Ecco il legame tra Bankenstein e la Banca Centrale Europea.
da Quintostato e La stampa...
Sono sempre meno le aziende propense ad utilizzare le Radio Frequency Identification, innovazioni tecnologiche semplici e funzionali che, nonostante le enormi potenzialità, stentano a decollare sul mercato. Eppure basterebbe inserire un’etichetta intelligente all’interno di ogni prodotto di un supermercato per rivoluzionarne completamente le modalità di vendita: per i commessi, che potrebbero sapere in ogni momento dove si trovano le merci e l’esatta quantità delle scorte, e per i clienti, che non sarebbero più costretti a fare la fila alla cassa. Uno speciale apparecchio, sensibile alle smart tag, rileverà il contenuto del carrello, presentando istantaneamente il conto della spesa. Ma i campi di applicazione delle RFID sono innumerevoli: Michelin sta sperimentando le modalità per inserirle all’interno dei propri pneumatici così da facilitare la gestione dei magazzini. Una volta montate su un’auto, le gomme potrebbero inoltre essere associate al numero di matricola della carrozzeria, scoraggiando eventuali tentativi di furto.
Un vantaggio apprezzato anche dalla Banca Centrale Europea,(N.d.R. - vedi La storia di Bankenstein: Voglio tutto il mondo, più il 5%) che sta valutando i inserire le smart tag dentro le banconote per renderle del tutto infalsificabili e, qualora rubate, facilmente rintracciabili. Più futuristica è l’idea di VISA, il cui intento è servirsi delle RFID come di carte di credito, incorporandole all’interno dei cellulari o di altri supporti. In questo modo sarebbe possibile effettuare qualsiasi tipo di acquisto senza più usare il portafogli. Ma allora perché, visti i vantaggi oggettivi, questa nuova tecnologia non è ancora esplosa, e addirittura l’italiana Benetton, dopo aver siglato un accordo miliardario con Philips per inserire etichette intelligenti all’interno dei capi di vestiario, ha deciso di rinunciare al progetto? Il problema principale, che ha frenato finora qualsiasi tipo di sviluppo, sembra essere quello della privacy.
Molte associazioni di consumatori e alcune parti politiche sostengono che le RFID, applicate al tracciamento dei prodotti, potrebbero essere utilizzate per spiare il comportamento e i gusti dei singoli clienti o per altri scopi illegittimi. Un rischio concreto, dal momento che le smart tags potrebbero potenzialmente rendere sempre rintracciabili gli pneumatici, le banconote o la scatoletta di pelati dentro cui sono state inserite, anche dopo il loro acquisto, trasformando un innocuo prodotto in un vero e proprio strumento di sorveglianza. Ecco perché il Congresso statunitense sta elaborando delle leggi che obblighino i rivenditori a informare i propri clienti della presenza di RFID all’interno delle merci acquistate, in modo che esse possano essere tolte o disattivate. Ma la tecnologia, si sa, corre sempre più veloce della legge. La società "Applied Digital Solutions" ha già prodotto un nuovo chip lungo solo 11 millimetri da installare sotto la pelle, che può risultare utilissimo per rintracciare bambini, malati di Alzheimer, e chiunque debba essere tenuto sotto costante controllo (N.d.R. - vedi La storia di Bankenstein: Voglio tutto il mondo, più il 5%). Una prospettiva avvincente e quanto mai preoccupante allo stesso tempo.