domenica, dicembre 31, 2006

Le concessioni della FED alla Zecca degli Stati Uniti

Le nuove monete da 1 dollaro degli USA (dal 2007 al 2016) con i volti dei presidenti

10/12/2006 0.1 - Astrea

Dopo il “Presidential Coin Act” del 2005, che prevede l’emissione di monete da 1 dollaro per ricordare i presidenti americani, nel 2007 la Zecca degli Stati Uniti metterà in circolazione 4 splendide monete, emesse a distanza di 3 mesi l’una dall’altra, dedicate rispettivamente a George Washington, Thomas Jefferson, John Adams e James Madison.

La serie sarà inaugurata il 15 febbraio da George Washington (22 febbraio 1732 - 14 dicembre 1799), generale e comandante dell'esercito americano nella guerra di rivoluzione (1775–1783) ed primo Presidente degli USA (1789 - 1797): la moneta da 1 dollaro color oro recherà, come le altre che seguiranno, sul dritto l’immagine del presidente e l’indicazione degli anni in cui ha svolto il mandato; sul bordo troveremo le tradizionali iscrizioni “E PLURIBUS UNUM” e “IN GOD WE TRUST”. Sul retro del conio, invece, sarà raffigurata la statua della libertà e saranno impresse le iscrizioni “THE UNITED STATES OF AMERICA” e “$1”.

La Federal Reserve, con questa iniziativa, si propone di permettere l’utilizzo di più monete al posto delle banconote perché, secondo varie stime, ciò farebbe risparmiare al governo circa 500milioni di dollari all’anno. Infatti, anche se le monete prevedono maggiori costi di produzione, esse durano circa 30 anni, mentre le banconote si usurano più facilmente, e quindi restano meno tempo in circolazione.

Come afferma Barbara Hagenbaugh e conferma un sondaggio, gli statunitensi accetteranno le monete da 1 dollaro solo se le corrispondenti banconote saranno tolte dalla circolazione.

“Le nuove monete presidenziali da 1 dollaro sono modo efficace e divertente per imparare sui presidenti del passato”, ha affermato Edmund C. Moy, direttore della Zecca statunitense.

L’ attività promozionale delle monete punterà a incitare la curiosità degli americani sulla figura di ciascun presidente: la Federal Reserve si augura che siano gli stessi americani a richiedere le monete, spinti dal desiderio o dalla curiosità di conoscere meglio vita e operato dei presidenti.

continua su: http://www.banconotemondiali.it/articolo.asp?id=435

mercoledì, dicembre 27, 2006

Continuano le manovre per sputtanare le banconote cartacee da parte dei giornalisti prezzolati da Il Grasso Bankiere© (ovvero il 99,9%)

Cocaina sul 94% delle banconote in Spagna
Reuters - Dom 24 Dic

MADRID (Reuters) - Tracce di cocaina si trovano sul 94% delle banconote in Spagna, un paese con una delle percentuali più alte di consumatori della droga, secondo uno studio pubblicato oggi.

I cento biglietti presi in esame sono stati raccolti in palestre, supermercati e farmacie in giro per la Spagna, dove la cocaina è diventata sempre più accessibile grazie al maggior afflusso e al calo dei prezzi di vendita per strada.

La cocaina ora si vende a 60 euro al grammo, o 5 euro a striscia, e viene regolarmente usata dall'1,6% degli spagnoli, in crescita rispetto allo 0,9% del 1999, diceva un rapporto governativo questo mese.

Non è chiaro quante delle banconote in questione siano state usate per sniffare cocaina e quante si siano invece sporcate al contatto con altri biglietti, secondo lo studio del laboratorio Sailab, pubblicato dal quotidiano El Mundo.

*da: http://it.news.yahoo.com/24122006/58-59/cocaina-94-delle-banconote-in-spagna.html

lunedì, dicembre 25, 2006

Ma che ce frega, ma che c'emporta..noi bankieri all'arte* je sputamo 'nfaccia..


noi bankieri all'arte je sputamo 'nfaccia..
e poi je dimo..
e poi je famo..
tu nun ce rendi e noi te cacciamo
mapperò..
noi semo quelli..
che se stammmmpenòòooo li sòrdi
e del teatro bello tu-u-u-o
noi ce ne fregamo, olè

BANKITALIA VENDE IL SALONE MARGHERITA A 15.000.000 DI EURO

Attori e comparse facciano bagagli e bagaglini e fuori dalle balle!




BANKITALIA VENDE IL SALONE MARGHERITA

La Banca d’Italia ha messo in vendita il Salone Margherita di via Due Macelli, storico spazio scenico della capitale su cui si sono esibiti da Marinetti a Petrolini, da Totò a Fabrizi senza dimenticare i miti femminili come la Bella Otero o Lina Cavalieri. Inaugurato nel 1898 come caffè concerto, ha ospitato serate futuriste e varietà, per poi diventare il café chantant che si contendeva con Napoli l’invenzione della celebre "mossa”, consacrata anche da Gabriele D’Annunzio. La decisione inspiegabile di liberarsi della proprietà dell’immobile con una base d’asta di 15 milioni di euro, con possibilità di inviare le buste con le offerte fino alle 13.30 del 30 gennaio, ha creato dolore, incredulità e panico nella produttrice Rosa Pol, nel regista Pierfrancesco Pingitore e nell’attore Oreste Lionello che ormai da anni lavorano nella sala, creando anche spettacoli per la televisione con il marchio del "Bagaglino”. La compagnia ha comunque un contratto di locazione con scadenza prevista nel 2009 ed è stata invitata già da giugno a rendere visitabile l’edificio per eventuali acquirenti come accade quando si decide la compravendita di un bene occupato. E’ sconosciuta la motivazione per cui la Banca d’Italia non abbia preferito disfarsi di altri suoi possessi infruttuosi come per esempio lo stabile limitrofo al teatro occupato in passato dalla Fideuram e attualmente abbandonato. «Reputo vergognoso che la Banca d’Italia venda un teatro con avviso d’asta come se fosse un locale dismesso - ha dichiarato Pingitore - Non è molto credibile che versi in cattive acque, altrimenti dovremmo tremare tutti noi italiani». Nel tentativo di convincere la proprietà a rinunciare al misterioso progetto, si auspica una dilazione temporale cercando anche di sollevare una giusta mobilitazione di politici e artisti. L’assessore alle Politiche culturali, Gianni Borgna e l’assessore alle Politiche del Patrimonio, Claudio Minelli hanno congiuntamente espresso il loro interessamento nei riguardi della vicenda, impegnandosi a prendere gli opportuni contatti e a sollecitare la Banca d’Italia alla tutela di questo prezioso spazio culturale. Hanno inoltre voluto assicurare che il Comune non permetterà mai che un teatro di così grande importanza possa avere destinazioni d’uso diverse da quelle teatrali. Anche l’assessore alla Cultura della Provincia, Vincenzo Vita ha fornito la sua completa disponibilità in tale prospettiva. T. D. M.
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rif: http://www.iltempo.it/approfondimenti/print.aspx?id=1064078



Bankitalia: Vende a Roma Il 'Salone Margherita'
Di (Peg/Gs/Adnkronos)

Roma, 26 ott. (Adnkronos) - A.A.A. Salone Margherita vendesi. Il mittente dell'annuncio apparso oggi sul 'Sole 24 Ore' e che riguarda il teatro romano vicino a Piazza di Spagna, sede di uno dei cabaret storici della capitale, il 'Bagaglino', e' la Banca d'Italia. L'istituto centrale e' dunque il proprietario che nell'avviso di vendita offre ''al miglior offerente'' il teatro di via Due Macelli ''nello stato di fatto e di diritto in cui si trova al prezzo base di 15.000.000,00 euro''.
rif: http://it.biz.yahoo.com/26102006/201/bankitalia-vende-roma-salone-margherita.html



SALONE MARGHERITA: BANKITALIA VENDE TEATRO, PREZZO BASE 15 MLN

(AGI) - Roma, 25 ott. - Cambia padrone il Salone Margherita, storico teatro romano che ha visto esibirsi sul suo palcoscenico tutti i principali protagonisti della rivista italiana, da Ettore Petrolini a Walter Chiari, da Aldo Fabrizi a Toto’ fino alle recenti esibizioni della compagnia del Bagaglino. A mettere in vendita quello che fu il primo cafe’ chantant nazionale e’ la Banca d’Italia. Base d’asta: 15 milioni di euro.
Le buste con le offerte, si legge nell’avviso pubblicato da via Nazionale, dovranno essere presentate entro le 13,30 del 30 gennaio 2007 e saranno aperte lo stesso giorno. Le proposte di acquisto dovranno essere irrevocabili per un periodo di 180 giorno. La cauzione, costituita da fideiussione bancaria, assicurativa o finanziaria, ammonta a 750 mila euro, pari al 5% del prezzo base. (AGI)
Mau
rif: http://www.economia-oggi.it/archives/00016177.html



*a parte le edizioni del Bagaglino, ovvio.

domenica, dicembre 24, 2006

San Paolo-Banca Intesa e Banca Rothschild, Prodi sull’attenti!

San Paolo-Banca Intesa e Banca Rothschild, Prodi sull’attenti!

DilloAdAlice.it n. 134 del 20/12/2006
http://www.dilloadalice.it/lettera.aspx?articolo=l134manuelnegri.xml

L'imminente maxi-fusione tra Banca Intesa e San Paolo Imi, salutata calorosamente dagli 'addetti ai lavori' del settore finanziario e accolta con plauso reverenziale dai massimi esponenti del governo di centrosinistra, Prodi in testa, è stata presentata quale logica conseguenza delle irrinunciabili esigenze dettate dagli indiscutibili processi di globalizzazione, ritenuti esiziali per l'intero sistema creditizio europeo.

Esigenze tanto care ai 'padroni planetari' quanto nefaste, alla luce del già annunciato riassetto aziendale, per il personale dei due istituti. L'operazione di fusione-accorpamento prevede infatti il licenziamento, loro li chiamano 'esuberi', di 15/20 mila persone, per lo più costrette al prepensionamento, con onerosi costi aggiuntivi per i già lacunosi conti dell'INPS.

L'annoso problema occupazionale che investirà 15/20 mila famiglie, maggiore e più nefasto aspetto, non deve però fare passare in sordina la preoccupante concentrazione di potere e gli oscuri intrighi di palazzo che ombreggiano su tutta l'operazione, a partire dai protagonisti principali, come i sodali di Romano Prodi, Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa che guiderà il nuovo gruppo, ed Enrico Salza, presidente di San Paolo Imi, che sarà a capo del nuovo Consiglio di gestione.

Alla loro corte verranno confermati Pietro Modiano, direttore generale di San Paolo Imi, nonché marito del Ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini e il protagonista, unitamente al presidente di Unicredit Alessandro Profumo, delle primarie uliviste Corrado Passera, amministratore delegato di Banca Intesa. Senza però dimenticare Alfonso Iozzo, già amministratore delegato di San Paolo Imi, oggi scelto, guarda caso, dal Consiglio dei Ministri, come Presidente della potentissima Cassa Depositi e Prestiti, il cui riassetto è stato recentemente stilato e presentato al governo Prodi dalla Banca Rothschild. Un nome, una garanzia...non certo per i circa 20 mila senza più occupazione.

L'Iran usa l'euro e scattano le sanzioni

L'Iran usa l'euro e scattano le sanzioni
(di Sandro Pascucci)

La storia si ripete: chi tocca il signoraggio [del dollaro in questo caso] muore, in un modo o nell'altro. Risoluzione 1737 delle Nazioni Unite? per ora. A febbraio inizieranno a bombardare il paese. Gli USA e Israele attaccheranno un Paese Sovrano che vuole avere e usare ciò che loro [più i soliti imboscati inghilterra, francia, russia, blablabla] hanno e usano. I giornalisti_schiavisti (o giornalisti_pusher, spacciatori di fandonie e caporali di IGB©) tirano fuori i loro articoli sull'afghanistan, iraq e 100 altri paesi già in precedenza arbitrariamente distrutti e iniziano le consuete operazioni di find e replace. Sostituire la parola "iraq" con "iran" e salvare il file con nuovo nome: guerra_in_iran_0001.doc. Di sicuro era pronto un lavoretto simile anche per il venezuela ma gli è andata buca!

Ma che c'entra il dollaro con l'iran? TUTTO. Gli USA non possono permettersi che si scopra che razza di cartastraccia sia diventato il dollaro e non possono permettersi NESSUN concorrente alla loro valuta. La valuta EURO, pur essendo cartastraccia colorata da IGB© alla stessa stregua della valuta DOLLARO, è vietata nel mondo finanziario internazionale poiché metterebbe a nudo l'enorme DEFICIT americano e renderebbe il crollo degli USA IMMEDIATO. Si smaschererebbe infatti la truffa del signoraggio NEL MONDO. La notizia passata sottobanco dai giornalisti_pusher è quella che l'iran è passato ad usare l'EURO in TUTTE le sue attività economiche/finanziarie/commerciali con l'estero. Il pensiero ovviamente va ai pagamenti di PETROLIO ma non sono esclusi altri aspetti, più psicologici e destabilizzatori dell'EURO-PETROLIO. Ad esempio l'EURO potrebbe entrare nei bilanci statali e allora..



L'Iran dice addio al dollaro e converte tutto in euro

Il governo iraniano ha ordinato alla banca centrale di convertire in euro le attività denominate in dollari detenute all'estero e di rimpiazzare la divisa Usa con quella europea nelle transazioni con l'estero.

MILANO - Il governo iraniano ha ordinato alla banca centrale di convertire in euro le attività denominate in dollari detenute all'estero e di rimpiazzare la divisa Usa con quella europea nelle transazioni con l'estero e negli scambi internazionali.


Lo ha annunciato il portavoce del governo Gholam Hossein Elham. La decisione è stata adottata in risposta alle pressioni degli Stati Uniti sulle Nazioni Unite per adottare sanzioni contro l'Iran per il suo controverso programma nucleare. Elham ha aggiunto che anche il budget dell'Iran sarà calcolato in euro.


'Le risorse dall'estero e le entrate petrolifere saranno calcolate in euro e le riceveremo in euro per mettere fine alla dipendenza dal dollaro", precisa un portavoce del governo iraniano, secondo il quale "procederemo anche al cambio dei nostri averi all'estero, il che include sia le entrate delle esportazioni, sia le fonti di finanziamento internazionali".
(Repubblica.it 18 dicembre 2006)


Bankitalia alla Goldman Sachs e Soros Corporation?

CAMBIO DEI QUADRI IN BANKITALIA. FATTO FUORI IL NEOKEYNESIANO CIOCCA

Roma, 20 Dicembre 2006 – AgenParl – Non è finito sotto silenzio negli ambienti politici il fatto che le dimissioni di Pierluigi Ciocca da vice direttore generale della Banca d’Italia segnano il coronamento della svolta operata dal governatore Mario Draghi che sta trasformando la nostra banca centrale in una brutta copia di una banca d’affari privata come la Goldman Sachs. Ciocca è noto per il suo orientamento neokeynesiano e, anche se da posizioni di minoranza, ha sempre sottolineato l’importanza di privilegiare l’economia reale dei settori produttivi di fronte all’avanzata della finanza e della speculazione.

I due nuovi vicedirettori, Ignazio Visco e Giovanni Carosio, sono uomini di fiducia di Draghi, anche vicini alle posizioni di Padoa Schioppa, e parte della nidiata dei famosi “Ciampi’s boys”. Adesso la Banca d’Italia, che, e non scordiamocelo mai, è strutturata come una società per azioni privata, è lanciata sulla strada del liberismo economico con sempre meno regole e del monetarismo a la Milton Friedman della Scuola di Chicago che esporrà l’Italia alle mire speculative di banche e finanziarie internazionali. Per l’economia e per i cittadini ci saranno ricadute molto negative di austerità e di tagli.

Draghi aveva iniziato la sua “lunga marcia” quando il 2 giungo 1992, come direttore generale del ministero del Tesoro di Ciampi, guidò la pattuglia di dirigenti delle Partecipazioni Statali nell’incontro sul “Britannia”, il panfilo della regina Elisabetta d’Inghilterra, dove si perfezionò la svendita, a prezzi stracciati, dell’industria di stato italiana alle finanziarie della City di Londra.

Infatti, poche settimane dopo, all’inizio di settembre, l’attacco speculativo guidato da George Soros e co. portò ad una svalutazione della lira del 30%.

In seguito, per i suoi meriti guadagnati sul campo della grande finanza, Mario Draghi lasciò gli incarichi di stato per essere nominato vicedirettore della banca d’affari internazionale Goldman Sachs, di cui divenne nel periodo 2002-2005 responsabile per l’Europa. Sponsorizzato dal mondo bancario e finanziario della City e di Wall Street, e in un assordante silenzio di entrambe le coalizioni politiche, è stato portato a Via Nazionale, precedentemente liberata, con scandali e intrighi di corte, da un Antonio Fazio, forse troppo tradizionalista per essere amato dalla egemonica finanza d’assalto. In caso di una seria crisi finanziaria, la sua legge espone le banche italiane ad una fine come nel ’29.

rif. http://www.agenparl.com/news.asp?id=1869

mercoledì, dicembre 13, 2006

Debito pubblico, è record storico (ma ogni volta?) parte 6

Eccoci come sempre al nostro appuntamento con:
Debito pubblico, è record storico (ma ogni volta?) parte 6

ricordiamo la parte 5



da: http://www.repubblica.it/2006/12/sezioni/economia/conti-pubblici-33/debito-record/debito-record.html
Bankitalia, il debito pubblico sfonda i 1.600 miliardi di euro

ROMA - Il debito pubblico italiano sfonda per la prima volta il tetto dei 1.600 miliardi di euro e a fine settembre si attesta a 1.601,5 miliardi. E' quanto riporta il supplemento Finanza Pubblica al Bollettino Statistico della Banca d'Italia.

Il debito pubblico ha così conquistato un nuovo record assoluto, segnando nei primi nove mesi dell'anno un crescita di circa 90,6 miliardi, con un trend al rialzo del 6%. A fine dicembre, infatti, i conti avevano chiuso con un debito a quota 1.510,8 miliardi. Ai fini del Patto di Stabilità non è però il valore monetario del debito che incide nel rispetto dei parametri, ma solo il rapporto con il Pil che sarà disponibile solo quando saranno pronti i dati di dicembre, che solitamente registra un avanzo di cassa.

Con il livello raggiunto oggi è come se ciascuno dei 48 milioni di cittadini italiani - ma si tratta ovviamente di una astrazione statistica senza valore ai fini macro economici - avesse accumulato una quota di debito pubblico pari a 27.611 euro.

(12 dicembre 2006)



da: http://finanza.kataweb.it/scripts/cligipsw.dll?app=KWF&tpl=kwfinanza\dettaglio_news.tpl&del=20061212&fonte=RPB&codnews=58523

Bankitalia, il debito pubblico sfonda i 1.600 miliardi di euro

ROMA - Il debito pubblico italiano sfonda per la prima volta il tetto dei 1.600 miliardi di euro e a fine settembre si attesta a 1.601,5 miliardi. E' quanto riporta il supplemento Finanza Pubblica al Bollettino Statistico della Banca d' Italia.


12/12/2006 - 16:30


da: http://www.tgcom.mediaset.it/tgfin/articoli/articolo340019.shtml

Debito pubblico alle stelle
Bankitalia: oltre i 1.600 miliardi


Record dei record per il debito pubblico italiano. Per la prima volta nella storia è stato sforato il tetto dei 1.600 miliardi di euro. A fine settembre, infatti, il debito si è attestato a 1.601,483 miliardi di euro. Ben 67,016 miliardi di euro in più (pari al 4,36%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando era a quota 1.534,467 miliardi di euro. E' quanto riporta il supplemento Finanza Pubblica al Bollettino Statistico della Banca d'Italia.


I tecnici di Via Nazionale sottolineano che nei primi nove mesi dell'anno la crescita del debito è stata di circa 90,6 miliardi, con un trend al rialzo del 6%. A fine dicembre 2005, infatti, i conti avevano chiuso con un debito a quota 1.510,826 miliardi.

Con il livello raggiunto oggi è come se ciascuno dei 48 milioni di cittadini italiani - ma si tratta ovviamente di una astrazione statistica senza valore ai fini macro economici - avesse accumulato una quota di debito pubblico pari a 27.611 euro.

Ai fini del Patto di Stabilità non è però il valore monetario del debito che incide nel rispetto dei parametri. Per i calcoli di Bruxelles si prende il rapporto con il Pil che sarà disponibile solo quando saranno pronti i dati di dicembre. E nell'ultimo mese dell'anno, di solito, si registra un avanzo di cassa.

IN CRESCITA LE ENTRATE FISCALI
A registrare un trend fortemente al rialzo non è solo il debito pubblico, ma anche le entrate fiscali. Tra gennaio e ottobre nelle casse dello Stato sono arrivati 29 miliardi in più, con una crescita di gettito dell'11,5% rispetto allo stesso periodo del 2005. I, sottolineano da Bankitalia, dati confermano il buon andamento registrato dalle entrate fiscali nel 2006.


NIENTE DI NUOVO QUINDI! IL DEBITO CRESCE COME SEMPRE E SEMPRE PIU'! INARRESTABILE! PER CONFONDERE IL POPOLINO ACCOMPAGNANO LA TRAGICA NOTIZIA CON PARADOSSI COME QUESTO DELLE MAGGIORI ENTRATE MA "AKKA NISCIUNO E' FESSO!":

SE LE ENTRATE AUMENTA... COME MAI IL DEBITO NON DIMINUISCE?? MAH!

sabato, dicembre 09, 2006

MA LA STAMPA ITALIANA A CHE SERVE (oltre che ad incartare le uova o pulire i vetri?)

Cesare Geronzi, Roberto Colaninno e Divo Gronchi condannati..

MA LA STAMPA ITALIANA A CHE SERVE
(oltre che ad incartare le uova o pulire i vetri?)



da http://it.news.yahoo.com/08122006/58-56/geronzi-colaninno-gronchi-sospesi-cda-delle-banche.html

MILANO (Reuters) - La condanna di ieri a Brescia di Cesare Geronzi, Roberto Colaninno e Divo Gronchi - fra gli altri - comporta per i tre manager la sospensione immediata dalla carica di amministratore di società bancarie, mentre tutte le altre pene sono sospese e non verranno eseguite fino a che la sentenza non diventerà eventualmente definitiva.

La legge e il regolamento sui requisiti di onorabilità di amministratori di società bancarie e sgr prevedono infatti la sospensione immediata dalla carica anche a fronte di una condanna non definitiva . L'assemblea della società può però prendere atto della condanna e confermare comunque il consigliere.

Geronzi oltre a essere presidente di Capitalia siede nel cda Mediobanca, Colaninno è consigliere della banca romana e di quella milanese, mentre Divo Gronchi è amministratore delegato di Bpi, prossima alle nozze con Popolare di Verona e Novara.

Capitalia ha già fatto sapere in una nota che il cda dell'11 dicembre esaminerà la sentenza "in particolare per le deliberazioni relative alla convocazione dell'assemblea" che dovrebbe tenersi il 18 gennaio, secondo una fonte finanziaria.

Non è stato possibile per ora avere un commento da Bpi e Mediobanca, che quest'anno, il 29 maggio, ha già tenuto un'assemblea per confermare Geronzi dopo un provvedimento di interdizione emanato dalla Procura di Parma nell'ambito dell'inchiesta Parmalat.

La prima sezione penale del Tribunale di Brescia, secondo una fonte legale, ha condannato stanotte Geronzi e Gronchi entrambi a un anno e otto mesi per bancarotta semplice, il presidente e Ad di Piaggio Roberto Colaninno a quattro anni e un mese per bancarotta preferenziale al termine del processo di primo grado sul fallimento del gruppo edilizio Italcase-Bagaglino.

Il Tribunale ha inoltre condannato fra gli altri Mario Bertelli - il patron dell'impero dell'edilizia turistica di lusso crollato a fine anni 90 per un buco di 1.200 miliardi di lire - a 13 anni di reclusione, gli ex membri del cda di Banca Agricola Mantovana Steno Marcegaglia ed Ettore Lonati a quattro anni e un mese di carcere e l'ex vicepresidente di Unipol Ivano Sacchetti a un anno e otto mesi.

Per quel che riguarda le pene accessorie, il Tribunale ha disposto per Geronzi e Sacchetti l'incapacità a ricoprire uffici direttivi per due anni, mentre Colaninno, Lonati e Marcegaglia sono stati interdetti dai pubblici uffici per cinque anni. Le pene accessorie, come quelle principali, non diventano esecutive sino a quando la sentenza non sarà passata in giudicato, dopo gli eventuali gradi di appello.

Geronzi, Colaninno e Gronchi sono fra i 62 imputati - fra amministratori, soci e consiglieri delle società della holding edilizia, e una schiera di banchieri - per i quali la procura aveva chiesto un totale complessivo di oltre 174 anni.

Secondo la procura, le banche avrebbero cercato di mettersi in una posizione di vantaggio in vista del fallimento. In particolare la procura sostiene che i banchieri, pur di fronte al crack inevitabile, finanziarono il piano di salvataggio del gruppo attraverso garanzie ipotecarie per trasformare i crediti chirografari in privilegiati, danneggiando così tutti gli altri creditori.

Tutti i banchieri hanno sempre respinto gli addebiti.



da: http://it.biz.yahoo.com/08122006/2/crac-italcase-grado-condanna-i-big-fi.html

(ANSA) - BRESCIA, 8 DIC - Con la condanna di alcuni dei nomi più noti della finanza italiana, da Roberto Colaninno, Steno Marcegaglia e Ettore Lonati (4 anni e 1 mese ciascuno) a Cesare Geronzi, Divo Gronchi e Ivano Sacchetti (per tutti e tre 1 anno e 8 mesi) si è concluso il processo di primo grado per il cosiddetto crac Italcase.

La sentenza - che ha condannato Mario Bertelli, patron di Italcase alla pena più pesante, 13 anni di reclusione - è stata pronunciata a notte inoltrata dopo oltre due anni di udienze e dopo una settimana di camera di consiglio: una mole di lavoro giustificata dalla presenza di 62 imputati. Una sentenza complessa, tanto che per la sola lettura del dispositivo sono stati necessari 40 minuti.
Colaninno, Marcegaglia, Lonati e altri sono stati interdetti dai pubblici uffici per cinque anni. Beneficeranno però dell' indulto, con il condono di tre anni di pena. Gronchi, Sacchetti e Geronzi, fra i personaggi di maggior spicco, sono stati dichiarati inabilitati all'impresa commerciale e agli uffici direttivi per due anni. Ma il Tribunale ha concesso loro la sospensione condizionale sia della pena principale che di quella accessoria.
"Il gruppo imprenditoriale ex Italcase Bertelli poi Country Village ha costituito, per anni, una delle primarie realtà imprenditoriali sulla scena bresciana". Iniziava così la ricostruzione che della vicenda passata alle cronache come 'crac Italcase', e che produsse una voragine finanziaria da più di 1000 miliardi di vecchie lire, aveva fatto l'accusa, nel processo iniziato il 22 novembre del 2004. In questi due anni di udienze tenutesi, soprattutto, in considerazione del numero degli imputati, nell'aula bunker di via Collebeato a Brescia, si è parlato di villaggi in Sardegna, del ruolo delle banche nella vicenda, particolarmente complessa. Ma sin dall'inizio della propria ricostruzione di quanto sarebbe accaduto, poco dopo la descrizione dell'importanza del gruppo, "organizzato in 19 società" il Pm Silvia Bonardi, che nelle indagini e nel processo ha rappresentato l'accusa, era passata a indicare il 1998, come l'anno quando le difficoltà in cui il gruppo si " dibatteva da anni", si "evidenziarono".
E' poi negli anni successivi che viene " congegnato e posto in essere" quello che nella ricostruzione del pm - sostanzialmente accolta dal Tribunale - è "un disegno di spoliazione dalla massa fallimentare" delle "perle immobiliari del gruppo". Nel 2000, però a seguito di una verifica fiscale la Guardia di Finanza interrompe " tale disegno". E dalle indagini emergono "numerosi atti distrattivi" da parte "degli amministratori, di diritto e di fatto", finalizzati "a salvare elementi patrimoniali delle società delle società destinate al fallimento, trasferendoli ad altre società o privati", obbligando di fatto gli organi delle diverse procedure fallimentari ad una continua "rincorsa" dei beni destinati alla garanzia patrimoniale dei creditori".
Da allora l'inchiesta, il rinvio a giudizio, il processo e oggi la sentenza.(ANSA).




cercando "GERONZI" e "REPUBBLICA" si trova quest'altra storia DIMENTICATA

da: http://www.repubblica.it/2003/g/sezioni/economia/cirio/banchiere1/banchiere1.html

Sullo sfondo del caso Geronzi, anche gli attacchi del ministro del Tesoro al governatore Fazio
Le ambizioni del superbanchiere impigliato nella sua ragnatela
Con Capitalia è riuscito a trasferire a Roma l'eredità della Mediobanca di Cuccia
di MASSIMO GIANNINI

NEL Paese dei garantisti a corrente alternata, può succedere che nella maggioranza qualcuno festeggi una sentenza di condanna a 5 anni di galera per Cesare Previti come se fosse un'assoluzione, e pochi giorni dopo saluti un semplice avviso di garanzia per Cesare Geronzi come una pronuncia definitiva e inappellabile. Ma a parte queste inattuali "sottigliezze" da trapassati cultori di un'etica del diritto, la notizia che il presidente di Capitalia è stato iscritto nel registro degli indagati per il crac della Cirio fa in effetti parecchio rumore.

Tramontata l'era degli Agnelli e i Pirelli, spenta la stella dei Cuccia e dei Siglienti, il "Cesarone" della superbanca romana, con quella perfetta chioma d'argento pareva davvero il simbolo del "nuovo ordine" del capitalismo italiano. Algido, autoreferenziale, e intoccabile. Quel suo studio affrescato, al quarto piano del palazzo a due passi da Piazza Venezia, era diventato la cabina di regia di tutte le più importanti operazioni di questi ultimi anni. La sua nuova creatura, Capitalia, aveva assunto l'eredità della vecchia Mediobanca governata dal mitico "don Enrico". Il moderno salotto buono della finanza, trasferito dalle poltroncine stile impero di via Filodrammatici a Milano ai divani di pelle rossa di Via del Corso a Roma.

Dopo l'"incidente" sul caso Cirio, ci si chiede se questo "giocattolo" finirà per rompersi. Chi gli ha parlato, racconta di un Geronzi seccato, ma tranquillo. L'uomo è navigato. Roma è una piazza difficile, il Centro-Sud una frontiera rischiosa. Miscela di affarismo politico, velleitarismo finanziario e avventurismo imprenditoriale. Lo sa bene, "Cesarone". Creare il suo gigante bancario gli è costato scommesse e compromessi. Sempre un po' "border line". Tentate convergenze con l'alta finanza lombardo-piemontese. Ma anche relazioni pericolose con il generone romano e sudista: da Ciarrapico e Bocchi a Casillo e Semenzato. Dal disastro Federconsorzi all'affare Cirio. C'è stata una lunga fase in cui l'Avvocato, con sabaudo distacco, diceva: "Quell'istituto si dà un gran da fare: secondo me lo dovrebbero chiamare "Banca di traffico centro-meridionale"...". L'ambizione di Geronzi è sempre stata quella di trasformarla, la sua banca. A costo di seminare nel fango. Alla fine degli anni '80, con l'indulgenza della Dc, del Vaticano e del Psi, con la sua piccola Cassa di Risparmio di Roma assorbì il Banco di Santo Spirito e il Banco Roma. A metà degli anni '90 sfilò allo scalcagnato conte Auletta la disastrata Bna. A metà del 2002 ha "ingoiato" Bipop e Banco di Sicilia, piene di sofferenze e buchi di bilancio, e ha dato vita finalmente al colosso bancario che aveva sempre sognato.


Con Capitalia, Geronzi è riuscito a trasferire Piazzetta Cuccia a Via del Corso. È riuscito a tessere una trama di rapporti personali e di incroci azionari blindati con l'Ambroveneto e l'Unicredit. Paradossalmente, proprio grazie ai buoni uffici di Gianni Agnelli, che nel frattempo aveva imparato a stimarlo e che in una delle ultime cene dell'Avvocato a Milano aveva detto a Bazoli: "Lei, Profumo e Geronzi dovreste collaborare, per il bene dell'Azienda Italia...". Così è stato. Nel vuoto pauroso di classe dirigente e nel declino inesorabile dell'industria nazionale, i tre hanno gestito la drammatica crisi della Fiat, governato la ristrutturazione di Telecom, pilotato la transizione di Mediobanca. Nel bene e nel male, hanno assicurato uno sbocco non traumatico al "Sistema-Paese", altrimenti condannato alla colonizzazione o alla scomparsa.

Oggi Geronzi è un super-banchiere. Nel patto di sindacato di Capitalia ha riunito Moratti e Tronchetti, Colaninno e Ligresti. È vicepresidente anziano di Mediobanca, ha partecipazioni strategiche ovunque. Si è inventato una specie di "Capitalia football club". È azionista di riferimento della Lazio. Ha in mano la Roma di Sensi. Presta soldi all'Inter di Moratti. Tiene in pegno il 99,5% delle azioni del Perugia di Gaucci. Si serve della "leva" finanziaria del Mediocredito centrale, presieduta da Franco Carraro che è anche presidente della Figc. Ha una figlia, Benedetta, che dello stesso Mediocredito centrale è responsabile marketing. Ha un'altra figlia, Chiara, che è giornalista del Tg5 e che ha fondato la Gea World, insieme ai figli di Moggi, Tanzi e Cragnotti.

Era fatale che, in questa fitta e intricatissima ragnatela, Geronzi rimanesse impigliato ai trucchi di quello che il solito Cuccia definì "una fattucchiera", cioè proprio Sergio Cragnotti? Lo dirà l'inchiesta. Per adesso, resta il "rumore" dell'avviso di garanzia che gli è piovuto in testa. Per il sicuro impatto mediatico con il quale è stato "gestito" dai magistrati della Procura di Roma: annuncio a mercati aperti, con perquisizioni nelle abitazioni private del banchiere. Per la sorprendente rilevanza delle ipotesi di reato formulate: bancarotta "preferenziale" e truffa. Ma poi, soprattutto, per le implicazioni politiche che la vicenda si porta dietro. Parte dalla Cirio, investe Capitalia, lambisce la Banca d'Italia: l'istituzione che, suo malgrado, sfugge al controllo del governo. Detta in parole più semplici: nasce da Cragnotti, si estende a Geronzi, porta ad Antonio Fazio. Il personaggio che, suo malgrado, è sospettato dal centrodestra di nutrire segrete ambizioni per il "dopo-Berlusconi".

Di questi risvolti, non possono e non devono tener conto né i 35 mila risparmiatori gabbati dalle obbligazioni della Cirio, né tanto meno i procuratori della Repubblica. La magistratura merita un rispetto assoluto. Sarebbe inaccettabile anche il solo sospetto che qualche toga romana si sia mossa a comando, su pressione di qualche potentato "esterno". Un caso Baffi-Sarcinelli c'è già stato, a macchiare le pagine della storia italiana. Ma quello che colpisce è la disinvolta rapidità con la quale i politici, da Cossiga a La Malfa, cavalchino l'avviso di garanzia al presidente di una banca di Roma, per mettere in discussione il governatore della Banca d'Italia. Quanta fretta da parte di chi, in altri contesti, ha giustamente invocato la tutela costituzionale dell'articolo 27: l'imputato non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva, cioè dopo i tre gradi di giudizio. Nel caso Cirio-Capitalia, il giudizio non è neanche cominciato. E non è nemmeno detto che cominci.

Geronzi e Fazio sono amici. Ma oltre all'amicizia, condividono un progetto: "Tutti e due hanno sempre avuto a cuore la salvaguardia di un solido polo creditizio del Centro-Sud", dice un grande banchiere del Nord. Ma la difesa di quel progetto, evidentemente, disturba la Casa delle Libertà. Perché avviene al di fuori della sua "giurisdizione", come ha dimostrato l'operazione Generali. E perché, come dice Cossiga, di qui alle elezioni europee può "nascondere" soluzioni politiche imprevedibili di fronte alla crisi di leadership del Cavaliere. Così si spiegano i velenosi attacchi del ministro del Tesoro contro la Banca d'Italia. A metà ottobre Tremonti ha tentato un "processo sommario" e indebito a Fazio, convocando un Cicr per contestare a Via Nazionale l'omessa vigilanza sui bond di Cragnotti. Fazio ha respinto l'assalto. Già allora ha chiarito che il controllo di merito sulla solvibilità dei soggetti non finanziari compete alla Consob. Alla Giornata mondiale del risparmio, il 31 ottobre, ha ricordato che in Italia c'è stato un solo caso di default, sui 32 che si sono verificati in Europa nel 2002. Ha spiegato che l'insolvenza Cirio rappresenta meno dello 0,05% delle attività finanziarie delle famiglie. Ha invitato i giudici e le singole banche a svolgere serenamente i propri doveri d'indagine, sanzionando le irregolarità ma evitando gli allarmismi.

La battaglia è appena cominciata. In queste ore turbolente, il governatore tiene in bella mostra, sulla sua scrivania, un "documento" prezioso. È il testo che Carlo Azeglio Ciampi ha letto una settimana fa, alla festa dei dipendenti da 30 anni al servizio di Palazzo Koch: "La Banca d'Italia rappresenta un modello di servizio istituzionale - ha detto il presidente della Repubblica - e se non è mai stata coinvolta in vicende "anomale", né toccata da fatti che potessero costituire disdoro per l'Istituto, il motivo sta proprio in questo modo d'essere della banca, il modo d'essere che vi ho trovato e che sono certo continui tuttora. Ha saputo coniugare professionalità delle prestazioni, efficienza della gestione, attenzione alle compatibilità finanziarie, trasparenza della propria azione...". Per Fazio, in questo clima rovente, la "copertura istituzionale" del Capo dello Stato vale quanto un'assicurazione sulla vita.
(6 dicembre 2003)


ossia 3 anni fa il signore era GIA' invischiato in fatti del genere!
e ancora:


da: http://www.repubblica.it/2003/g/sezioni/economia/cirio/geron/geron.html

Amministratori e sindaci in carica nel '96 accusati di false comunicazioni alla Banca d'Italia. Il processo a marzo
Geronzi rinviato a giudizio con gli ex vertici Banca di Roma
Il titolo Capitalia scivola a Piazza Affari

ROMA - Nuovo infortunio giudiziario per Cesare Geronzi e per i vertici della Banca di Roma in carica nel 1996. Un gruppo di consiglieri di amministrazione e sindaci dell'istituto di credito romano, tra i quali, appunto, Geronzi, sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di false comunicazioni alla Banca d'Italia, dal giudice dell'udienza preliminare Giorgio Maria Rossi. La questione, è ovvio, non ha nulla a che vedere con la vicenda Cirio che in questi giorni pesa sul presidente dei Capitalia.

Per gli stessi indagati, una quindicina, è stata dichiarata la prescrizione per il reato di falso in bilancio in relazione al documento contabile del 1996. Tra le persone rinviate a giudizio figura anche il nome di Antonio Nottola, all'epoca direttore generale della Banca di Roma. Il processo è stato fissato per il 23 marzo prossimo davanti al giudice monocratico. Secondo il collegio di difesa dei vertici della Banca di Roma si tratta di un'accusa di "limitato rilievo" e comunque "non appare minimamente fondata".

Sulla notizia del rinvio a giudizio, Capitalia scivola in Borsa: il titolo, che questa mattina aveva aperto in rialzo, dell'1,81%, a 2,645 euro, e che alle 9,17 toccava i 2,67 euro, dopo la notizia ha imboccato la via del ribasso, fino a toccare un minimo di 2,42 euro, in calo del 5,70%.

La vicenda culminata con la decisione del rinvio a giudizio fa riferimento all'inchiesta avviata nel 1997 sulla base di un esposto presentato da Maurizio Boccacci, già leader del disciolto Movimento Politico Occidentale nonché ex dipendente e sindacalista della Banca di Roma, nel quale si faceva riferimento a "una cattiva gestione delle risorse" da parte della Banca di Roma.


Al centro delle indagini presunte anomalie con particolare riferimento alla classificazione di crediti per alcune migliaia di miliardi di lire indicati sotto la voce delle "sofferenze" (quindi di difficile recupero) invece che sotto quelle dei "crediti vivi" o "partite incagliate" (ossia con prospettive di rientro). Classificazioni, secondo i pubblici ministeri Perla Lori e Gustavo De Marinis, titolari dell'inchiesta giudiziaria, che avrebbero avuto il fine di dimostrare il buon andamento dell' istituto di credito.

I pm avevano contestato per questo episodio il reato di falso in bilancio (dichiarato prescritto dal gip) e quello di false comunicazioni all'istituto centrale di vigilanza (per il quale è stato dichiarato il rinvio a giudizio). Nell'ambito della stessa inchiesta era stato approfondito un altro aspetto contenuto nella denuncia di Boccacci: i presunti finanziamenti illeciti che sarebbero stati erogati dalla Banca di Roma ad alcuni partiti. Gli accertamenti si conclusero con un'archiviazione delle posizioni degli indagati da parte dei pm Lori e De Marinis, quest'ultimo uno dei magistrati che indaga sul dissesto della Cirio che vede Geronzi, attuale presidente di Capitalia, sotto inchiesta per concorso in bancarotta preferenziale e truffa.
(12 dicembre 2003)



che altro dire?! attendiamo il 2009 per un'altra lieta novella o li mettiamo sotto chiave per sempre ORA?!?

mercoledì, novembre 29, 2006

Chi ha le mani sul Tesoro?

GOLDMAN SACHS: UNA BRUTTA STORIA ANDATA NEL DIMENTICATOIO

Roma, 27 Novembre 2006 – AgenParl – A metà settembre Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, aveva fatto circolare un comunicato stampa in cui denunciava che, approfittando delle diverse legislazioni fiscali in vigore nei paesi europei, Goldman Sachs International, quarta banca d’affari nel mondo, ha attuato una ingegnosa truffa ai danni dello Stato per 202 milioni di euro”. La banca ha avuto come vice presidente e responsabile per l’Europa Mario Draghi nel periodo incriminato (2002-2005). C’è in corso un’indagine della magistratura e un’operazione delle Fiamme Gialle è stata disposta dalla Procura della Repubblica di Pescara, titolare dell’indagine in quanto nella città abruzzese ha sede il centro operativo dell’Agenzia delle Entrate. Queste operazioni hanno portato all’inizio di settembre a sequestrare valori per 5 milioni di euro nella sede romana della Goldman Sachs, dopo i quattro milioni prelevati in precedenza.

Era stato messo in atto un meccanismo truffaldino con il quale le azioni di società italiane quotate in borsa, detenute anche da investitori istituzionali ( come fondi pensione e altri), poco prima del periodo di distacco delle cedole dei dividendi, venivano “trasferite” in altri paesi, in prevalenza in Inghilterra, in modo da creare le premesse per evitare la doppia imposizione fiscale. Quindi partiva la richiesta di rimborso, ma subito dopo i titoli tornavano in Italia, scriveva l’Adusbef. L’indagine era stata denominata “Easy Credit”. Lannutti si chiede dove sia finita la solerzia sia di Tommaso Padoa Schioppa che di Draghi, anche perché il Tesoro continua ad avvalersi di Goldman Sachs come banca di riferimento privilegiata nel piazzamento dell’ultima emissione di global bond decennali da 3 miliardi di dollari con scadenza 20 settembre 2016, conferendole la qualifica di lead manager, assieme a JPMorgan e Citigroup.

Queste ultime sono poi le due banche internazionali più coinvolte in derivati finanziari e speculativi. Mentre ci si accanisce a raccogliere le tasse dalle tasche dei cittadini, per favore, non scordiamoci anche di queste “piccole” faccende e di chi le ha tollerate. Sono cose che non vanno viste sotto un colore politico ma dal punto di vista dell’interesse dello Stato sovrano.

La Lega Nord si allea con i Cittadini: il signoraggio è del Popolo e non dei banchieri privati

da DISINFORMAZIONE.IT

Sapete bene come la pensiamo: i partiti politici sono i camerieri dei banchieri o meglio, del potere economico gestito da questi ultimi.
Ma ben vengano tutte quelle iniziative, che come questa, almeno potrebbero servire per far prendere coscienza della più grande truffa della storia dell'umanità: il signoraggio monetario!!!


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"La Lega Nord si allea con i Cittadini:
il signoraggio è del Popolo e non dei banchieri privati"

Il Congresso della Provincia di Torino della Lega Nord approva a grandissima maggioranza la mozione "L'unica politica possibile" presentata da Claudio Marovelli.

"La Lega è da sempre una forza popolare che non ha paura di difendere gli interessi del Popolo dagli interessi dei poteri forti.
Vi chiedo di votare per questa mozione perché così facendo si restituirà al Popolo la vera Sovranità che ROMA LADRONA ha viceversa regalato a pochi banchieri privati senza nessuna contropartita.
Quando noi produciamo e consumiamo dei beni e dei servizi, come credete che riusciamo a scambiarceli vicendevolmente? Con le monete!

Come pensate che le monete che abbiamo in tasca arrivino fin lì? Arrivano fin lì perché ROMA LADRONA si indebita per nostro conto nei confronti dei banchieri centrali, rigorosamente privati, avviando così la spirale perversa del debito i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti. I banchieri privati creano dal nulla le banconote, si impossessano illegalmente del loro valore (dei numeri che gli stampano sopra) e ci chiedono pure gli interessi. Non solo! Non ci pagano sopra neanche una lira di tasse perché ROMA LADRONA li autorizza a non metterli nel conto economico e questi se li portano in nero alle Cayman e comunque dove gli pare. L'ordine di grandezza annuo di questa truffa è il triplo di questa finanziaria.

Ma quei soldi sono i nostri!
Perché siamo noi che produciamo e consumiamo i beni ed i servizi.
Perché siamo noi che riconosciamo valore a quei pezzi di carta colorati e li riteniamo idonei per effettuare gli scambi.
Perché siamo noi il Popolo Sovrano di cui al primo articolo secondo comma della Costituzione.
Sottopongo quindi al Congresso le seguenti proposte necessarie e sufficienti per risolvere istantaneamente tutti i problemi finanziari della nostra Società:

1) il Parlamento stabilisce, alla stregua di Regno Unito, Danimarca e Svezia, che il potere monetario compete allo Stato italiano, con conseguente ed immediata uscita del nostro Paese dal Trattato di Maastricht;

2) la banca d'Italia effettuerà l'emissione monetaria ACCREDITANDOLA allo Stato che la porrà all'attivo del Suo bilancio; la banca d'Italia verrà compensata sia per le prestazioni tipografiche, sia per le consulenze, sia per i servizi svolti, ma non certo consentendole di sottrarre alla Comunità l'intera emissione monetaria, come viceversa è avvenuto fino ad oggi. Se la banca d'Italia non sarà disponibile tutte le sue funzioni verranno svolte senza difficoltà dal Ministero del Tesoro e dall'Istituto Poligrafico dello Stato.

Con questi semplicissimi provvedimenti sarà possibile vivere in uno Stato vero, senza debito pubblico. Vi immaginate cosa significherebbe vivere in uno Stato senza debito pubblico?

- Non sarebbe più necessario tartassarci; un'aliquota del 10% (la decima) sarebbe più che sufficiente per mantenere l'equilibrio economico e la macchina dello Stato SANO.

- Grazie alla produzione automatizzata di molti prodotti sarà possibile, mantenendo l'attuale tenore di vita, come negli anni 60 e 70, far sì che un solo stipendio permetta alla famiglia anche numerosa di vivere bene e magari anche di fare qualche risparmio. Infatti in quegli anni il rapporto debito/PIL era inferiore al 30%.

- Le casalinghe potrebbero essere agevolmente stipendiate dallo Stato; i nostri figli potrebbero finalmente essere accuditi dalla madre prevenendo i tantissimi problemi che stiamo vivendo sulla nostra e loro pelle.

- La scuola e la ricerca potrebbero finalmente ritornare ad essere decorose.

- Idem per la Sanità.

- Idem per le Forze Armate e dell'Ordine.

La lista delle cose che si potrebbero fare è vastissima.
Chiudo con una nota di concretezza.
Ricordate le 500 lire di carta?
Quelle erano banconote dello Stato e per fare quelle non ci ha indebitati. Erano monete SANE.
Quelle che abbiamo in tasca le abbiamo perché ROMA LADRONA si è indebitata per nostro conto. Quelle nelle nostre tasche sono monete AVVELENATE. Hanno con loro il debito, sempre più grande, sempre più inestinguibile: un vero cappio al collo per noi stessi e per nostri figli e nipoti.

CHIEDO CHE VOTIATE PER QUESTA MOZIONE."

"L'unica politica possibile
La mozione riprende la perizia di Savino Frigiola nel processo intentato a Lecce contro la Banca d'Italia / B.C.E. nel 2005. Il giudice ha condannato la Banca d'Italia ed ha riconosciuto che la moneta deve essere accreditata allo Stato e non addebitata, come viceversa avviene oggi. Questa storica sentenza è stata rigettata dalla Cassazione il 22 giugno 2006 ma le motivazioni sono state assai significative: " . al giudice non compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria, di adesione a trattati internazionali e di partecipazione ad organismi sopranazionali . "
In sostanza la Cassazione afferma senza mezzi termini che la questione è politica e non può quindi essere disputata dalla "Giustizia".
Fra le righe ci sta' scritta un'altra cosa: "non ci sono più argomenti tecnico-giuridici per sostenere la correttezza dell'attuale sistema monetario basato sul debito".
Sta' ai Partiti politici prendere in mano questa questione.
Scopo della politica è quello di individuare soluzioni innovative, indirizzare, amministrare, incrementare le risorse nazionali, pubbliche e private, per conseguire il bene comune di tutti e di ciascuno.
Mentre le scelte e gli indirizzi delle varie correnti e formazioni, politiche e culturali, possono essere soggettive, condivise od opinabili, un punto resta incontrovertibile: quello di preoccuparsi, in primis, di disporre delle necessarie risorse per realizzare i propri programmi enunciati e perseguiti.
Senza questa verifica, senza un chiaro e realistico programma per il recupero delle risorse economiche, sciaguratamente cedute nel passato, dalla politica al sistema bancario e monetario, qualunque azione intrapresa da una qualunque formazione politica di qualunque colore, risulta vana, velleitaria ed ingannevole verso il prossimo, verso i propri aderenti, verso la propria persona ed ancor peggio verso la propria famiglia.
Posto che il miglior sistema conosciuto per produrre e distribuire la ricchezza, risulta quello dell'iniziativa privata e del libero mercato, con la conseguente preminenza della meritocrazia, occorre fermamente stabilire il limite invalicabile per tutte le attività di pubblico interesse, specialmente per quelle che non possono essere svolte in regime di concorrenza, le quali debbono assolutamente essere amministrate pubblicamente. (distribuzione acqua, gas, energia, sanità, nettezza urbana, autostrade, ecc.)
Sappiamo con precisione come e dove reperire le risorse per esaudire le istanze sociali, neglette sia dal polo di destra che da quello di sinistra, pertanto risulta inderogabile, nell'interesse comune, unire tutte le componenti politiche e culturali, non asservite ai poteri forti, per smascherare quelle al servizio dell'apparato bancario e monetario per riappropriarsi di quanto già appartiene al popolo sovrano. Solo successivamente potrà risultare giustificato avviare confronti e distinguo tra le eventuali diverse posizioni e soluzioni culturali. Il polo di SINISTRA non riesce più a governare, se non togliendo ai cittadini per conferire ai banchieri, quello di DESTRA non è in grado di differenziarsi; è arrivato il momento di fare un salto di qualità.
Ci sono abbondanti ed impellenti motivi per spingere le persone libere e responsabili ad assumere un maggior impegno pubblico e sociale.
La grande spinta popolare deve essere finalizzata all'affrancamento dalla schiavitù sempre più strisciante ed opprimente che il Mondialismo, nelle sue diverse forme attua, attraverso le proprie subdole articolazioni costituite dai potenti sistemi di distribuzione di ricchezza. Oggi, il sistema non palese di governo mondiale, cerca di annichilire i singoli individui usando parassitariamente governi nazionali e governanti, le persone e le loro libertà.
La leva principalmente utilizzata è quella monetaria con il coinvolgimento dell'intero apparato bancario.
La questione monetaria infatti risulta essere attualmente la causa di tutte le cause.
Per comprendere definitivamente le conseguenze e le implicazioni, negative o positive, che si determinano in campo politico e sociale, mediante l'utilizzo appropriato o distorto della funzione monetaria, è opportuno formulare e rispondere correttamente alle due classiche domande:

1) chi è il proprietario della moneta al momento della sua emissione, se della comunità che la utilizza o delle banche centrali,

2) quale è l'ordine di grandezza del danno medio, che ne subisce la comunità nazionale derivante dall'indebita appropriazione del signoraggio monetario, da parte del sistema bancario e monetario nazionale ed internazionale.

Queste due domande, ingenue solo nell' apparenza, sono le stesse che il Giudice di Lecce ha rivolto al Perito d'Ufficio in occasione del processo contro la Banca d'Italia - B.C.E..
La perizia redatta dal Perito di Parte illustra e risponde esaurientemente ai due quesiti. L'inevitabile conclusione che ne scaturisce dalla perizia è quella che lo Stato, nell'interesse dei propri cittadini, deve creare la moneta necessaria per il proprio mercato nella quantità e nella misura sufficiente e necessaria."

domenica, novembre 19, 2006

URUGUAY: Acqua per tutti

URUGUAY – Si è svolto il referendum sulla riforma costituzionale relativa la privatizzazione del servizio idrico

Contestualmente all'elezione per la Presidenza della Repubblica il 31 ottobre si è tenuto in Uruguay un referendum in cui si chiedeva ai cittadini di pronunciarsi sulla riforma costituzionale che prevede l’impossibilità di privatizzare il servizio idrico.

Più del 60% dei partecipanti al voto, si è pronunciato a favore ritenendo che l’uso dell’acqua debba essere pubblico perchè inteso come un “diritto umano”.

Il referendum costituisce una decisa risposta alle pressioni del Fondo Monetario Internazionale che avevano convinto il governo ad estendere la privatizzazione dei servizi idrici, già iniziata in alcune zone del Paese. (Karla Lorena Castillo Rodríguez)

da PALOMAR: http://www.unisi.it/ricerca/dip/dir_eco/palomar/020_2005.html#uruguay

VENEZUELA – Approvata la riforma della legge sulla Banca centrale del Venezuela

VENEZUELA – Approvata la riforma della legge sulla Banca centrale del Venezuela

Il 21 giugno 2005 l’Asamblea Nacional venezuelana ha approvato, in prima discussione e a maggioranza semplice, la riforma della ley del Banco Central de Venezuela . Vengono modificati gli articoli 7; 21; 75 e 113 della legge previgente e si introduce una nuova disposizione che conferisce all’Esecutivo la facoltà di utilizzare, per mezzo di un fondo che sarà creato appositamente, una parte delle riserve internazionali. La Banca centrale del Venezuela avrà il potere di formulare e mettere in atto la politica monetaria, regolare il credito e il tasso di interesse del sistema finanziario, detenere e amministrare a livello centrale le riserve monetarie internazionali della Repubblica e stimare quale sia il livello adeguato di tali riserve.

Come già osservato, un eventuale eccesso delle riserve consentirà al Governo di usufruirne per scopi attinenti l’implementazione del programma politico. Uno degli obiettivi principali della riforma è infatti proprio l’istituzione di una base giuridica che permetta al Procuratore nazionale di disporre delle riserve finanziarie internazionali del paese a sostegno dei progetti sociali proposti dal Governo. Secondo i promotori della riforma le modifiche rispondono perfettamente alla prerogativa governativa di servirsi delle risorse economiche in eccesso per orientarle ai fini dello sviluppo economico e sociale del Venezuela.

Nel documento di esposizione dei motivi della nuova normativa si legge che «la riforma risponde al progetto di consolidamento del compromesso sociale e all’affermazione della rivoluzione bolivariana che rappresenta il fulcro della Costituzione del 1999 e del progetto politico del Governo del Presidente Hugo Chavez» Le forze dell’opposizione, d’altra parte, ritengono la riforma incostituzionale in quanto comporta un sostanziale ampliamento della sfera di azione dell’Esecutivo a scapito della Banca centrale venezuelana il cui ruolo diventa assolutamente marginale. (Carla Bassu)

da PALOMAR: http://www.unisi.it/ricerca/dip/dir_eco/palomar/023_2005.html#venezuela

Impronte digitali per giovani terroristi

GIAPPONE – Approvate nuove misure antiterrorismo

Il 18 maggio la Camera alta del Parlamento giapponese ha approvato l’entrata in vigore di un sistema di sicurezza che richiede ai visitatori stranieri di età superiore ai 16 anni la registrazione delle impronte digitali. Solo i residenti permanenti e coloro che visitano il Giappone per invito del Governo, oltre ai minori di 16 anni, sono esentati dalla misura.

La revisione della legge sul controllo dell’immigrazione prevede, più nello specifico, che a partire dal novembre 2007 tutti gli stranieri, al momento dell’ingresso nel paese, saranno fotografati e dovranno lasciare le impronte digitali. Tali dati saranno dunque registrati, insieme ad altri dati personali di identificazione, e sottoposti a controllo incrociato con una lista di persone deportate in passato e di criminali internazionali ricercati.

Ad ogni modo, sarà necessario del tempo per individuare tanto il tipo di tecnologia da utilizzare quanto gli aspetti pratici della misura antiterrorismo introdotta, sebbene già gli osservatori internazionali abbiano espresso qualche perplessità sulla tutela dei diritti degli stranieri. (Valentina Cardinale)

da PALOMAR: http://www.unisi.it/ricerca/dip/dir_eco/palomar/palomar.html#giappone

Diritti: Per una nuova sovranità monetaria

da il Meridiano

Diritti
12.11.2006 ore 13:05:00.

Per una nuova sovranità monetaria

Roma - Per quanto mi è noto, soltanto due grandi studiosi, Ezra Pound il poeta della lotta all’usura e il compianto Giacinto Auriti, preside della facoltà e docente di filosofia del diritto presso l’Università di Teramo, hanno dedicato gran parte della loro esistenza alla ricerca delle motivazioni che generano l’usura, ritenuta l’epidemia più vecchia nel mondo. Alla “gente comune” costituente la maggioranza silenziosa che considera lo Stato e le sue Istituzioni meritevoli di rispetto e fiducia, diviene difficile fare accettare una realtà oggi nota solo a pochi eletti, unicamente perché gli organi di informazione evitano, perché scottante l’argomento, che invece interessa tutti gli italiani. Conoscere la verità sul debito pubblico per la soluzione di ogni problema economico del nostro paese. Diversamente da come recita il suo logo, la Banca d’Italia s.p.a, non è di proprietà dello Stato italiano e né agisce per delega di questi, atteso che i suoi azionisti Gruppo Intesa (27,2%), Gruppo San Paolo (17,23%), Gruppo Capitalia (11,15%), Gruppo Unicredito (10,97%), Banca Carige (3,96%), Bnl (2,83%), Monte dei Paschi di Siena (2,50%), Cassa di Risparmio di Firenze (1,85%), ed altre banche minori sono detentori dell’85% del suo capitale sociale di € 154.937,07 pari a 300 milioni di vecchie lire. Così che gli istituti di credito azionisti della Banca d’Italia con un capitale investito di soli 260 milioni di vecchie lire, nel corso degli anni hanno lucrato un ingente signoraggio usurario. Poiché non è solo questo l’aspetto inquietante che oggi si vuole sottolineare, affrontiamo insieme il percorso che ci porterà a comprendere la dimensione, sia dello scippo subìto dagli italiani, che della vera causa dell’usura conseguente. Tutti i cittadini hanno il diritto di sapere che dopo l’avvento della costituzione dell’Unità d’Italia, gli istituti di emissione monetaria sono stati tutti accentrati nella Banca d’Italia s.p.a. con la partecipazione azionaria delle principali banche italiane. Negli anni in cui è stata costituita la Banca d’Italia esisteva l’obbligo della riserva aurea, necessaria per garantire la convertibilità della moneta emessa con oro corrispondente al suo valore di mercato. L’obbligo di garantire le emissioni con parità aurea era stato istituito nel lontano 1694 dalla Banca d’Inghilterra per dare certezze di stabilità delle banconote emesse, seguita nel tempo dagli istituti di emissione dei principali paesi a far data dal 1944, quando ad iniziativa dell’economista Keines intervenne l’accordo di Bretton Woods fra i rappresentanti di 44 paesi impegnati nella guerra contro l’Asse Tedesco, finalizzato al ripristino delle condizioni di convertibilità delle monete e alla creazione di un sistema di compensazione multilaterale delle bilance dei pagamenti al termine della guerra. In data 15 agosto 1971, il presidente statunitense Nixon con la dichiarazione unilaterale di inconvertibilità del dollaro in oro, poneva fine al regime dei cambi fissi instaurato dagli accordi, che sino ad allora aveva consentito lo straordinario sviluppo dei paesi che vi avevano aderito.

Così che mancando ogni forma di controllo sulle emissioni monetarie che venivano decise autonomamente dalla rispettive banche centrali negli anni successivi al 1971 è iniziata la pericolosa instabilità monetaria che per il nostro paese ha avuto per conseguenza la graduale crescita verticale dell’ingente debito pubblico. Seguendo l’esempio degli Stati Uniti da ottobre 1971 la Banca d’Italia ha continuato ad emettere moneta, con la differenza però che la stampa delle banconote non è più avvenuta con la garanzia delle riserve e a solo vantaggio della Banca d’Italia divenuta proprietaria della moneta emessa che nel tempo ha prestato ai governi che si sono succeduti, col risultato che già nel 2000 il debito pubblico dello Stato, ovvero di noi cittadini si era attestato all’incredibile cifra di 3500 milioni di miliardi. In realtà la Banca d’Italia era stata solo delegata dallo Stato, ovvero dal popolo sovrano alla emissione di banconote per conto di esso Stato, e non per fare un regalo ad esso Istituto di emissione e alle banche del paese, come di fatto è poi accaduto. In conseguenza della politica creditizia verso lo Stato e versi i cittadini effettuata con banconote, carta stampata, il cui valore è da ritenersi “per mera convenzione” e senza alcuna reale patrimonialità dell’ente emittente e quindi alla medesima stregua di assegni a vuoto, le banche italiane azioniste della Banca d’Italia hanno lucrato il così detto signoraggio, ovvero la peggiore usura praticata e in assoluto al tasso più elevato. Basti solo considerare che il rapporto tra valore delle banconote stampate ed immesse in circolazione e i costi per carta, allestimento e stampa è pari al 10 per mille, così che ogni milione di lire stampate sino all’anno 2000 aveva un costo di sole 10 mila lire ed un ricarico di signoraggio di lire 990 mila, pari al 990% giornaliero.

Tale assunto è stato anche confermato dalla sentenza emessa nel 2005 dal GdP di Lecce a seguito della Ctu che ha statuito il principio che la prioprietà della moneta non è né della Banca d’Italia e né tantomeno della Banca centrale europea, ma del popolo sovrano, ovvero degli italiani, e che il signoraggio accertato di cui hanno beneficiato le banche azioniste – ovvero il reddito di cittadinanza sottratto sulle sole banconote circolanti negli ultimi sette anni, che vanno dal 1998 al 2004 ammonta a oltre 5.023 miliardi di euro. A riprova della remuneratività del signoraggio è appena il caso di precisare che con l’avvento delle transazioni elettroniche, le moneta cartacea costituisce soltanto il 10% dell’intero ammontare delle operazioni creditizie effettuate dal sistema bancario, così che il signoraggio accertato dal giudice leccese deve essere moltiplicato per almeno 10 volte. La restituzione della sovranità monetaria al popolo italiano comporterebbe due ineguagliabili benefici immediati. Il primo consistente nell’azzeramento del debito pubblico con la conseguente eliminazione delle disumane gabelle fiscali; il secondo, la destinazione del reddito di cittadinanza ai suoi reali aventi diritto – Stato e Cittadini, che permetterebbe a tutti di divenire proprietari della propria casa di abitazione senza intaccare i rispettivi redditi da lavoro, che non sarebbero minimamente infuenzati dalla riforma prospettata. Con l’attuale situazione i beneficiari del signoraggio rimangono solo gli istituti di credito azionisti di Bankitalia detentori dell’85% del suo capitale sociale, per la cui restituzione allo Stato oggi pretenderebbero l’incredibile cifra di 14.700 milioni di euro. Ma l’aspetto più sconcertante del signoraggio è che la Banca d’Italia, nel suo bilancio del 2004 ha iscritto nello stato passivo l’importo di 99.007 miliardi di euro per moneta circolante, equivalente alla quota parte di banconote stampate dall’Italia in seno alla Banca Centrale Europea. Considerato che il costo di carta e stampa della moneta non supera il dieci per mille, e che non esistono riserve per garantire l’ingente circolante il cui valore e solo convenzionale e non intrinseco, come potrebbe essere se ogni moneta fosse di metallo pregiato, la Banca d’Italia avrebbe iscritto in bilancio un debito inesistente solo per eludere l’ammonatre reale del signoraggio che realizza annualmente. L’importo del circolante dichiarato fa emergere che le banconote possedute dagli italiani ammonterebbero mediamente a 17.700 euro a testa, mentre l’ammontare delle transazioni quotidiane effettuate dalle banche con utilizzo di riserve frazionate e di moneta virtuale supera nella sua globalità la media quotidiana di 50.000,00 euro per cittadino. Dati questi che fanno supporre come il signoraggio bancario avviene non solo sul circolante, ma fatto ancora più grave, anche su tutte le transazioni effettuate sotto forma di semplici operazioni virtuali e senza alcun reale movimento monetario, il cui ammontare supera ogni immaginazione umana. La posta passiva di 99.007 miliardi di euro avrebbe ragione di essere considareta tale, solo se questo importo fosse di proprietà e nella disponibilità dello Stato, essendo di fatto questi unico soggetto in grado di garantire col suo patrimonio pubblico e col suo Pil, prodotto interno lordo, la moneta emessa ed a cui compete il beneficio economico del signoraggio, che in questa ipotesi si trasformerebbe in remuneratività del circolante al saggio del Tur, Tasso Ufficiale di Riferimento, in vigore. Appare ovvio a questo punto precisare che riappropriandosi della sovranità popolare della moneta il Paese Italia, si ritroverebbe immediatamente spogliato del debito pubblico, e potrebbe diminuire le tasse ai minimi storici, sostituite da un signoraggio etico equivamente al reddito di cittadinanza. Le nuove emissioni monetarie potranno invece avvenire tenendo conto dell’andamento del Pil del Paese e finalizzate alla realizzazione di progetti ed opere pubbliche produttive di reddito che andrebbero a rafforzare ,la patrimonialità dello Stato. Strappando la proprietà monetaria al sistema bancario, cesserebbero di colpo i negativi condizionamenti che oggi influenzano la vita politica e quella dei cittadini in massima parte vittime di usura, divenuti nuovi schiavi dell’indebitamento privato che ha superato quest’anno il traguardo dei 90 mila miliardi di euro, benchè proprietari per diritto della moneta circolante nel paese.

Caro presidente Prodi, poiché lo Stato rischia di implodere per indebitamento proprio e dei cittadini, insieme alla sua coalizione se la sentirebbe di assumersi la responsabilità di compiere il primo passo in questa direzione e svincolare i cittadini dalla insidiosa Finanziaria in discussione, tale anche per quanti la sostengono a fatica?

a cura di Prof. Francesco Petrino
Presidente del Centro Studi Giuridici Snarp

domenica, novembre 12, 2006

L’Uruguay cancella il debito con il FMI



Il governo dell’Uruguay ha annunciato ieri la cancellazione definitiva del suo debito pendente nei confronti del Fondo Monetario Internazionale.

Anche il governo di Tabaré Vázquez si unisce così al cammino intrapreso prima dal Brasile e immediatamente dopo dall’Argentina. Il ministro dell’economia uruguayano, Danilo Astori, ha annunciato ieri nella conferenza stampa che si tratta “dell’inizio di una nuova tappa nelle relazioni tra Uruguay e il FMI”. “La cancellazione totale del nostro debito con il Fondo Monetario Internazionale sarà integrata anche dalla cancellazione del programma vigente con il FMI accordato nel 2005 e che sarebbe stato valido sino al 2008, da questo momento in avanti invece tra l’organismo internazionale e l’Uruguay si limiterà solo ad uno scambio di opinioni e riflessioni” – ha poi aggiunto il ministro dell’economia.

Per quanto riguarda la cancellazione del programma del FMI per l’Uruguay, che proprio questa settimana aveva inviato una delegazione per la revisione nel paese, Astori ha affermato che “ha un essenziale significato, perché è la fine della dipendenza che oggi ha l’Uruguay nei confronti del Fondo Monetario Internazionale”. “Le conseguenze saranno l’aumento del margine di indipendenza delle nostre decisioni, che non sono mai state in discussione da un punto di vista di programmazione, ma che, senza dubbio, erano condizionate da alcune esigenze che spesso si convertivano in vere e proprie restrizioni. A partire da questo momento invece, l’Uruguay opererà sugli stessi progetti con una facilità di movimento maggiore a quella che aveva quando era condizionati da fuori.” – assicurava ieri Astori.

Nonostante questo il ministro concludeva: “Vogliamo mantenere comunque un rapporto d’amicizia con il FMI, così come vogliamo un’uscita dal programma senza traumi e per questo ci sottoporremo all’ultima revisione del Fondo a dicembre 2006”.

rif: http://verosudamerica.blogspot.com/2006/11/luruguay-cancella-il-debito-con-il-fmi.html

giovedì, novembre 02, 2006

I partigiani della moneta

Un acido misterioso attacca migliaia di banconote in Germania

Reuters - Gio 2 Nov, 12:27


FRANCOFORTE (Reuters) - Un acido potente sta facendo a pezzi le banconote in euro tedesche, secondo quanto riferito oggi da un portavoce della banca centrale.

La polizia sta indagando le cause che hanno ridotto in frammenti più di 1.000 banconote tra i cinque e i 100 euro poco dopo il ritiro ai bancomat, ha dichiarato il portavoce della Bundesbank Wolf-Ruediger Bengs.

"Non abbiamo mai visto un caso simile", ha dichiarato.

Il primo caso è stato registrato a Berlino a giugno . I test hanno mostrato che le banconote sono state contaminate da un acido potente. La Bundesbank ha escluso problemi dovuti al processo di stampa.

"Al momento non è chiaro se stiamo parlando di danni involontari o di una manipolazione consapevole", ha aggiunto il portavoce.

Il quotidiano tedesco Bild-Zeitung ha detto che delle banconote contaminate sono state trovate in 17 città tedesche. Il giornale ha citato un esperto di chimica secondo il quale le banconote potrebbero essere state cosparse di un sale che si è trasformato in acido a contatto con il sudore. La banca non ha precisato se l'acido è in grado di bruciare la pelle.

(rif: http://it.news.yahoo.com/02112006/58-59/acido-misterioso-attacca-migliaia-banconote-in-germania.html)

~•~

Germania, misterioso acido distrugge le banconote

Uno strano fenomeno, banconote in euro che si sbriciolano nelle mani dei proprietari, preoccupa da alcuni mesi le autorità monetarie e di polizia in Germania. Oltre mille banconote tra cinque e cento euro, con preferenza per i 50 euro, da giugno scorso in numerose città hanno cominciato a disfarsi subito dopo essere state prelevate da alcuni sportelli automatici.
Esperti in chimica ritengono che le banconote potrebbero essere state trattate con qualche sale di solfato che a contatto con un liquido, per esempio il sudore delle mani, si trasforma in acido solforico e provoca l'autodistruzione del denaro prima che il proprietario possa reagire

(rif: http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/acido-banconote/1.html)

giovedì, ottobre 19, 2006

I giudici in Italia non contano una beneamata: parola della Cassazione.

Il Denaro.it / Spia al Diritto / http://www.denaro.it/go/a/_articolo.qws?recID=251221

«Signoraggio», questo sconosciuto
di Gian Andrea Chiesi*

Era il 26 settembre del 2005 allorquando il Giudice di Pace di Lecce, con una singolare pronunzia destinata a diffondersi nelle aule di giustizia di mezza Italia, solennemente affermava che il reddito monetario rappresenta «la differenza tra gli interessi percepiti sulle attività e il costo, modesto, di produzione delle banconote»; quindi chiariva che «costituisce il moderno reddito di signoraggio, o reddito monetario, proprio lo scarto tra il primo ed il secondo importo»; infine precisava -dopo avere illustrato la composizione azionaria della Banca d’Italia (5% del capitale sociale posseduto dall’INPS; il restante 95% appartenente ad istituti di credito privati) ed evidenziato l’«anomalia» tutta italiana di una banca centrale a partecipazione privata- che «il reddito dell’istituto [la Banca d’Italia, per l’appunto], causato dall’attività e dalla circolazione di moneta posta in essere dalla collettività nazionale, dovrebbe vedere lo Stato quale principale beneficiario e non gruppi di privati».

*** *** ***
Insomma, il concetto di debito pubblico veniva trasformato nel suo esatto opposto e, cioè, in credito pubblico (recte, della collettività); da questo approdo, il passo verso il successivo riconoscimento del diritto del singolo cittadino, quale parte della comunità, alla restituzione della propria quota di credito è stato breve. Tant’è che il fortunato Sig. Tizio, artefice e precursore di questa novità giurisprudenziale, si è vista accolta la domanda e, per l’effetto, riconosciuto il diritto a percepire dalla Banca d’Italia «la somma di _ 87,00 a titolo di risarcimento del danno derivante dalla sottrazione del reddito di signoraggio, oltre interessi legali dalla domanda all’effettivo soddisfo».

*** *** ***
Sennonché, con sentenza del 22.6/21.7.2006, n. 16751, resa a Sezioni Unite (e consultabile, tra l’altro, su www.cortedicassazione.it), la Suprema Corte di Cassazione, ribaltando in toto le conclusioni cui è giunto il Giudice salentino ed innanzi riprodotte, ha chiarito che l’intera vicenda processuale (domanda introduttiva del giudizio, consulenza e sentenza del Giudice di Pace) ha fondato le proprie basi su considerazioni e premesse di carattere metagiuridico (tale è l’espressione letteralmente utilizzata del Supremo Organo di nomofilachia: cfr. pp. 12-13 della sentenza in commento) le quali, a prescindere dalla loro fondatezza e/o plausibilità sul piano storico-ricostruttivo, sono certamente inidonee a sorreggere una decisione come quella sottoposta al proprio vaglio.
Il giudizio del Collegio al riguardo, anzi, è particolarmente severo:«si tratta di una pretesa -si legge- …che necessariamente esula dall’ambito della giurisdizione, sia del giudice ordinario sia del giudice amministrativo, in quanto al giudice non compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tre le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria, di adesione a trattati internazionali e di partecipazione ad organismi sopranazionali: funzioni in rapporto alle quali -continua la pronunzia in commento- non è dato configurare una situazione di interesse protetto a che gli atti in cui esse si manifestano assumano o non assumano un determinato contenuto…discende da ciò il difetto assoluto di giurisdizione in ordine all’azione proposta, riguardo alla quale manca il potere di emanare una decisione di merito da parte di qualsiasi giudice: ivi compreso il giudice di pace, non potendo certo ipotizzarsi che l’attribuzione a detto giudice del compito di decidere secondo equità le controversie il cui valore non superi quello indicato dal capoverso dell’art. 113 c.p.c. gli consenta di emettere pronunce che eccedono i limiti generali della giurisdizione».

*** *** ***
Ma cos’è il c.d. «signoraggio»? A tale proposito, la pronuncia del Giudice di Pace di Lecce, fondando sulle risultanze di una consulenza di ufficio il cui contenuto ha assunto connotati a dir poco esplorativi (si osservi che su di essa è stata finanche fondata la verifica preliminare condotta dal Giudice circa «l’esistenza dell’interesse ad agire e la legittimazione attiva» -cfr. motivazione, 4° cpv.) -e, dunque, a parere di chi scrive, per ciò stesso inammissibile (cfr, ex plurimis, Cass., 6.6.2003, n. 9060; Cass., 16.5.2003, n. 7635)- è particolarmente dettagliata:«quando la circolazione -si legge ivi- era costituita soprattutto da monete in metalli preziosi (oro e argento), ogni cittadino poteva chiedere al suo sovrano di coniargli monete con i lingotti d’oro e argento che egli portava alla zecca. Il sovrano, ponendo la sua effigie sulla moneta, ne garantiva il valore, dato dalla quantità e dalla purezza del metallo in essa contenuto. In cambio di questa garanzia, tuttavia, tratteneva per sé una certa quantità di metallo: l'esercizio di questo potere sovrano venne chiamato signoraggio. Introdotta la circolazione della moneta cartacea, slegata dall’oro (soppressione delle c.d. riserve auree), sono mutate le modalità di formazione del signoraggio, ma non la sua natura, che resta quella di un introito dello Stato connesso con l’emissione di moneta».

*** *** ***
Sennonché -precisano le Sezioni Unite- aderendo alla Comunità Europea ed assoggettandosi alle previsioni contenute nel relativo Trattato istitutivo, la Repubblica Italiana ha accettato alcune limitazioni alla propria sovranità nazionale in favore delle decisioni assunte dagli organi della Comunità.
In particolare per quanto qui interessa, rientrano all’interno di tali limitazioni, ai sensi dell’articolo 105, comma 2, del Trattato, le scelte di politica monetaria nonché, in virtù di quanto disposto dal precedente comma 1 della medesima disposizione, il diritto di autorizzare l’emissione delle banconote all’interno dei paesi della Comunità, riservato in via esclusiva alla Banca Centrale Europea (BCE). Pertanto, il reddito monetario che deriva da tale emissione confluisce unicamente e direttamente nella BCE, la quale provvede —poi- alla redistribuzione tra le varie banche centrali nazionali (e, tra queste, la Banca d’Italia) secondo le specifiche previsioni contemplate dall’art. 32 dello Statuto del Sistema Europeo delle Banche Centrali.
Donde discende, diversamente da quanto sostenuto dal Giudicante pugliese e riprodotto supra:
1) che l’attribuzione della quota parte di reddito monetario (cd. «signoraggio») alla Banca d’Italia «appare effetto di una scelta di politica monetaria consacrata in strumenti normativi di diritto europeo, al cui rispetto il nostro paese si è vincolato anche sul piano internazionale»;
2) che la domanda originariamente sottoposta al vaglio del Giudice di Pace di Lecce, lungi dal fare valere una posizione giuridica soggettiva protetta a livello ordinamentale, mirava piuttosto -certamente inconsapevolmente, ci si augura- a «mettere in discussione le scelte con cui lo Stato, attraverso i suoi competenti organi istituzionali, ha configurato la propria politica monetaria, in coerenza con la decisione di aderire ad un sistema elaborato in ambito europeo e di fare parte delle istituzioni create all’interno di detto sistema».

*magistrato

27-09-2006




traductionen:

Diciamolo: non contate un cazzo..
Ri-diciamolo: il popolo non conta un cazzo!

E questo non tanto perché il politico di turno [da sempre] si fa le leggi per proprio conto e a proprio vantaggio (vedi oggi sull'indulto, ma è solo un esempio) ma perché Il Grasso Bankiere© ha DECRETATO che il popolo non abbia LEGALMENTE potere decisionale su NULLA.

Ora vengo e mi spiego.

La sentenza di Lecce è stata STRACCIATA (IGB© dice CASSATA),
è stata presa e è stata usata come carta igienica.

Si, signori.. IGB© si PULISCE IL CULO con le nostre leggi e con i nostri Giudici.

Leggetevi tre semplici documenti:
#1. la motivazione della Cassazione
(La Cassata di Lecce http://www.signoraggio.com/signoraggio_lacassatadilecce.html)
#2. quel gran genio di Rothschild
(http://www.signoraggio.com/signoraggio_ilgeniodirothschild.html)
#3. Nun c'è trippa pe gatti
(http://www.signoraggio.com/signoraggio_sentenzebankitalia.html)

Quello che è scritto in questi documenti è chiaro:

TU, POPOLO, NON CONTI UN CAZZO!

TU, POPOLO, NON HAI VOCE IN CAPITOLO SU MATERIA ECONOMIA

TU, POPOLO, SEI SOTTOMESSO A MAASTRICHT

Ma chi cazzo è 'sto Maastricht? Chi lo conosce? Chi lo ha votato? Chi lo vuole?

Il problema non é l'indulto, non sono i SUV, non è il tritarifiuti da lavello..

SVEGLIATEVI!

Siamo tutti schiavi di un FANTASMA GIURIDICO

Siamo nelle mani di un ESSERE DISUMANO, senza regole democratiche, che si ciba di popoli e ignoranza e che li ingurgida senza pietà.

Qui in Italia siamo tutti FLIPPATI dalle cazzate dei vari beppegrillo-eroi-europei (ma eroe de ché??) e non capiamo IL VERO PROBLEMA!

Siamo ancorati a cazzate come NETIQUETTE e PUTTANATE WANTED

SVEGLIAMOCI! RIBELLIAMOCI! USIAMO LA NOSTRA TESTA!

AFFANCULO I CICCIONI CON LO YACHT!
MA CREDETE DAVVERO CHE UNO CON LA FERRARI VOGLIA AIUTARVI?!
MA UNO CHE VUOLE CAMBIARE LE COSE SI PRENDE 30 EURO A SERATA?
MA GUARDATE AL PASSATO CHI ERANO I VERI EROI!!!

DOVE FINISCE BERLUSCONI INIZIA PRODI
AGLI ALTRI CI PENSA BEPPE GRILLO

IO ACCUSO BEPPE GRILLO DI MANIPOLARE QUESTI POVERETTI

Il mondo è in mano a chi CREA moneta
e NOI TUTTI siamo schiavi perché scambiamo il nostro sudore, la nostra vita con quella moneta.

prodi è peggio di berlusconi (che già era di un palmo sotto lo zero matematico)
beppe grillo è amico dei banchieri, NON nostro!

SVEGLIA!

mercoledì, ottobre 18, 2006

Nuova finanziaria: l’eliminazione della moneta tradizionale

Nuova finanziaria: l’eliminazione della moneta tradizionale
di Gianluigi Mucciaccio

L’ultima manovra finanziaria per l’anno 2007 posta in essere dall’attuale compagine governativa ribadisce ancora una volta la schiavitù monetaria alla quale siamo sottoposti sistematicamente da un governo che china la testa al sistema finanziario internazionale portando una vera e propria aggressione ai cittadini-contribuenti sempre più vessati da un regime fiscale implacabile. Il tentativo velleitario di sanare quel notorio e falso debito pubblico causato dall’illecito prestito effettuato allo Stato e quindi a tutti i cittadini dalle banche centrali ha trovato nell’attuale viceministro dell’economia Vincenzo Visco, un intransigente scudiero, il quale ha preparato un piano in 55 punti che, si dice, azzererà l'evasione fiscale in 5 anni. A tal proposito tra gli interventi inseriti nel piano suddetto c’è ne uno che ha rapito, più di tutti, la mia attenzione: l’eliminazione della moneta, come mezzo di pagamento, intesa nella sua forma tradizionale.

Il sospetto che mi sorge improvvisamente è, da studioso del professor Auriti, che questa iniziativa nasconda un obiettivo ancora più grande e minaccioso ovverosia che i signori banchieri vogliono nell'intento, ormai in stato avanzato, di cancellare le sovranità nazionali (vedi euro), favorire una griglia di controllo mondiale non più basata sui contanti. Non a caso la Banca dei Regolamenti Internazionali ha reclamato una moneta unica globale.
La Banca dei Regolamenti Internazionali, molto riservata e considerata, non a torto, il vertice mondiale delle politiche bancarie centrali, ha rilasciato un documento guida che sollecita un modello globale di formati di valuta. Va ricordato, per chi non lo sapesse, che la BRI è un ramo dell'architettura finanziaria internazionale ideata a Bretton-Woods (1) ed è strettamente collegata col gruppo Bilderberg(2). L'elite interna che la controlla è espressione di tutti gli organi bancari centrali del mondo. Sepolta in un rapporto del London Telegraph sul tasso d'inflazione in Gran Bretagna, si trova l'affermazione che "la BRI, suggerisce l'abbandono delle molte diverse monete nazionali a favore di un numero ristretto di monete formali basati su dollaro, euro o yen (cosa puntualmente avvenuta)"(3).

Il controllo centralizzato della moneta è un pilastro fondamentale ed indispensabile per la costruzione di un governo globale di controllo. L'obiettivo finale è un sistema creditizio senza contanti (cashless society), fondato su un identificativo mondiale del cittadino. Gli elementi contrassegnati come "sovversivi" o "minacce per la sicurezza" si vedranno ridotto l'accesso al credito e verranno poste restrizioni su quello che potranno comperare o vendere e quando potranno farlo. Proprio su questo punto, recentemente, nel silenzio generale è stato approvato un Decreto Legge n. 223/06 (convertito con Legge n. 248/06) con il quale il nuovo governo Prodi, paventando ragioni d'urgenza in materia di evasione fiscale e riciclaggio, a partire dal 1 ottobre 2006 obbliga tutti i possessori di partita IVA ad aprire un conto corrente presso una banca.

La cosa più sconvolgente non è quella relativa alla capacità economica del contribuente ovvero se sei grande o piccolo, se hai dipendenti o se lavori da solo, se incassi 10.000 o 1.000.000 di euro all'anno, se l'unica azienda per cui lavori ti ha obbligato ad aprire la partita IVA invece di assumerti come lavoratore dipendente (quale di fatto sei), o se fai il calzolaio. Conta solo se hai la partita IVA. E se ce l'hai, devi obbligatoriamente aprire un conto corrente presso una banca e utilizzarlo per l'incasso dei soldi che guadagni con il tuo lavoro e per il pagamento delle imposte e dei tuoi contributi sociali. Come se non bastasse sei obbligato ad acquistare un computer e ad organizzarti per effettuare tutti i pagamenti di tasse e contributi on line, vale a dire usando esclusivamente il computer per effettuare i pagamenti delle imposte, tasse e dei contributi da versare periodicamente. Tutto questo viene definito come F24 on line ed è previsto dall'articolo 37 comma 49 del D.L. 223/06 . Ed è con tale strumento che, con un decreto di urgenza, approvato in tutta fretta in via definitiva il 4 agosto 2006, il «nostro» governo ritiene di avere risolto il problema dell'evasione fiscale. La norma colpisce prevalentemente le micro attività economiche (imprese e lavoratori autonomi) in quanto quelle più grosse con un minimo di struttura il computer e il conto corrente ce l'hanno già. Ciò non esclude assolutamente che questo tipo di manovra tocchi anche quei cittadini che non sono titolari della partita IVA. Inutile dire che il combinato disposto da queste norme renderà «anomali» entro breve termine tutti i movimenti in contanti, salvo quelli di entità irrilevante (si parla di 100 Euro a partire dal 2008).

Ecco, dunque, l'obiettivo di queste norme: scoraggiare l'utilizzo del denaro contante (facendone cadere la domanda) e obbligare tutti ad operare all'interno dei circuiti bancari, anche chi non ne avrebbe alcun bisogno consentendo un controllo assoluto su tutto e su tutti.
Ebbene, cari cittadini, la dittatura bancaria sopravanza sempre di più, purtroppo, incontrastata da una classe politica in cui non si trovano più tracce di dignità. Non resta che dire Auriti docet.


(1) Accordi sanciti il 22 Luglio 1944
(2) Vedi al riguardo www.disinformazione.it
(3) Paul Joseph Watson, Verso la moneta unica globale, in www.prisonplanet.com

venerdì, ottobre 06, 2006

Franca Rame: Troppi soldi (ma sto zitta-zitta). Ma questi ci sono o ci Fo?

source: http://www.francarame.it/?q=node/156">http://www.francarame.it/?q=node/156





...omissis...

TOTALE STIPENDIO MENSILE SENATORI
indennizzo 5.419,46,
competenze accessorie 5.787,00
altri tipi di rimborso. 4.982,02
totale euro 16.188 .48

...omissis...

Troppi soldi.
Penso a quante persone che conosco sbarcano il lunario con 800, 900 euro al mese pagando affitto, luce e gas, mantenendo pure i figli, ecc. Penso a quei pensionati a 450-600 euro al mese. Penso a quella anziana signora che ho incontrato sul metrò e che al bar mi raccontava serena, come fossi un’amica, alcuni espedienti per farcela: “Me la cavo bene sa… La verdura la prendo al mercato dopo le due… buttano tanta roba buona. A volte vado a mangiare dalle suore o al Pane quotidiano. Per esempio, la televisione la guardo a luce spenta… se sento dei rumori accendo una candela… Mi sento più sicura. Ma a volte con la candela, se il film è un giallo, ho pure più paura… spengo tutto, vado a letto, mi metto a pregare e mi addormento.”.
Immaginatevi i miei pensieri e il mio sincero imbarazzo davanti a quel mare di soldi. Mi viene in mente di proporre un disegno di legge che diminuisca il numero dei parlamentari e lo stipendio. Poi mi viene da ridere: chi mai mi verrebbe dietro?

...omissis...






cara Franca,
non lo so chi ti verrebbe dietro,
ma varrebbe la pena provarci, no?

Se anche te, dal tuo alto livello istituzionale,
ti fai prendere da simile pessimismo e spirito rinunciatario..
ma che esempio dai?

Almeno stai zitta e non diffondere malumore tra chi ti legge!

C'è chi ti segue e penserà:
"Bèh se neanche la Senatrice Franca crede di poterle cambiare 'ste ruberie
vuol dire che bisogna accettarle e amen.."

"Chi non combatte per le proprie idee o non vale niente lui o le sue idee"
[Ezra Pound]

martedì, ottobre 03, 2006

Ma siamo zucconi o zuccotti?

da Repubblica.it del 02 ottobre 2006

DOLLARO ASSASSINO
Caro Zuc,
potrò anche essere d'accordo con Lei riguardo le torri gemelle, neanche io credo al complotto, ma (e qui ci sta un grosso MA) i complotti per loro stessa definizione "esistono". Dipende solo da che punto si guarda la cosa, meno si è ignoranti sui fatti, meno si ha la percezione di un complotto, va da se, però riguardo l'assassinio di JFK? Sarei curioso di sapere come lo definisce, per uno della mia età (33 anni), in teoria dovrebbe essere un personaggio "sentito qualche volta" e "qualche volta visto" in filmati di repertorio, ma sto allungando il brodo e vengo al dunque, lo sapeva lei che JFK fece stampare 4 miliardi di dollari dal congresso, così come prevede la loro costituzione, e che come tutti i presidenti che hanno fatto lo stesso è stato giustiziato? Ovvero togliere il signoraggio alle banche centrali, che poi sono delle spa private come la nostra.
Sarei curioso di sapere che ne pensa.......
Valeriano Celli
Roma


risponde Zucconi: Se il Congresso (Parlamento) degli Usa o un Presidente, provasse a stampare dollari, anche soltanto 4 miliardi (che sono una cifra modesta nell'economia americana) li fucilerebbero davvero tutti, deputati, senatori e presidente, per alto tradimento e senza neppure la benda e l'ultima sigaretta, che fa pure male alla salute. Credevo di averle sentite tutte, su JFK, ma questa del complotto della Fed mi è nuova.




Qualcuno provi a scrivere a questo zuccotto e spiegargli che a NON sapere del Federal Reserve and Executive Order 11110 non c'è da vantarsi e tanto meno a farci su della squallida ironia.

Questa risposta del Zucconi è pura DISINFORMAZIONE e ci sono gli estremi per sospettare che tale e patetica goliardia non sia gratuita ma foraggiata da quei personaggi occulti che la sua risposta mira a proteggere, ridicolarizzando la perspicace domanda.

Ergo: studiare prima di parlare, altrimenti tacere. O c'è o ci fa. Un giornalista serio avrebbe studiato, uno ignorante avrebbe negato, un foraggiato avrebbe fuorviato. A voi le considerazioni del caso tenendo presente che il nostro non è nuovo a simili depistaggi, vedi:

(Repubblica del 10 maggio 2005)
ZUCCONI risponde (?) sul signoraggio

giovedì, settembre 14, 2006

Giocare a calcetto nuoce seriamente alla salute dei banchieri centrali.

da: http://it.news.yahoo.com/14092006/58-56/ucciso-mosca-vicepresidente-banca-centrale-russa.html

Ucciso a Mosca vicepresidente banca centrale russa

MOSCA (Reuters) - Il primo vice presidente della Banca centrale russa, che era impegnato a risanare il sistema bancario russo, è morto questa mattina per le ferite provocate da colpi d'arma da fuoco, dopo che ieri notte era stato attaccato da alcuni uomini armati in quello che per la polizia è stato un omicidio su commissione.

L'uccisione di Andrei Kozlov, 41 anni, rispettato primo vice presidente della Banca centrale, rappresenta l'omicidio di più alto profilo a Mosca nei sei anni di presidenza di Vladimir Putin.

Kozlov aveva portato avanti una campagna per chiudere banche sospettate di essere coinvolte nel riciclaggio di denaro . Uomini muniti di armi automatiche gli hanno sparato mentre lasciava una partita di calcio tra impiegati di banca ieri notte.

Kozlov, ferito alla testa e al petto, è stato portato d'urgenza in ospedale, dove è morto qualche ora più tardi, dopo un intervento chirurgico. Anche il suo autista è stato ucciso.

"[b]Andrei Kozlov è morto stamattina[/b]", ha detto a Reuters Inna Sigeyeva, dottoressa dell'ospedale di Mosca numero 33.

Con la chiusura di due-tre banche a settimana da parte del suo dipartimento, i nemici non mancavano a Kozlov.

"Era in prima fila nella battaglia contro i reati finanziari. Era un uomo molto coraggioso e onesto e con la sua attività si era ripetutamente scontrato con gli interessi di finanzieri senza scrupoli", ha commentato il ministro della Finanza Alexei Kudrin.

sabato, agosto 19, 2006

Cercasi foto disperatamente..

da: http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=48936


Citigroup: l'amministratore delegato Prince chiede scusa in Giappone
26/10/2004

In una foto del Financial Times Charles Prince e il Ceo della controllata giapponese Douglas Peterson, inchinati in stile nipponico a rappresentare il proprio rimorso

La fotografia campeggia in grande sulla prima pagina del dorso "Aziende e Mercati" del Financial Times. L'amministratore delegato di Citigroup, la più grande banca del mondo, Charles Prince e il Ceo della controllata giapponese Douglas Peterson, inchinati in stile nipponico a rappresentare il proprio rimorso. Non è comune che manager occidentali si sottopongano a questa pratica, dal valore altamente simbolico, che in Giappone assume un'importanza fondamentale nel processo di ricostruzione della reputazione delle aziende che hanno qualcosa da farsi perdonare. E Citigroup da farsi perdonare, secondo la Agenzia di servizi finanziari nipponica, ha più di qualcosa da farsi perdonare. Il 17 settembre l'autorità regolatrice giapponese ha ordinato a Citigroup di chiudere le sue operazioni di private-banking nel Sol levante e ieri è stato annunciato che verranno chiuse anche le unità che si cocupano del management degli investimenti e quella immobiliare. "Citigroup si scusa profondamente con i clienti e con il pubblico per l'insuccesso della compagnia nel rispettare le esigenze legali e regolatorie giapponesi", ha detto Prince nella conferenza stampa, ripresa dal Ft, da cui è tratta anche la foto. Il capo della banca più grande del mondo ha ammesso che il management della banca ha badato "più ai profitti nel breve termine che alla reputazione". Un'inchiesta condotta dall'Agenzia di servizi finanziari nipponica ha rivelato che Citigroup è stata carente nel sistema di controlli interni e in quelli dalla casa-madre statunitense. Questo ha permesso, scrive il Ft, "grandi profitti" accumulati "in maniera illegale". Queste defaillance hanno portato Citigroup, sostiene ancora il Ft, a fare affari con "'elementi anti-sociali' - crimine organizzato e riciclatori di denaro sporco - e, quando sono stati interrogati dagli ispettori dell'Agenzia, alcuni manager 'hanno dato risposte che differivano dal vero' ha spiegato l'Agenzia". Inoltre, Citigroup avrebbe omesso di correggere una serie di problemi emersi nel 2001, che l'Agenzia stessa aveva imposto di risolvere. Un bel po' di guai insomma. Tanto che Prince ha sentito il bisogno di andare personalmente in Giappone a chiedere scusa prima a Hirofumi Gomi, il capo della Fsa, e poi con le pubbliche espressioni di rimorso in conferenza stampa. Le prime teste sono già saltate. Tre dei principali manager dell'azienda - il presidente di Citigroup International sir Deryck Maughap, il capo del management degli investimenti Thomas Jones e il capo del banca privata Peter Scaturro - sono stati dimissionati. In Giappone 12 manager hanno lasciato la compagnia, 11 sono stati puniti con decurtazioni degli stipendi e altri hanno subito una dura reprimenda. Per la banca americana è un periodo nero. Oltre a vari miliardi di dollari persi in diverse azzioni legali, è notizia di ieri che la Nasd, l'associazione che raggruppa più intermediari finanziari negli Usa, le ha comminato 250mila dollari di multa. Inoltre, rivela ancora il Ft, la Carrefour ha rinunciato ai servigi della Citigroup in Giappone come adviser finanziario proprio per la sua reputazione, ormai incrinata.