour sopraffino, riuscendo a fare della Bce cio' che ogni banca centrale dovrebbe essere: prevedibile. Il bilancio della sua presidenza, secondo molti analisti, puo' considerarsi positivo sotto molti aspetti.

In primo luogo, per il successo ottenuto con l'introduzione dell'euro, evento che ha causato qualche spinta al rialzo dell' inflazione[nota 3], ma che e' stato gestito in maniera impeccabile dal punto di vista logistico, organizzativo, della sicurezza e della comunicazione. Non va dimenticato, poi, che dal 1999 ad oggi - grazie agli interventi di Francoforte - Eurolandia ha vissuto una stagione di sostanziale stabilita' dei prezzi, pur in presenza di un cocktail di eventi macroeconomici e geopolitici piu' unico che raro, che ha indubbiamente reso molto difficile la conduzione della politica monetaria.

Riconoscibile nel mondo per la sua fluente chioma bianca, Willem Frederik, detto Wim, Duisenberg, era nato nel Nord dei Paesi Bassi nel luglio del '35. Economista d'ispirazione keynesiana, si e' convertito negli anni '70 alla politica 'forte' della Bundesbank, facendosi una fama di 'falco', favorevole ad un rigore monetario addirittura superiore a quello della Banca centrale tedesca. All'eta' di 30 anni ricopre la prima carica in un organismo finanziario internazionale, il Fmi, dove lavora dal 1965 al 1969. Duisenberg entra nel governo socialdemocratico dell'Aja come ministro delle Finanze nel pieno della crisi petrolifera degli anni '70.

Nell'82 diventa presidente della Banca centrale olandese, carica che ricopre per 15 anni, un vero e proprio record in Europa. Duisenberg viene subito identificato dall'altro uomo forte delle monete europee, il presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer, come un solido baluardo della stabilita' monetaria. Dopo l'ultima svalutazione del fiorino dell'83, il futuro presidente della Bce riesce ad agganciare la valuta olandese al marco tedesco facendone una valuta forte e stabile. Il 'credo' di Duisenberg e' semplice: 'stabilita' dei prezzi', un obiettivo che gli vale l' incondizionato appoggio della Germania.

Duisenberg viene chiamato nel 1997 alla presidenza dell'Ime, embrione della futura Bce, della quale era membro fin dalla sua costituzione nel 1994, succedendo al belga Alexandre Lamfalussy. E' fu proprio Duisenberg in qualita' di presidente dell'Ime a presentare le raccomandazioni dell'Istituto sullo stato di convergenza dei Paesi candidati all'Euro. Un'occasione che gli consente di attenuare i toni. A sorpresa, infatti, scopre la 'flessibilita' del trattato di Maastricht nell'applicazione dei criteri di convergenza, ed in particolare nel rapporto deficit-pil: ''Nel trattato non c'e' scritto il 3%'', era solito ripetere quasi anticipando le riserve e le critiche che molti anni dopo sarebbero arrivate dai governi di Eurolandia.


Nota 1
16 /10/2003
da Rai.it
Il governatore francese nominato ufficialmente alla guida della Banca centrale europea Bce, dal primo novembre Trichet nuovo presidente.
Resterà in carica otto anni.

Jean Claude Trichet è stato nominato ufficialmente nuovo presidente della Bce dai capi di stato e di governo della zona dell'euro, che hanno preso la decisione di "comune accordo, senza astensioni", così come previsto.

Trichet si insedierà dal primo novembre, al posto dell' olandese Wim Duisenberg. Francese, 60 anni, resterà in carica per un mandato di otto anni, non rinnovabile.

La decisione di oggi è l' ultimo atto che porta all' insediamento del governatore francese all' istituto di Francoforte, così come delineato nel maggio del 1998, dal consiglio europeo dedicato al lancio della moneta unica. In quella sede, il presidente francese Jacques Chirac ottenne un accordo verbale tra i quindici che prevedeva la staffetta tra Duisenberg e Trichet a metà mandato. Un accordo poi rimasto sulla carta a causa del coinvolgimento del governatore francese nell' inchiesta sul Credit Lyonnais. Nel giugno scorso, Trichet è stato completamente assolto dalle accuse. La sentenza a suo favore è giunta pochi giorni prima il vertice Ue di Porto Carras che, su impulso ancora una volta di Chirac, ha concordato di riprendere il progetto della staffetta.

Lo scorso 23 settembre, Trichet ha ricevuto l'appoggio del Parlamento europeo, dopo un' audizione davanti alla Commisione economica e monetaria in cui ha riaffermato la linea della continuità nella politica monetaria seguita dal suo predecessore. In quell' occasione, si è augurato di potere essere "una grande capo squadra, come lo è stato Duisenberg".

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LA STAMPA.IT
Un Papa può bastare
28 luglio 2005
di Michele Ainis

È giusto che il supremo esponente della nostra suprema authority - il governatore della Banca d'Italia - eserciti un mandato a vita? C'è una ragione a fondamento di questa regola vetusta, codificata nel lontano 1893? C'è un modello, c'è uno stampo analogo nelle altre democrazie contemporanee?

Diciamolo: la durata vitalizia del governatore rappresenta un'anomalia assoluta, senza pari né confronti. Il governatore della Banca centrale europea rimane in carica 8 anni. I membri delle altre autorità indipendenti disseminate in lungo e in largo nel nostro ordinamento durano da un minimo di 3 anni (la commissione sullo sciopero) a un massimo di 7 (quella sulle telecomunicazioni o l'antitrust). E a spingere la presa sulle altre cittadelle del mondo occidentale si resta a mani vuote. L'unica eccezione è il papa, che veste i panni tuttavia d'un monarca elettivo. O altrimenti i 9 giudici della Corte suprema americana, nei cui riguardi la nomina a vita è garanzia d'indipendenza verso la politica, verso i suoi molteplici appetiti. D'altronde fu proprio questa la giustificazione addotta a suo tempo da Giolitti per rendere eterna la Banca d'Italia e il suo governatore. Ma in Italia non esiste il rigido sistema di checks and balances che regola ogni rapporto fra i poteri dello Stato sull'altra sponda dell'oceano. Non esiste il medesimo rispetto delle competenze fra i vari attori costituzionali in campo, forgiato in due secoli di cultura protestante. Sicché da noi l'indipendenza senza contrappesi rischia di trasformarsi in separatezza, di convertire il sovrano in un antisovrano.

Anche in questo caso, anche in questa specifica vicenda, vale insomma la regola aurea dello Stato di diritto: dove c'è potere, lì dev'esserci responsabilità. E la responsabilità s'assume sempre nei confronti di qualcuno che possa sfiduciarti o rinnovarti la fiducia. Ecco perché è ammissibile la durata vitalizia per alcune cariche onorifiche, per organi cioè senza potere, come i senatori a vita. Ed ecco perché l'orologio costituzionale è implacabile in tutti gli altri casi. Così, il Capo dello Stato non può sciogliere le Camere durante gli ultimi 6 mesi del proprio mandato, dato che a quel punto il potere presidenziale è una candela consumata. Così, la durata delle Camere non può venire prorogata se non dinanzi a un evento eccezionale, qual è la guerra. Così, anche i giudici costituzionali sono a tempo, come i ministri, come i membri di ogni assemblea elettiva. E in tutte queste situazioni il tempo configura altresì un antidoto contro i pericoli della tecnocrazia, contro il governo dei custodi di cui parlò Platone. Per sostituire ai sacerdoti il governo della legge.
micheleainis@tin.it


Nota 2
1. L'euro è già esistito!
2. Si stava meglio quando si stava peggio?


Nota 3
1. EURO: PRODI E DUISENBERG, C'ENTRA CON INFLAZIONE
2. Duisenberg: «L'euro ha aumentato l'inflazione»




da Panorama.it

Wim Duisenberg, settant'anni, ex presidente olandese della Banca centrale europea e severo "papà dell'euro", è stato trovato morto domenica mattina nella piscina della sua villa a Faucon, piccolo borgo nel sudest della Francia. E' stato colpito da un infarto

Una morte improvvisa.
L'ex presidente della Banca centrale europea, Wim Duisenberg, 70 anni, è deceduto in Francia.
Il corpo del super banchiere olandese è stato ritrovato senza vita attorno alle 11.30 del mattino dentro alla piscina della sua villa di famiglia a Faucon, nel sud della Francia.

BCE
Il decesso del primo presidente della Bce, che aveva diretto l'istituzione monetaria dal maggio 1998 all'autunno 2003, è stato dovuto a un annegamento, in conseguenza di un malore cardiaco. Lo ha comunicato il procuratore di Carpentras, Jean Francos Sampieri, che ha parlato di «morte naturale» escludendo ogni ipotesi di delitto.
A dare l'allarme è stata la moglie che ha avvisato i vigili del fuoco che in Francia garantiscono i primi soccorsi medici. Soccorsi che in questo caso sono stati inutili.

70 anni compiuti lo scorso 9 luglio, Duisenberg aveva assistito al successo dell'introduzione dell'euro. Circostanza che gli valse l'appellativo di Mr. Euro.
Lui stesso si vantava, scherzosamente, per l'impronta lasciata nella storia monetaria europea: «La gente - diceva - potrà vedere la mia firma sulle banconote per i prossimi dieci anni».

LA CARRIERA DI MR. EURO
Si era fatto le ossa dal 1965 al 1969 presso il Fondo monetario internazionale, prima di diventare ministro delle Finanze del suo Paese, dal 1973 al 1977, per il governo laburista. Autodefinendosi un difensore dei principi keynesiani (cioè del sostegno alla crescita grazie alla spesa pubblica) si era dovuto confrontare con due choc petroliferi, perseguendo una politica di grande rigore finanziario che gli aveva attirato critiche all'interno del suo partito. Aveva inoltre presieduto per 15 anni la Banca centrale olandese e aveva preso le redini dell'Ime, l'Istituto precursore della Bce. Il suo posto alla guida della Banca centrale europea è stato preso dal francese Jean-Claude Trichet.

LA VITA

Willem Frederik, detto Wim, nasce nel Nord dei Paesi Bassi nel luglio del 1935.
Negli anni Settanta si converte alla politica forte della Bundesbank, il che gli vale la fama e l'appellativo di "falco dalla chioma argentata", favorevole a un rigore monetario addirittura superiore a quello della Banca centrale tedesca.
A soli trent'anni la prima carica in un organismo finanziario internazionale, il Fondo monetario internazionale, dove lavora dal 1965 al 1969.
Entra nel governo socialdemocratico dell'Aja come ministro delle Finanze nel pieno della crisi petrolifera degli anni '70.
Nell'82 diventa presidente della Banca centrale olandese, carica che ricopre - record in Europa - per 15 anni.

Duisenberg viene subito identificato dall'altro uomo forte delle monete europee, il presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer, come un solido baluardo della stabilità monetaria. Dopo l'ultima svalutazione del fiorino dell'83, il futuro presidente della Bce riusce ad agganciare la valuta olandese al marco tedesco facendone una valuta forte e stabile. Duisenberg viene poi chiamato nel 1997 alla presidenza dell'Ime, embrione della futura Bce, della quale era membro fin dalla sua costituzione, succedendo al belga Alexandre Lamfalussy.

Non solo "Mister euro". Anche bon vivant, grande intenditore di vini, fumatore incallito, esperto giocatore di golf.
Dotato di grande ironia, nel novembre 2003 lasciò la presidenza della Bce con la consolazione, disse, che per i prossimi dieci anni gli europei avrebbero dovuto leggere la sua firma sulle loro banconote.
Ma seppe anche meritarsi un altro soprannome, "Wim il gaffeur": il più celebre dei suoi "incidenti" quando, nell'ottobre 2000, mandò al tappeto l'euro rivelando che la Bce non intendeva intervenire sui mercati per sostenerne il valore.

Rispettoso dell'indipendenza della moglie, non prese posizione quando le organizzazioni ebraiche olandesi protestarono per la bandiera palestinese che la signora Gretta aveva esposto sulla sua terrazza per denunciare l'occupazione israeliana della Palestina.
E poco più di un anno fa, aveva pagato senza battere ciglio una multa di 300 euro, per essere stato trovato dalla polizia olandese "positivo" al test del palloncino.