da repubblica.it
Tra gli indagati Cesare Geronzi, Luigi Abete, Dino Marchiorello, Antonio Ceola, Pier Luigi Fabrizi. L'inchiesta fa capo alla Procura di Palmi
Tassi, chiesto il rinvio a giudizio
dei vertici di sei banche per usura
Secondo l'accusa del gruppo imprenditoriale De Masi, gli istituti di credito praticano in Calabria tassi d'interesse molto più alti che nel Nord-Italia
ROSARNO (REGGIO CALABRIA) - La Procura di Palmi ha chiesto il rinvio a giudizio per usura dei vertici di sei istituti di credito, Banca Antonveneta, Banca di Roma, Monte dei Paschi di Siena, Banca Nazionale del Lavoro, Banca Regionale Calabrese e Carime.
Tra gli indagati Cesare Geronzi, presidente di Capitalia; Luigi Abete, presidente della Banca nazionale del lavoro; Dino Marchiorello ed Antonio Ceola, ex presidenti della Banca Antonveneta, e Pier Luigi Fabrizi, presidente del Monte dei Paschi di Siena.
Complessivamente le richieste di rinvio a giudizio riguardano 41 persone tra direttori e dirigenti.
Il comune di Rosarno, ha dato incarico al proprio ufficio legale di costituirsi parte civile. L'udienza preliminare è stata fissata per il 22 giugno prossimo.
L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Alberto Cianfarini, è nata da un esposto del gruppo imprenditoriale della Piana di Gioia Tauro, De Masi, inviato alla prefettura e alla Banca d'Italia, in relazione al comportamento assunto dalle banche indagate.
Secondo la denuncia del gruppo De Masi alcune banche applicano al Sud, e in Calabria in particolare, tassi di interesse irregolari perché più alti che nel resto del Paese, circostanze confermate dai risultati di una consulenza tecnica d'ufficio disposta dalla procura.
De Masi ha riferito di essere stato costretto, ad opera degli istituti di credito con cui intratteneva rapporti, a pagare tassi d'interesse che diventavano superiori ai limiti consentiti con l'applicazione delle commissioni di massimo scoperto. Il gruppo De Masi, che ha circa trecento dipendenti, estende la sua attività in vari settori, tra cui i lavori edili, la produzione di macchine agricole ed i trasporti.
"Il comune di Rosarno - è scritto in una nota - ha ritenuto che l'atteggiamento delle banche nei confronti degli imprenditori locali, vessati dal costo del denaro e dall'atteggiamento poco collaborativo degli istituti bancari, abbia arrecato un gravissimo danno al territorio ed allo sviluppo dello stesso, impoverendo la già debole economia e contribuendo alla creazione di sofferenze e disoccupazione".
Il sindaco di Rosarno, Giacomo Saccomanno, ha precisato che "la costituzione dell'Ente è un modo per difendere il proprio territorio e l'economia già povera della zona nei confronti di banche che raccolgono il denaro dei calabresi, pagandolo pochissimo, per poi investirlo al Nord. In tale direzione - ha aggiunto - risulta evidente un divario rilevantissimo tra gli interessi praticati al Sud, altissimi, e quelli praticati al Nord, bassissimi, con un costo maggiore per le nostre aziende e, quindi, una difficoltà superiore rispetto alle imprese fuori dell'area meridionale. Un atto di giustizia per tutti quegli imprenditori che credono nello sviluppo del Sud e che poi, invece, si trovano in forte difficoltà per la mancata assistenza degli Istituti di credito".
(13 giugno 2005)