venerdì, giugno 03, 2005

Tutti pazzi per l'euro? mica tutti (1)

da repubblica.it

L'INTERVISTA. Il ministro del Welfare Roberto Maroni: puntiamo al referendum almeno per arrivare alla doppia circolazione
"E' l'ora di tornare alla lira chiediamo un voto agli italiani"
di ROBERTO MANIA

ROMA - Tornare alla lira con il voto popolare. Forte della bocciatura francese e di quella olandese alla Costituzione europea, il ministro del Welfare, il leghista Roberto Maroni, rompe un tabù che ancora resisteva nel governo e propone di lasciare l'euro per rimetterci in tasca la vecchia moneta. Parla dal Lussemburgo Maroni dove - spiega - "sono sei ore che in 25 ministri stiamo discutendo su una direttiva sull'orario di lavoro proposta dal Parlamento. Ciascuno di noi ha un'opinione diversa. Alla fine ne usciremo con un compromesso al ribasso. Ma si può andare avanti così? Quando mai questa Europa potrà fare la riforma del fisco o addirittura quella del modello sociale! Pensarlo è solo una pia illusione. Questo governo dell'Europa è inadatto ad affrontare una situazione di crisi".

E allora, torniamo alla lira?
"Io dico di non scartare questa ipotesi perché non è affatto peregrina. Anzi. Sono tre anni che l'euro, non per colpa sua ma per responsabilità di chi ha gestito il passaggio alla moneta unica, ha dimostrato di non essere adeguato di fronte al rallentamento della crescita economica, alla perdita di competitività e alla crisi dell'occupazione. Non è forse meglio tornare, temporaneamente, almeno ad un sistema a doppia circolazione? In Europa c'è un esempio virtuoso ed è la Gran Bretagna che cresce, si sviluppa, mantenendo la sua moneta".

La Lega nostalgica della lira nazionale e contraria all'Europa delle nazioni.
"No, io non ho alcuna nostalgia per la lira. Ma dai cittadini sta arrivando un grido d'aiuto. E la Lega non è per nulla contraria all'Europa. Noi immaginiamo un'Europa unita, forte, che valorizzi le diversità regionali. Cioè un'altra Europa con un governo federale eletto dal popolo e un Parlamento che approvi le leggi, con un assetto istituzionale che ricalchi quello tedesco".

Ma l'euro cosa c'entra? Serve per trovare un po' di consenso facile?
"L'euro è il figlio legittimo del modello europeo di cui assistiamo, con preoccupazione, al fallimento. E io come membro della classe politica sono tenuto a dare una risposta ai cittadini, alla mia base sociale composta da piccoli imprenditori, commercianti, operai. A quel mondo di produttori, cioè, che ha fondato il suo successo economico sulla flessibilità della piccola azienda e sul vantaggio competitivo derivante dalla svalutazione. Ora il cambio è venuto meno, ma la via d'uscita non è certo quella indicata dal governatore della Banca d'Italia Fazio che propone di fare crescere le imprese familiari fondendole tra loro. Questo non succederà mai. La risposta deve essere un'altra".

Quale?
"Ridare al governo la leva del cambio e anche la possibilità di poter intervenire a sostegno e in difesa del sistema produttivo aggredito dalla concorrenza selvaggia della Cina. Oggi qualsiasi intervento è vietato perché considerato aiuto di Stato. Sa qual è il paradosso? Che dopo l'11 settembre gli Stati Uniti decidevano di salvare le proprie compagnie aeree mentre la Commissione di Bruxelles intimava ai governi di non fare nulla. Là il salvataggio, qui i fallimenti e i licenziamenti grazie a istituzioni che assomigliano sempre più il Leviatano di Hobbes".

Ma davvero pensate che la crisi economica dipenda dall'euro? Ma se tutti i giorni ci ricordate che i mali sono antichi, strutturali, ereditati dai governi passati.
"So bene che il peccato originale della nostra economia è stato commesso negli anni Ottanta, quando si creò l'enorme debito pubblico. Ma l'Europa è stato il moltiplicatore delle nostre difficoltà".

Comunque il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet ha detto chiaro e tondo che l'idea di abbandonare l'euro è priva di senso.
"Ah, certo. Lui è uno dei massimi responsabili del disastro dell'euro. Venga a dire all'assemblea dei piccoli imprenditori padani che l'euro è stato un affare. Se li convince sono pronto a sostenere che l'euro va mantenuto".

E invece lei come lo "abolirebbe"?
"La Lega pensa che la strada debba essere quella democratica".

Cioè di un voto? Un referendum?
"Sì, un referendum consultivo".

Ma è tecnicamente possibile?
"C'è un precedente. È quello dell'89 quando votammo per le europee e venimmo consultati sui poteri da attribuire al Parlamento di Strasburgo. Al Consiglio federale della Lega del 19 giugno, a Pontida, che vedrà dopo due anni il ritorno di Bossi, lanceremo la campagna per la raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare per indire il referendum. Ma intanto in vista del prossimo Consiglio europeo del 16 e 17 giugno proponiamo al governo italiano di chiedere di arrestare la ratifica della Costituzione. Di fronte a quello che sta accadendo non si possono chiudere entrambi gli occhi".

Non sono pochi quelli, tra imprenditori e economisti, che immaginano per noi, senza l'euro, un futuro da Argentina.
"All'Argentina ci stiamo già arrivando. Per questo si deve cambiare rotta".

(3 giugno 2005)