venerdì, ottobre 07, 2005

Euro Dollaro Lira (di Nicola Zitara)

fonte:
www.eleaml.altervista.org/nicola/economia/euro_contro_dollaro.html

Euro Dollaro Lira (Siderno, 10 giugno 2005)

• Non tutte le banche sono eguali. Ce n’è una più eguale delle altre, la quale si chiama ‘banca d’emissione’, detta anche banca centrale. La sua pubblica funzione sta nel potere esclusivo di stampare banconote (la moneta) su una carta speciale detta filigranata. L’argomento è noto. Tuttavia se qualcuno vuole ripassarselo, può farlo con la spesa compresa di 3 euro, comprando la cassetta del film di Totò e Peppino, “La banda degli onesti”.

• Le banconote non sono altro che carta stampata, ma la banca d’emissione, che le mette in circolazione, fornendole alle altre banche (e quindi ai privati) e al ministero del tesoro, non le regala. Le presta soltanto, e a interesse. In due parole, bisogna restituirgliele (con gli interessi). Per il ministro del tesoro la restituzione non è poi tanto difficile. Lo fa con i soldi incassati dai contribuenti.

• Per i privati, invece, è sempre parecchio penoso ripagare la banca ,che a sua volta è in debito con la banca d’emissione. Infatti, chiunque di noi, per ottenere il danaro necessario per farlo, deve dare qualcosa: o il lavoro o un bene; cose che hanno un valore ben maggiore della carta filigranata.

• Insomma, quando il danaro torna alla banca d’emissione è come se essa incassasse il lavoro e i beni che la gente ha scambiato per ottenere le banconote. Nelle nostre mani il danaro, benché carta, vale, e vale parecchio. Solo un pazzo accenderebbe il sigaro con una carta da 100 ero, come si è visto fare qualche volta con i dollari nei film americani.

• Quando le banconote tornano alla banca d’emissione, essa provvede a bruciarle, perché sono tornate a essere carta, benché carta di qualità superiore. Se la banca d’emissione non fosse, per legge, un ente disinteressato, in qualunque parte del mondo sarebbe sicuramente la persona più ricca della nazione. Non era così in passato. Per esempio il Banco di Napoli era ricco e la Banca d’Italia (banca centrale) povera. Ma poi il mondo è cambiato. Oggi la quantità di moneta in circolazione è enorme.

• L’oro esistente non sarebbe sufficiente agli scambi neppure in India, dove ogni famiglia possiede dell’oro e i maragià lo accumulano in stanze blindate. I prezzi precipiterebbero, ma pochi avrebbero l’oro necessario per fare la spesa. Per fortuna non siamo più al tempo della famiglia contadina che mangiava quel che aveva prodotto, e della famiglia padronale che mangiava quel che avevano prodotto i coloni. Adesso tutto il consumo si realizza attraverso gli scambi monetari. Nessuno più si fa ‘il pane di casa’, con la farina ricavata dal grano prodotto nel proprio campicello. Nessuno, dovendo raccogliere le olive, chiede a prestito cinque giornate di lavoro, che restituirà al tempo della vendemmia. Insomma, pronta cassa contro beni e servizi.

• Un tempo le banconote non esistevano. Circolavano monete d’oro o d’argento, e spezzato di rame o di bronzo. Anche gli scambi internazionali avvenivano in oro. Se il Regno di Napoli comprava cotonine in Inghilterra, pagava con esportazioni d’olio, e pareggiava l’eventuale differenza consegnando oro alla Banca d’Inghilterra.

• L’oro e l’argento sono scomparsi dalla circolazione interna delle nazioni al tempo della Prima Guerra Mondiale, e come mezzo internazionale di pagamento durante la Seconda Guerra Mondiale, allorché l’oro esistente nel Regno Unito, in Francia e altrove fu interamente assorbito dagli Stati Uniti d’America, in pagamento delle forniture belliche.

• Nel 1944, gli Usa si proclamarono banchieri internazionali, promettendo di corrispondere un’oncia d’oro a chiunque versasse al loro tesoro 36 dollari in banconote. Da allora quasi tutti i pagamenti internazionali avvengono in dollari. Se l’Italia compra petrolio in Arabia Saudita, o calze in Cina, o automobili in Giappone, o gomma in Vietnam, paga in dollari. I dollari in circolazione nel mondo sono almeno quaranta volte il debito pubblico USA, cioè circa ventimila miliardi di dollari.

• Per ottenere questi dollari, gli altri popoli hanno dato beni e servizi agli americani. Formaggio, prosciutto, mozzarelle, pasta Voiello, vino Chianti, cravatte, scarpe, petrolio, automobili, diamanti, uranio, rame, caffè, cacao, banane, droga, emigrati, proprietà immobiliari, territori in concessione, etc. Insomma, come banca d’emissione gli USA non sono disinteressati. Una parte consistente della loro carta non torna in America e non viene pagata con l’uscita di merci e servizi a favore di altri popoli. Resta in giro per il mondo. E la parte che tornerà, acquisterà molto meno di quando è uscita, perché nel frattempo si sarà svalutata. Un’oncia d’oro non si compra più con 36 dollari, ma ce ne vogliono 400. Già nel 1868, Carlo De Cesare, un uomo illustre a suoi tempi, lamentava che l’Italia unita aveva sostituito un modo di carta al mondo reale.

• La stessa cosa, oggi, a livello globale, perché la carta USA, il dollaro, non è più convertibile in oro, dopo che nel 1971 Nixon decretò la sua inconvertibilità. Un autentico saccheggio dell’altrui proprietà e in sostanza del lavoro internazionale.

• Al di là della retorica ciampica e prodista, la nascita dell’euro va collegata all’arroganza del dollaro, configuratosi come una tassa sui paesi utilizzatori nel commercio internazionale. Si sa che il primo guadagno è il risparmio. Per le grandi potenze europee, già il non dovere acquistare dollari, per poter commerciare fra loro, era un sicuro risparmio. Cosicché, scomparsa l’URSS dalla scena militare e ridotta di molto la dipendenza dai bombardieri americani per l’ eventuale difesa, esse si sono emancipate, creando una moneta unica da impiegare nei loro rapporti reciproci.

• Certo, adesso i cittadini di una decina di paesi europei, quando scambiano merci e servizi fra loro non pagano il solito tributo agli Usa, ma solo il signoraggio alla banca centrale di Francoforte, che ha preso il posto del signoraggio delle vecchie banche centrali nazionali, costituito dal tasso di sconto che la banca d’emissione pretende dalle altre banche per fornirle di carta monetaria. Si badi, però, a un aspetto alquanto importante della cosa: come tutte le banche centrali, anche la Banca d’Europa è indipendente dai governi.

• Si tratta di una tradizione consolidata, di una legge spesso non scritta, ma sempre osservata, che risale alla restaurazione (1815) dinastica seguita alle guerre napoleoniche, allorché alle banche centrali del Regno Unito e della Francia venne affidato il compito di ricostruire i sistemi monetari sconvolti dall’inflazione bellica di carta. Questa legge pretende che in ogni Stato ci siano due governi, entrambi sovrani e fra loro in regime non sempre concordatario: il governo politico della società, tripartito in legislativo, esecutivo e giudiziario, e il governo della moneta, affidato al banchiere centrale, il quale è come se fosse il papa di coloro che lavorano con i soldi, cioè le banche e i capitalisti finanziari (nazionali).

• Con la creazione della Banca d’Europa la regola è saltata. La classica divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato costituzionale e nazionale, che uscì dalla Rivoluzione francese, è divenuta pura retorica. E’ come se due dei tre poteri, il legislativo e l’esecutivo, siano sospesi sine die. Al loro posto c’è un unico soggetto sovrano, la Banca.

• Come facevano i Romani nei momenti difficili, è stato nominato un dittatore, il quale non risponde dei suoi atti a nessuno, né al popolo né ai governi. La banca centrale è stata eretta a supergoverno europeo e collocata al di sopra della sovranità politica. Forse si può sospettare anche peggio: la sovranità politica non viene creata per lasciare il vero potere in mano alla banca d’emissione (europea).

• Con l’euro, il governo è uno solo, il governo dei capitalisti finanziari. Lo si vede a occhio nudo. Basta confrontare la capitalizzazione in borsa delle società finanziarie e delle banche che è cresciuta incredibilmente tra il 1997 e il 2004.

• Ma la classe dei finanzieri europei vorrebbe dell’altro. Per esempio sostituire almeno in parte il dollaro come moneta che non torna a casa. La politica necessaria, in vista di tale risultato, è la stabilità del cambio con il dollaro, e magari, come sta avvenendo, un cambio favorevole. E’ probabile che a Francoforte, sede della Banca d’emissione comunitaria, si aspetti il giorno non lontano in cui gli euro saranno accettati dai paesi petroliferi e dagli altri fornitori mondiali, e che circoleranno per il mondo in tale quantità che l’Europa possa incassare il signoraggio che spetta a chi batte moneta.

• Secondo i capitalisti finanziari il nemico principale della stabilità monetaria è la fame della gente, la propensione dei poveri a spendere quel poco che ottengono dal proprio lavoro. L’ideale sarebbe che tutti lasciassero in banca i loro ricavi, in modo che la speculazione potesse disporre di ingenti risorse per i suoi affari. (Tra parentesi si può aggiungere che il sistema liberista pretenderebbe anche un’altra cosa, e cioè che a riscuotere un salario fossero soltanto i lavoratori stranieri).

• Un modo perché i poveri non spendano, è impoverirli ulteriormente. E’ quel che è avvenuto con l’introduzione dell’euro e sta ancora avvenendo. I prezzi volano in tutta l’area dell’euro, e non c’è libera concorrenza che riesca a stopparli. Personalmente non so come la Banca d’Europa abbia fatto. La verità non si dice e non si riesce a intuirla. E’ possibile che l’euro sia stato emesso in misura eccessiva, con l’esito d’inflazionare l’economia. Ma non è certo. Ciò che è certo e chiaro è l’avanzata degli scettici e dei nemici dell’euro.

• Per l’economia capitalistica la speculazione finanziaria è piuttosto un ingombro che un vantaggio. Lucra sulla produzione, ma si guarda bene dallo stimolarla. Come dire: vive di rendite. Tuttavia la finanza funziona attraverso apparati, che creano lavoro e ricchezza nei luoghi dove ha sede. Uno di questi luoghi è Milano, dove prima la speculazione italiana succhiava miele da tutto il paese e poi è stata parzialmente emarginata da Francoforte.

• Se lo stronzobossista Maroni invoca il ritorno alla lira non è certo perché ami i poveri, i quali peraltro non riavrebbero dal ritorno alla lira quel che hanno già perduto con l’euro, ma per il voto dei milanesi, che con una nuova lira si farebbero un altro vestito nuovo.

• Una cosa del genere non va però a favore dei meridionali, i quali continuano a pagare, come tutti, il signoraggio che spetta al dollaro e il signoraggio che spetta all’euro. Un terzo signoraggio, questo a favore della Toacopadana, che dico poso, se dico che a questo punto ci ha rotto …e rotto senza fine.

• 10 giugno 1940 – Data che non viene celebrata dalla spocchia toscopadana. Essa corrisponde alla pugnalata alla schiena che l’Italia fascista (toscopadana) inferse alla Francia vinta e piegata da Hitler e quasi interamente occupata dalle sue armate. Fu il secondo dei tradimenti toscopadani alla Francia, che nel 1859 aveva immolato più di ventimila uomini – più dei morti piemontesi - per dare a Cavour il Lombardo-Veneto.

Nicola Zitara

lunedì, ottobre 03, 2005

Stanley Fischer, ottavo Governatore della Banca Centrale israeliana

da Israele.net

03-10-2005
La rivoluzione silenziosa del nuovo Governatore della Banca Centrale d’Israele

Il “periodo di grazia” di cento giorni è ormai terminato. Nel suo primo trimestre in carica il Professor Stanley Fischer [n.d.w. nota1], ottavo Governatore della Banca Centrale israeliana, ha ottenuto un consenso pressoché unanime.

Fischer è attualmente l’economista numero uno, il più influente in Israele. È infatti riuscito a compiere nelle prime due settimane in carica, ciò che il suo predecessore, il Dott. David Klein, non era riuscito a realizzare in cinque anni, ovvero risollevare la Banca d’Israele. Nessuna decisione economica può essere presa senza previa consultazione con Fischer e la sua squadra. Il ruolo del Governatore è inoltre stato essenziale nell’adozione dei seguenti provvedimenti: riduzione dell’IVA in due tranche, ognuna dello 0,5%; realizzazione di uno studio di fattibilità sull’introduzione di un’imposta negativa sul reddito; decisione in merito al livello di commissioni di sottoscrizione per fondi di previdenza e fondi comuni d’investimento; cancellazione del piano di vendita di opzioni per la privatizzazione della Banca Leumi e sua sostituzione con la cessione del pacchetto di maggioranza.

Fin dal primo istante, Fischer non si è mai tirato indietro davanti ai gravi problemi che avvelenavano l’atmosfera all’interno della stessa Banca Centrale e le relazioni della Banca con il Ministero delle Finanze e con l’Ufficio del Primo Ministro. Il Governatore ha subito nominato un nuovo direttore generale e un nuovo responsabile delle Risorse Umane provenienti dal settore privato; inoltre il portavoce della banca, Gabi Fishman, è stato promosso Direttore Generale, carica che esiste in ogni banca centrale del mondo; un nuovo portavoce quindi sarà nominato a breve.

Sul piano politico, Fischer si è concentrato in particolare sulla Legge che regola la Banca Centrale. Tale mossa ha ottenuto la collaborazione del Primo Ministro, Ariel Sharon, dell’ex Ministro delle Finanze, Benjamin Netanyahu, e del suo successore, Ehud Olmert, a differenza di quanto avvenuto negli ultimi vent’anni, durante i quali i Primi Ministri e i Ministri delle Finanze ostacolavano l’adozione di nuove regole. Al Ministero delle Finanze, alcuni ritengono che la Banca Centrale dovrebbe seguire le sue direttive, ma negli ambienti vicini al Primo Ministro si riconosce l’esigenza di preservare l’assoluta indipendenza della Banca Centrale.

La nuova legge che regola la Banca Centrale d’Israele sarà presto presentata al governo per l’approvazione. La nuova legge prevede che vengano formate due commissioni: una monetaria guidata dal Governatore, e una amministrativa incaricata delle risorse umane e delle retribuzioni, che sarà invece guidata da un professionista esterno di rilievo. Il Governatore avrà la carica di presidente, proprio come in una società commerciale. La struttura organizzativa continuerà invece a prevedere la carica di due vice-governatori.

Terzo obiettivo dell’attività di Fischer è la politica monetaria. Il Governatore ha infatti raccolto i frutti della politica condotta dai suoi due diretti predecessori, Frenkel e Klein, e dal vice governatore Meir Sokoler, che ha ricoperto la carica di presidente ad interim nel periodo immediatamente precedente il suo arrivo.

La linea di Fischer in politica monetaria, secondo le dichiarazioni pubbliche e i resoconti dei funzionari che hanno preso parte al dibattito interno, punta alla stabilizzazione dei prezzi e a mantenere l’inflazione in una fascia compresa fra l’1 e il 3%, con uno scarto di +/- 1% rispetto a tale obiettivo. La Banca Centrale d’Israele mira al 2%. In 5 degli ultimi 6 anni, fatta eccezione per il 2002, a causa dell’errore di abbassare i tassi di interessi del 2% la Banca non è mai riuscita a raggiungere il target di inflazione.

Fischer non ha fretta di alzare i tassi di interesse per diverse ragioni.

Da quando Fischer ha assunto la carica, i settori commerciale e bancario godono di un maggior margine di sicurezza e la gente, avendo recepito il messaggio, tende a evitare misure speculative. Le decisioni sui tassi d’interesse sono inoltre più chiare e concise di un tempo e contengono indicazioni sulla politica futura, mentre le spiegazioni dei predecessori di Fischer si dilungavano su oltre tre pagine.

Sono altresì cessate le diatribe fra i funzionari del Ministero delle Finanze e il top management della Banca grazie al sicuro stile manageriale di Yossi Bachar, direttore generale del Ministero delle Finanze. Nel caso qualcuno se lo fosse dimenticato, due anni fa l’allora Direttore Generale, Ohad Marani, e il responsabile delle retribuzioni, Yuval Rachlevsky, trascinarono Klein alla Corte Suprema di Giustizia.

Fischer ha inserito la politica sociale all’ordine del giorno, appoggiato in questo dal Primo Ministro. I membri della Knesset e gli attivisti delle problematiche sociali che hanno incontrato Fischer sostengono che tale tematica viene sollevata in ogni incontro. Fischer ha incoraggiato la sezione di ricerca della Banca a formulare proposte politiche al riguardo. Dietro richiesta dell’attuale Ministro delle Finanze, Ehud Olmert, i rappresentanti della Banca d’Israele, Karnit Flug, Michel Strawczynski e Adi Brender, sono entrati a far parte della nuova commissione guidata da Bachar incaricata di suggerire delle soluzioni politiche atte a ridurre il livello di povertà. La Banca d’Israele ha oggi il più alto numero di economisti esperti in politica sociale.

Altro punto chiave della politica di Fischer è l’istituzione di un metodo di lavoro interno volto ad evitare fughe di notizie nel corso di incontri del management. Fischer è inoltre riuscito a ridare smalto alla Sezione di Ricerca, anche grazie alla pubblicazione di un’unica relazione, invece delle sette che venivano solitamente rilasciate dai vari dipartimenti. Fra gli autori delle relazioni, anche economisti di altri dipartimenti, in particolare quello monetario e di vigilanza bancaria.

In linea con la migliore tradizione americana, Fischer è rigido in fatto di posizioni gerarchiche. Sokoler si occupa della legge di regolamentazione della Banca. A differenza del suo predecessore Klein che isolava il suo vice, il Prof. Avia Spivak, Fischer ha invece conferito a quest’ultimo, noto economista specializzato in politica sociale e pensioni, poteri analoghi a quelli di un vice governatore.

Il Governatore mantiene buoni rapporti con la stampa e i media, ma le sue apparizioni in pubblico per interviste o conferenze sono rare: altro aspetto in contrasto con quello dei suoi due predecessori che godevano di grande visibilità.

(Zeev Klein su: Globes, 6.09.05)

Un sarcofago per la banca centrale

da espressonline.it

Un sarcofago per la banca centrale

La rimozione di Fazio: ecco una questione tecnico-ambientale che sta appassionando gli esperti e dividendo l'opinione pubblica

La rimozione e lo smaltimento del governatore Fazio: ecco una questione tecnico-ambientale che sta appassionando gli esperti e dividendo l'opinione pubblica.

Il sistema di carrucole e tiranti allestito dal Genio civile è giudicato del tutto insufficiente, considerato il fatto che, assieme al governatore, si dovrà procedere all'asportazione completa da Palazzo Koch dell'intero Consiglio di Bankitalia, costituito da 13 membri la cui età media (82 anni) richiede particolari accorgimenti, con imballaggi e cautele simili a quelli impiegati per trasferire al British Museum i fregi del Partenone. Un solo membro, il bolognese Stefano Possati, ha meno di sessant'anni. È considerato il teen-ager della Banca centrale, partecipa alle riunioni ascoltando Eminem con il suo I-pod perennemente acceso e si reca spesso in sede sfrecciando con il suo skate-board sui marciapiedi romani, con i jeans a cacarella e il berrettino con la visiera calata sulla nuca. Possati è l'unico dei 13 consiglieri ad avere assicurato di poter scendere autonomamente, sulle sue gambe, le scale di Bankitalia. È anche l'unico a non essere ancora stato operato di prostata, e il regolamento interno di Bankitalia gli vieta, per questa ragione, di votare sulle questioni più importanti. Perciò lo si incontra spesso nel bar sottostante che gioca a videogame.

Ma gli altri? Alcuni non riescono più ad alzarsi dalla poltrona a causa della caratteristica anchilosi del proboviro, una sindrome degenerativa che blocca le articolazioni delle gambe nella postura seduta e salda le ossa del bacino ai braccioli. Vengono nutriti artificialmente e svuotati con un catetere, e si dovrà dunque studiare la maniera di farli scendere dalla finestra, bene assicurati alla loro poltrona, attraverso uno scivolo.

Molto complessa anche la questione del raggiungimento dell'ufficio di Antonio Fazio. La planimetria dell'ambiente ha rivelato ostacoli imprevisti: l'ufficio può essere raggiunto solo percorrendo un lungo cunicolo scavato nella pietra viva, sul modello delle camere funerarie delle piramidi.

Ai lati del cunicolo, in tenebrose nicchie, ci sono gli scheletri dei tecnici della Asl che hanno negato l'agibilità. Una volta entrati nell'ampio e minaccioso salone, sormontato da una fotografia di Padre Pio e da un poster di Amon-Ra, si nota l'enorme scrivania a scomparsa, che viene inghiottita da una botola ogni volta che arriva la richiesta di dimissioni. Accanto, il sarcofago già preparato dal governatore per la sua futura tumulazione, dominato da una paurosa maschera mortuaria, identica al volto attuale di Fazio. È stata ottenuta grazie al calco fedele della fototessera sulla patente. L'effetto dorato, reso celebre dalla maschera di Tutankamon, qui è garantito dalle centinaia di otturazioni dentali in oro che adornano già in vita il volto del sovrano.

Ora: anche ammesso che gli addetti alla rimozione di Fazio riescano a raggiungere l'ufficio, superando i trabocchetti con lance acuminate, le fosse ricolme di scorpioni, serpenti velenosi e direttori di filiale, il problema sarà come sfuggire alla Maledizione che pende sui profanatori del sito sacro. Già si mormora di malori inspiegabili che hanno folgorato banchieri stranieri, a migliaia di chilometri di distanza, dopo una sola interurbana con Fazio (pare che il governatore, quando è in linea con cordate ostili, risponda: "Pronto, chi parlava?"). Chi oserebbe mai penetrare addirittura nel suo ufficio per porgergli direttamente, mettiamo, l'ingiunzione di sfratto? Vigili del fuoco, ufficiali giudiziari, messi di Senato e Camera e perfino corazzieri hanno già fatto sapere di non sentirsi in grado di procedere ad alcun genere di provvedimento restrittivo nei confonti del governatore.

È di fronte a queste difficoltà che prendono corpo, negli ambienti istituzionali, le soluzioni più drastiche e ingegnose. Tra queste, la proposta Tremonti di adottare il metodo Chernobyl, seppellendo Bankitalia (con tutti gli occupanti all'interno) in un gigantesco coperchio di cemento armato e trasferendo la sede a Sondrio, nello storico Palazzo Pizzocchero, capolavoro del Vanvitelli (il geometra lecchese Gino Vanvitelli), attuale sede del Piccolo Credito Valtellinese che assumerebbe dunque il ruolo di banca centrale. La fetta di bresaola (nella pezzatura classica da 15 grammi) sostituirebbe l'euro come valuta corrente.