Indilazionabile la riforma del sistema monetario (di Vittorio Soldaini)
È necessario costituire un gruppo di analisi e ricerca che abbia perfetta contezza della natura, dell’essenza, peculiare della moneta, frutto della convenzione, mezzo di scambio di beni o servizi, misura del valore ed al tempo stesso valore della misura, bene di utilità ripetuta nel tempo e nello spazio. Nell’opinione pubblica si registra tuttora presente la credenza che vi sia un rapporto del volume delle banconote emesse con l’oro, nonostante che il 15 agosto 1971 il Presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, dichiarasse che il dollaro USA, cessava di essere ancorato al metallo giallo in base al trattato di Bretton Woods del 1944. Inoltre non si conosce che la moneta non viene emessa dallo Stato, né in Europa né altrove, negli USA, nemmeno nella ex Russia Sovietica o di Putin, nella Cina Comunista di Mao ed attuale, neppure a Cuba. I segni monetari vengono emessi da una struttura denominata banca centrale che è esterna ed estranea, autonoma, indipendente, sovrana e lo Stato, rappresentato da una classe politica che non si pone e non ci vuole nemmeno pensare, è solo suo cliente che solo può coniare monete metalliche previo suo assenso mentre la cartamoneta la prende a prestito. Qui risiede il punto di partenza della riforma di ogni sistema monetario nazionale come pre condizione di una vera riforma internazionale. La centralità dell’uomo rispetto ad ogni forma dello Stato, ad ogni legislazione, esige esserlo anche nei confronti della moneta. Lo esige la verità delle cose, il bene dell’intelletto, il diritto, la morale, la giustizia. Su il quotidiano economico-finanziario “Il Sole – 24 Ore”, domenica 14 febbraio 1993 si legge il testo riportato della relazione del disegno di legge sul conto intrattenuto dal Tesoro presso la Banca d’Italia.
La subordinazione degli Stati alla Banca Centrale Europea, oltre che alla banca centrale dello Stato di riferimento, viene così sintetizzata: “In conseguenza, non si consente agli esecutivi degli Stati firmatari del Trattato di Maastricht di esercitare signoraggio in senso stretto: ovvero di appropriarsi di risorse attraverso l’emissione di quella forma di debito inesigibile che è la moneta inconvertibile a corso legale”. Pertanto solo la BCE emette cartamoneta ed incassa il relativo “signoraggio”,
mentre gli Stati dell’Unione Europea, previo suo consenso, potranno coniare moneta metallica e chiederle in prestito denaro creato dal nulla, al costo della carta e dell’inchiostro. Il denaro preso in prestito costituisce il debito pubblico sul quale gravano gli interessi.
Dal signoraggio mercimonioso discendono altri signoraggi che feriscono la dignità umana, offendono la morale, opprime l’uomo, soffocano la libertà, instaura la società dell’antidecalogo. Questa è la descrizione dello stato dell’arte della relazione esistente fra gli Stati con la Banca Centrale di riferimento: “In conseguenza, non si consente agli esecutivi degli Stati firmatari del Trattato di Maastricht di esercitare signoraggio ….”
Lo stesso tipo di relazione intercorre fra la Federal Reserve Banking System e l’esecutivo statunitense e così via, tali sono i rapporti fra gli Stati e le banche centrali. La struttura, il lavoro, il potere, della banca centrale è frutto della lunga storia dell’architettura del potere, di tutti i poteri, che consiste nel governare i governanti e lasciare a questi la visibilità del potere e recitare la parte di svolgere il ruolo d’imparziali, autonomi, oculati tesorieri dello Stato.
Solo la conoscenza della natura della banca centrale mette in condizione di avere contezza del suo grande, onnipervasivo, tremendo potere sulla vita delle nazioni. Senza la proprietà popolare della moneta (*) non c’è libertà, la Libertà che coniuga il Dirittto con la Giustizia, con la Legittimità, con il Lavoro, con l’Etica, con l’Economia.
(*) Cfr. G. Auriti, Il paese dell’utopia, Ed. Tabula fati, Chieti.