da repubblica.it del 29 ottobre 2000
Il movimento fondato da un gruppo di autorevoli economisti tedeschi.
Presto ricorreranno alla Corte costituzionale
Germania, la guerra del partito anti-euro
Lo slogan è "via dalla moneta unica debole, torniamo al supermarco".
Tra i sostenitori un ex ministro Spd
dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI
BERLINO - Via dall'euro debole, torniamo al supermarco. E' la richiesta di un gruppo di autorevoli economisti tedeschi, che preparano un ricorso alla Corte costituzionale per chiedere l'uscita della prima potenza europea dalla moneta unica e il mantenimento per la Germania della forte valuta del dopoguerra democratico anche oltre il 2002, quando secondo i Trattati di Maastricht l'euro dovrebbe sostituire le singole divise nazionali del Vecchio continente.
Al movimento anti-euro (che è la prima importante sortita contro la moneta unica in Germania da quando l'euro ha iniziato il suo disastroso crollo degli ultimi mesi) il diffusissimo giornale popolare della domenica Bild am Sonntag dà oggi pubblicità con un ampio servizio. Vi partecipa anche un famoso, autorevole ex ministro delle Finanze del cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt, Hans Apel. E i sondaggi non hanno dubbi: i tedeschi, pur non scendendo in piazza contro l'unione monetaria perché sono un popolo disciplinato e tranquillo, in maggioranza farebbero volentieri a meno dell'addio al marco, che è stato per mezzo secolo simbolo dell'identità nazionale e ancora di certezze di stabilità economica e politica per tutti.
Politicamente l'uscita della Germania dall'Euro è difficilissima, ma da un punto di vista giuridico sarebbe perfettamente possibile, sostiene il gruppo di economisti- contestatori. I cui leader sono i professori Wilhelm Hankel, dell'università di Francoforte, e Karl-Albrecht Schachschneider dell'ateneo di Erlangen. Spiega Hankel: "Io mi rifaccio al verdetto del 1993 della Corte costituzionale. Secondo il quale l'Euro deve essere una valuta stabile, altrimenti cade il presupposto del Trattato di Maastricht e della partecipazione tedesca ad esso". I confini della stabilità valutari, notano gli esperti anti-euro, sono stati indicati a suo tempo dalla stessa Banca centrale europea: l'inflazione non deve superare il 2 per cento annuo. "Ormai invece siamo già al 2,8 per cento, quindi di stabilità non si può più parlare", afferma Hankel.
Incalza il collega Schachtschneider: "Quando, l'anno prossimo, anche la Grecia entrerà in Eurolandia, la moneta unica verrà completamente annacquata e perderà ancora valore rispetto al dollaro. Mi aspetto che nel 2001 il tasso di cambio passerà a 2,80 marchi per dollaro. Guardate invece la Gran Bretagna: l'economia va benissimo anche senza euro".
L'euroscetticismo all'inglese è dunque il motto dei contestatori. Afferma Hans Apel, oggi docente a Rostock: "Se avessimo ancora il marco non agganciato alle altre valute non soffriremmo di alcuna difficoltà nei cambi con il dollaro". Dal 1987 al 1998 infatti, egli sottolinea, il tasso di cambio marco- dollaro è rimasto stabile, sempre sotto i due marchi per dollaro. Dal debutto dell'euro invece è andata sempre peggio, e oggi ci si avvicina già a 2 marchi e 40 per dollaro.
Ma quali conseguenze avrebbe l'abbandono dell'unione monetaria per l'economia tedesca? I rischi sono minimi, dopo un periodo d'adattamento tutto andrebbe benissimo, sostengono gli economisti ribelli. Attualmente infatti solo l'export verso il Nordamerica, un venti per cento del totale, è avvantaggiato. Ma il rincaro dell'import di energia e materie prime a medio-lungo termine si rimangia tutti i guadagni, affermano. E pesa su tutte le aziende del paese.
Quali chances ha la rivolta anti-euro? Politicamente, tutti i grandi partiti sono per il mantenimento della Germania nella moneta unica, e molto probabilmente la Corte costituzionale dovrà tenerne conto. Però l'umore anti-euro della gente è sempre più netto. Caro-benzina e forte aumento dei costi delle vacanze all'estero pesano molto sulla borsa dei tedeschi, e riaccendono l'antica paura dell'inflazione. La quale come è noto distrusse la stabilità della repubblica di Weimar aprendo la strada a Hitler.
(29 ottobre 2000)