Petrolio "Da Sapere" (di Marco Saba)
Forse non tutti sanno che...
Il secolo scorso rimarrà famoso sostanzialmente per due considerazioni: l'enorme sviluppo della propaganda e il fatto che, dal 1900 al 2000, vi furono più morti per guerre, rivolte, etc. che in tutto il resto della storia dell'umanità messa insieme.
In merito alla propaganda, si dice che vengano sprecate circa dieci volte più risorse di quelle che potrebbero effettivamente venir usate per risolvere i problemi (così finalmente abbiamo capito dove vengono investiti i soldi raccolti dagli hedge funds, dai fondi d'investimento, dai fondi dei fondi, fino a toccare il fondo e cominciare a scavare - per seppellire i cadaveri). Non mi ero mai occupato di economia fino al 2000, anno in cui trovai degli scritti del professor Giacinto Auriti su Internet in merito alla questione monetaria. La questione che pone il giurista non è da poco: può prestare moneta solo chi la possiede. Il problema è che non esiste nel diritto una legge che stabilisca di chi è la moneta all'atto dell'emissione, che normalmente viene fatta da una banca centrale, una società parzialmente o completamente privata. Stiamo parlando di contanti: monete e banconote. Le banconote, emesse dalla banca centrale, vengono addebitate allo Stato in misura del loro valore di facciata (10, 50, 100 euro etc.) e non in misura del loro costo di emissione (carta e inchiostro). La differenza notevolissima tra questi due costi viene chiamata "signoraggio" e viene incamerata dai soci della banca centrale. Per quanto riguarda la BCE, la banca centrale europea, circa 60 miliardi di euro al mese. A parte l'ovvia considerazione del perché mai un popolo "sovrano" debba pagare un signoraggio a chicchessia, e quindi sottomettersi ad un servaggio, il problema "clou" è che nessuna legge stabilisce che la banca centrale possa giocare tra l'ambiguità dei due costi sopra accennati. Difatto, senz'altro la banca centrale ha la proprietà della merce "banconote", ma non si vede perché debba addebitarne il valore fiduciario, che è creato dalla convenzione del popolo che le accetta, allo Stato. Lo Stato da parte sua addebita al popolo questo enorme signoraggio (pari a tutto il valore delle banconote circolanti) sotto la voce di bilancio "debito pubblico", poiché la banca centrale lo Stato la paga mediante emissione di BOT e/o CCT, ovvero promesse di futuri prelievi fiscali. Questo è il sistema bancario occidentale che imponiamo, senza saperlo, quando esportiamo "democrazia" in paesi lontani mediante le "guerre umanitarie". Tutte le altre banche che fanno parte del sistema dove insiste la banca centrale, godono del privilegio della riserva frazionaria - ovvero di poter "stampare" credito in misura 50 volte superiore all'entità effettiva delle banconote e monete (M1) realmente circolanti.
Se tutti corressimo allo sportello a prelevare in contanti i nostri depositi, il sistema crollerebbe. Se non corressimo tutti insieme, ma un po' per volta, la banca centrale farebbe in tempo a stampare nuove banconote da distribuire alle banche periferiche, creando inflazione.
Il petrolio e la riserva frazionaria
La premessa serviva per chiarire alcuni concetti base, veniamo ora al petrolio. Durante l'amministrazione di Jimmy Carter, venne implementata da Paul Volcker - governatore della Federal Reserve - la politica del prestito frazionario. All'epoca il 97% dei dollari esistenti non erano mai stati stampati, ma creati nei computer "dal nulla". Questo sistema venne implementato prima che alcuni importanti ufficiali statunitensi si recassero in Nigeria per convincere il primo ministro ad aumentare il prezzo del petrolio nigeriano. Questi lo fece poco prima di perdere la vita in un attentato che venne organizzato da dei paramilitari addestrati a Belize (che allora era British Honduras). Il prezzo di tutto il petrolio è basato sul prezzo del petrolio nigeriano che, come quello libico, è uno dei più puri del mondo. Ovvero, si può quasi mettere direttamente nel serbatoio delle automobili. La vita del primo ministro nigeriano durò, per "coincidenza", fino a quando gli ufficiali statunitensi non si recarono in Kuwait per convincere i locali produttori di petrolio a venderlo al prezzo gonfiato di 30 dollari al barile. Ma perché mai questi astuti emissari volevano comprare petrolio a prezzi così gonfiati? La risposta è allo stesso tempo incredibile ed orripilante. Gli ufficiali americani volevano acquistare petrolio dagli stati del golfo e dall'Arabia Saudita alle seguenti condizioni, apparentemente innocenti. La prima condizione era che l'OPEC - contro la quale poi si scatenò una notevole propaganda anti-araba - doveva diventare una realtà e avrebbe dovuto insistere nel fissare in dollari il prezzo di tutte le compravendite di petrolio mondiali. In pratica, chiunque acquisti petrolio, dovendo usare dollari, riconosce il signoraggio ai privati possessori della Federal Reserve Inc. che ha la sede a Puerto Rico. A noi semplici cittadini importa poco perché tanto il signoraggio, dal 1694, anno di fondazione della Banca d'Inghilterra, non ce l'hanno mai restituito. La seconda e più sinistra condizione imposta dagli americani era che le compagnie petrolifere americane - che acquistavano il petrolio - non sarebbero state obbligate a versare i pagamenti direttamente ai paesi venditori. Agli arabi, come prerequisito, veniva imposto di acquistare Certificati di Deposito ventennali e trentennali che sarebbero rimasti depositati su banche americane. Sarà una coincidenza, ma i proprietari delle compagnie petrolifere sono gli stessi proprietari delle banche che gestiscono questa operazione. Per semplicità, in che cosa consiste questo "prestito frazionario"? Innanzitutto, il fatto che il 97% dei dollari non esistesse in forma di banconote costituisce una pura e semplice truffa che origina da quando anticamente le banche rilasciavano ricevute per l'oro depositato dai clienti. Le banche si accorsero che molti utilizzavano le ricevute come moneta e che pochi passavano a ritirare effettivamente l'oro. Da qui l'idea geniale: stamparono molte più ricevute di quanto oro effettivamente depositato, sperando che nessuno se ne accorgesse. Come speravano ieri, sperano ancora oggi.
Quello che per chiunque sarebbe un reato, non lo è per gli uomini d'onore abilitati dalla Federal Reserve, i banchieri della riserva frazionaria. Per valutare l'ampiezza della frode del sistema della riserva frazionaria, facciamo un esempio pratico di una tipica transazione petrolifera.
Un esempio pratico
Una compagnia petrolifera americana emette un assegno per un milione di dollari intestandolo ad un agente ufficiale arabo che rappresenta la parte venditrice. La transazione viene effettuata - ad esempio - presso la Chase Manhattan Bank e la somma viene depositata come Certificato di Deposito trentennale registrato nel computer ed intestato all'ufficiale arabo. L'arabo è stato pagato, ma chi è il proprietario della Standard Oil? Chi è il proprietario della Chase Manhattan?
Andiamo avanti. Il petrolio (costo di estrazione 80 centesimi di $ al barile n.d.r.) viene raffinato e venduto caro al popolo americano o a quello italiano. Chi viene incolpato dei prezzi esosi della benzina? Quel "maledetto" cartello arabo. Ma a 1,2 euro al litro è la compagnia petrolifera che riceve il guadagno - tolte le accise governative. Nel frattempo, cosa accade nel conto bancario dell'arabo? La Chase Manhattan Bank - nel nostro esempio, ma potrebbe anche essere la BNL - ha depositato un milione di dollari - un pezzo di carta con su scritto "1 milione USD" - nel sistema della Federal Reserve che, grazie alla politica della riserva frazionaria, autorizza la Chase ad effettuare prestiti per 50 milioni di dollari a paesi come il Brasile, il Messico, l'Argentina, oppure al Congresso degli USA, etc. favorendo la leggenda che ci sarebbero più soldi di quanti effettivamente necessari per i prestiti. Ed ecco la grande usura condannata dal Corano: le banche guadagnano sui prestiti frazionari mentre ai paesi arabi vanno solo gli interessi annuali sui certificati di deposito pluriennali che sono stati costretti a comprare - e se non sei d'accordo, fai la fine di Saddam. Infatti Saddam, poco prima dell'ultima guerra del Golfo, aveva cominciato a vendere petrolio in cambio di euro, cosa che al cittadino europeo avrebbe forse fatto abbassare il costo della benzina.
Ma così facendo, avrebbe rotto le uova nel paniere dei proprietari della Federal Reserve, delle grandi banche americane, delle compagnie petrolifere ed ai membri della Commissione Trilaterale che- oh, coincidenza ! - sono esattamente le stesse persone. Con il petrolio a 44 dollari il barile, gli arabi prendono il 5% (se va bene) delle somme in gioco sotto forma di interessi per i titoli sottoscritti che, guarda un po', se decidono di venderli provocano grandi disastri (le Torri Gemelle ed il recente blackout USA-CANADA funzionali a rendere impossibile, in quei periodi, i trasferimenti elettronici di denaro...).
In questa guerra mondiale di interessi titanici, capi arabi da una parte e Rockefeller (dollaro USA) e Rothschild (euro) dall'altra, di sicuro qualcuno come sempre non vincerà: i popoli.