domenica, agosto 28, 2005

Una mezza verità, per coprire la Verità intera

da repubblica.it

Il ministro del Welfare: "Non lo faranno cadere con gli articoli del Financial Times"
Maroni: "Ridicolo ridurre tutto alla durata dell'incarico"
"Fazio resti a via Nazionale se ne vada il salotto buono" (di ROBERTO MANIA)

ROMA - Fuori le banche dalla Banca d'Italia. Non è una contraddizione in termini ma la proposta della Lega per riformare Via Nazionale, obbligando gli istituti di credito a cedere tutte le azioni di Bankitalia in loro possesso. "I controllati che controllano il controllante: questo sì che è il vero nodo da sciogliere. È come se Mediaset e la Rai fossero azioniste dell'Authority per le comunicazioni!", dice il ministro del Welfare, Roberto Maroni, per il quale limitare la riforma all'introduzione del mandato a termine del governatore è "semplicemente ridicolo".

Ministro, la prima domanda è quasi obbligatoria: perché voi della Lega difendete in maniera acritica l'operato del governatore Fazio?

"Lo so, tutti vorreste che rispondessimo dicendo che siamo riconoscenti al governatore perché ha tolto dai guai, con l'intervento dell'allora Popolare di Lodi di Fiorani, la nostra banca Credieuronord. Ma questa è una stupidaggine. In realtà è vero il contrario".

Non esagera un po'?

"No, è proprio così. Fazio ha rallentato fino all'ultimo il salvataggio della banca, autorizzando l'operazione solo dopo aver accertato che tutto fosse regolare. E poi i pretendenti alla Credieuronord erano due, non c'era solo la banca di Lodi. C'era un'altra popolare lombarda (la Popolare di Milano, ndr). Ma l'affare l'ha fatto Fiorani".

L'affare? La Credieuronord stava ad un passo dal fallimento.

"Sì, l'affare. Si vada a riguardare l'andamento del titolo della Lodi all'indomani dell'accordo. Il mercato premiò l'operazione".

Torniamo a Fazio, alla sua autoassoluzione al Cicr.
"Fazio ha consentito, senza favorirla in maniera illecita, dunque nel rispetto delle legge, un'operazione finanziaria ardita. Un'operazione che noi della Lega guardiamo con grande simpatia politica: costruire in terra padana un "terzo polo" bancario popolare vantaggioso soprattutto per le piccole e medie imprese".
Missione che non avrebbero potuto svolgere gli olandesi della Abn Amro?

"No, gli olandesi avrebbero solo drenato risorse e speculato. Fazio, invece, ha autorizzato un'operazione che collima con la nostra visione economica. Ma chi voleva bloccarla ha scatenato il pandemonio. Fazio è diventato il capro espiatorio, colpevole di lesa maestà. Concedendo l'autorizzazione a Fiorani ha sfidato l'establishment. Ed è questo il motivo per cui noi padani ci siamo schierati a fianco di un "ciociaro". Noi difendiamo un progetto di sviluppo del nord, non Fazio".

Senta, ma come ministro della Repubblica non ha avvertito qualche imbarazzo nel leggere i testi delle intercettazioni delle telefonate tra Fazio e Fiorani, quelli che sono apparsi sulle prime pagine di tutti i grandi quotidiani internazionali? Non contenevano propriamente una sfida all'establishment.

"Quando si costruisce un'operazione per sputtanare qualcuno si usa qualsiasi mezzo. Dieci anni fa cadevano le teste con gli avvisi di garanzia, oggi le si vorrebbero far cadere con gli articoli dei giornalisti del Financial Times che, invece, non contano nulla, né mi sembrano gli eredi di quel Bob Woodward, che scoperchiò lo scandalo Watergate. Qui si guarda solo dal buco della serratura. Aggiungo: noi non siamo nemmeno membri del Commonwealth".

Ministro, ma dalle telefonate emerge un intreccio di discutibili rapporti confidenziali tra un arbitro (Fazio) e un suo controllato (Fiorani). Non le pare?

"Non si può impedire alle persone di avere rapporti di amicizia. Ma lo scandalo vero è un altro: possibile che gli azionisti della Banca d'Italia siano le banche che la stessa Banca d'Italia deve controllare?"

È così da quasi 70 anni, ma non risulta che le banche abbiano mai interferito sulle decisioni dell'istituto.

"Io ho qualche ragionevole sospetto che i grandi azionisti, a cominciare da Banca Intesa che possiede oltre il 27 per cento delle azioni, possano esercitare condizionamenti. Non si dimentichi che Banca Intesa è anche azionista di Rcs, cioè del gruppo che controlla il Corriere della sera, e ha anche interessi su Antonveneta. Con questi clamorosi intrecci di interessi, qualcuno può parlare di una questione etica? È giusto che la politica stia fuori da Via Nazionale, ma ne devono star fuori anche i controllati".

Con la Banca d'Italia in mano al Tesoro?

"L'unico azionista non bancario è l'Inps. Si può lasciare tutto all'Inps, per esempio"

La verità è che ora voi, dopo averla chiesta nel passato ai tempi degli scandali Cirio e Parmalat, non volete la riforma di Bankitalia.

"Non abbiamo mai detto questo. Noi diciamo no ad interventi per bloccare l'Opa su Antonveneta e soprattutto ci opponiamo ad operazioni che abbiano come unico obiettivo lo scalpo di Fazio".

Il vicepremier Fini ha detto che va presa in seria considerazione l'ipotesi del mandato a termine del governatore. Siete d'accordo?

"È un intervento che non riforma un bel niente. È ridicolo pensarlo. Ci vuole una riforma grande che porti fuori dalla Banca d'Italia il cosiddetto "salotto buono" delle grandi banche e dei signori della finanza".

(28 agosto 2005)