giovedì, maggio 05, 2005

Giuliano Amato e il signoraggio del dollaro.


"Contributo per un programma riformista"


News del 04-05-2005

A che punto sta il programma dell’Unione? A quanto pare ancora in alto mare; e la conferma ci arriva anche dal “Contributo per un programma riformista”, convegno organizzato dalla Fondazione Italianieuropei in occasione dell’uscita del nuovo numero dell’omonima rivista. L’incontro, tenutosi al Cinema Adriano di Roma, ha spaziato nella sessione pomeridiana sui temi dell’Economia.

Giuliano Amato, introducendo i lavori, ha invitato a non limitarsi a fare l’analisi e offrire invece soluzioni ai problemi del nostro Paese. In parole povere, è arrivato il momento delle proposte concrete da sottoporre al paese.

Amato ha provato a stimolare la discussione illustrando le sue linee di indirizzo. Tra queste alcune meritevoli di qualche riflessione. Primo: “Togliamoci dalla testa di voler fare gli americani – ha detto il professore -, non siamo in grado di utilizzare la leva fiscale per incentivare la domanda; solo gli Usa possono farlo perché possono contare sull’azione di signoraggio del dollaro”. Secondo: “smettiamola con le formule astratte del tipo più formazione, più ricerca, più welfare; bisogna essere concreti e avere il coraggio di introdurre incentivi qualitativi rompendo le resistenze corporative”. Quanto allo Stato sociale, esso “deve essere uno strumento di sviluppo con l’obiettivo, l’output futuro, di aumentare il numero di famiglie costruite su due redditi”.
Ovviamente c’è il problema di come reperire le risorse - ha ammonito Amato. Presto detto: “bisogna invertire la tendenza che soprattutto in Italia fa preferire l’investimento improduttivo (il denaro) all’investimento volto alla produzione di beni. Ma per far ciò bisogna cambiare la proporzione che in Italia vede il redditi da lavoro tassato al 32% e le rendite finanziarie al 12.

Ricapitolando, Amato ha toccato alcuni temi sensibili soprattutto dal punto di vista elettorale: tasse, interessi corporativi, tassazione maggiore delle rendite finanziarie. Tre bei sassolini lanciati nello stagnante programma dell’Unione, che non hanno avuto, però, grosso seguito nella discussione. Chi si è alternato nei successivi interventi (Pierluigi Bersani, Nicola Rossi, Rutelli, Boselli, e così via gli altri Big del centrosinistra) ha condiviso in linea di massima le parole di Amato, ma è rimasto sul vago, limitandosi a ripetere formule trite e ritrite da mesi.
Memorabile, a tal proposito, il “comizio” del socialista Boselli che, per la serie parole e non fatti, ha deliziato l’assonnata platea dell’Adriano con: “la fabbrica di Prodi è una sede per ascoltare i cittadini; abbiamo idee di fondo condivise, ci muoveremo nell’interesse generale…” E fermiamoci qui per carità di patria.

Una nota curiosa anche se non nuova: Rutelli è arrivato in tempo per il suo intervento ed è andato via (quando si dice il caso), per improcrastinabili impegni elettorali, poco prima che arrivasse Prodi, protagonista del colpo di scena finale. Nel corso della tavola rotonda conclusiva con Amato, D’Alema e il direttore di Repubblica Ezio Mauro, il leader dell’Unione ha infatti annunciato la nascita della “cabina di regia per il programma”.
Tanto per chiarire lo stato dell’arte a chi avesse ancora le idee confuse.

Antonio Marulo