mercoledì, giugno 08, 2005

Lo Stato può stampare moneta? Si, perchè no?

da rinascita.net
Il denaro, Arma Letale
| Mercoledì 31 Luglio 2002 - 18:39 | Vanessa Maggio |

Nel mondo moderno esistono materie prime a sufficienza, lavoro, impianti, mano d'opera qualificata, nozioni scientifiche e tecnologiche adeguate e, in generale, ricchezze sufficienti ad alimentare - anzi, a sovralimentare - i suoi abitanti. E nondimeno, in detto mondo moderno, si rinnovano puntualmente, periodicamente, crisi "economiche", e disoccupazione operaia con il suo corollario: la fame. La scienza economica ufficiale giustifica questa alternanza di fasi di prosperità e di recessione, biascicando di benessere fittizio ed eccesso della produzione ed approdando alla stupefacente conclusione che sia logico e naturale veder gente ciondolare di fame e miseria accanto a magazzini straripanti di ogni mercanzia.
I codici penali di tutto il mondo puniscono, con pene che possono arrivare fino all'ergastolo, i falsificatori di moneta. Si vuole così non solo punire il falsario, il quale ponendo in circolazione banconote false si procaccia beni e servizi senza esserseli guadagnati lavorando, ma anche - e soprattutto - perché aumentando fraudolentemente la massa di liquido circolante deruba, indirettamente, tutti i suoi concittadini. La cosa riesce agevolmente comprensibile: quanto maggiore è il denaro circolante - in una data situazione - tanto minore è il suo valore. Se una banda di falsari in grande stile pervenisse, ad esempio, a stampare e diffondere una massa di banconote false pari a quelle a corso legale circolanti sul mercato, ogni cittadino si ritroverebbe automaticamente dimezzato il valore anteriore del suo denaro buono. I falsari sono autentici rapinatori dato che, con l'emissione di moneta falsa - che viene accettata per buona - si appropriano dell'equivalente denaro dei concittadini i quali dovranno per forza compensare di tasca propria il prezzo dei beni e servizi che i suddetti falsari si sono procurati con moneta falsa.

In effetti, qualsiasi nuova emissione di danaro - chiunque sia a farla - diminuisce il valore di quello già in circolazione. I detentori del danaro che circolava prima della nuova emissione subiscono una perdita evidente; di cui si rendono esatto conto al constatare che i prezzi sono aumentati e, reciprocamente, che il loro danaro vale ora di meno.
Quando si verifica una emissione di nuova moneta? In passato era esclusivamente lo Stato ad avere la facoltà di battere moneta. Esso procedeva ad emissioni a misura ' che le necessità lo imponevano e, poiché la funzione della moneta non è altra che quella di agevolare il pagamento e lo scambio dei beni e servizi, la massa del circolante si manteneva relativamente stabile, nell'ambito di una determinata situazione economica. Talvolta lo Stato procedeva ad emissioni di moneta per destinarla al pagamento di lavori e servizi pubblici, come l'istruzione popolare, le istituzioni sanitarie statali, l'igiene pubblica, l'esercito e la polizia, la pubblica amministrazione ecc. Con l'emissione di questa nuova moneta i cittadini - i detentori del denaro - soffrivano una perdita nel valore unitario della moneta (non si dimentichi mai che maggiore è la massa, circolante e minore è il suo valore unitario e tanto più lievitano i prezzi). Epperò tale perdita veniva compensata - almeno in larga misura - dai benefici che, direttamente o indirettamente, la comunità ricavava dai servizi e lavori pubblici realizzati dallo Stato stesso.
Questo in altri tempi, perché oggi praticamente tutti gli Stati hanno abdicato la propria sovrana facoltà di battere moneta e l' hanno fatto in favore di individui o istituzioni private: sono questi ultimi ad emettere "legalmente" la stragrande maggioranza della massa circolante, sino al punto da potersi affermare - senza iperboli -che almeno i nove decimi del denaro circolante in qualsiasi Paese sono costituiti da denaro falso. Se l'aggettivo "falso" suonasse troppo urtante, possiamo rimediare chiamandolo denaro... "astratto". Con due aggravanti: i pittoreschi falsari antico stampo dovevano essere degli imitatori di classe, degli artisti, e correre personalmente grossi rischi; laddove i moderni falsari creano il denaro con un semplice tratto di penna, con una scritturazione contabile, e riscuotono per giunta su questo cosiddetto "danaro" tanto di interesse! Tutto ciò senza rischio alcuno: anzi... "riscotendo" in soprappiù il rispetto e la maggiore considerazione da parte del gregge di gonzi sottoposti alla tosatura..

Frederick Soddy, economista inglese, vincitore del premio Nobel nel 1921, ha scritto: "il tratto più sinistro e antisociale del danaro scritturale è di non avere alcuna esistenza autentica. Le banche girano al pubblico una massa complessiva di danaro che non esiste. Comprando e vendendo per mezzo di assegni bancari, si verifica unicamente uno scambio privato fra coloro il cui danaro è amministrato dalla banca. Mentre il conto di un cliente viene addebitato, quello di un altro verrà accreditato e le banche possono continuare indefinitamente a rigirare il corrispondente importo.
"La facoltà di emettere danaro ha procurato alla banca la possibilità di realizzare grossi guadagni. Pur avendo iniziato la loro attività senza soldi propri, i banchieri sono riusciti a fare di tutti, indistintamente, dei propri debitori.[ ... ]

Diceva Goethe che "pensare è esagerare"! Nel 1930, gli Stati Uniti d'America si trovavano con i magazzini zeppi, però mancava il danaro necessario a farne commercio, cioè a far giungere i prodotti ai consumatori. L'inflazione aveva spinto i piccoli risparmiatori a cercare fonti di investimento che garantissero un reddito superiore alla svalutazione del danaro. L'investimento maggiormente rimunerativo era rappresentato dall'acquisto di azioni. Il "gioco al rialzo" provocò un sempre maggiore afflusso di capitali nel mercato azionario, e quindi la sottrazione degli stessi al mercato del consumo di merci. Ciò provocò il fallimento di numerose aziende medio-piccole. Conseguenza di tali fallimenti fu la caduta verticale del valore dei titoli azionari di queste aziende. 1 piccoli azionisti temettero di perdere i propri risparmi e si affrettarono a vendere le azioni da loro possedute, provocando la caduta verticale di tutti i titoli quotati a Wall Street. Si verificò il famoso "crack" del "black friday" (Venerdì nero), le imprese fecero bancarotta a migliaia e il trenta per cento degli operai rimase senza lavoro.
Per aumentare il volume di danaro circolante fu abbassato il tasso di sconto, a fine di scoraggiare l'immobilizzo di capitali presso le banche. Ciò aggravò la situazione di crisi dell'apparato produttivo, dato che all'aumento della liquidità non corrispose una ripresa della produzione, bloccata dalla mancanza di capitali bancari di investimento. Da tale situazione gli U.S.A. usciranno soltanto con la politica economica di inflazione programmata voluta dal presidente Roosevelt, di ispirazione keinesiana ("new deal").

Da questo momento in poi, negli U.S.A. inizierà a svilupparsi una politica di intervento crescente dello Stato nei campi economici interni ed internazionali.
In Italia e in Europa, al contrario, stiamo andando, diritti diritti, verso un nostro, originale, crack monetario e finanziario... seguendo impavidi la ricetta che già condusse alla grande crisi degli Usa.