mercoledì, aprile 27, 2005

Le banche di Bankitalia padrone della FIAT

da corriere
Al vertice con Marchionne e Montezemolo anche Braggiotti
Banche con Fiat, azioniste a settembre
Gli istituti: sostegno al rilancio. Confermati gli obiettivi industriali e finanziari fino al 2007

MILANO - «È andata benissimo. Clima ottimo». Lo dicono Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne. Lo ripetono i banchieri. Anche, e soprattutto, al di fuori dell’ufficialità. Limitata peraltro a quelle poche parole di commento e affidata, per il resto, a un comunicato congiunto ridotto all’essenziale. Sono le sette e mezzo di sera, il summit milanese tra i massimi vertici della Fiat e degli istituti creditori (Corrado Passera per Intesa, Matteo Arpe per Capitalia, Alfonso Iozzo e Pietro Modiano per il San Paolo, Alessandro Profumo per Unicredito) è appena finito. È durato poco più di tre ore. Sufficienti a tutti i chiarimenti del caso. E a fare piazza pulita di tante speculazioni degli ultimi giorni (ieri in direzione rialzo: +6,73% in attesa dell’incontro).
Il «clima ottimo» non è una definizione di circostanza: l’accordo c’è ed è totale. Sul convertendo: la conversione era stata preannunciata e si farà, dal 26 settembre i tre miliardi di prestito diventeranno tre miliardi di capitale, le banche entreranno individualmente nell’azionariato Fiat, Ifil continuerà a essere il primo socio singolo. E sul piano industriale: sulla strada del risanamento il management del Lingotto ha e continuerà ad avere, «per i prossimi tre anni» almeno, «il pieno supporto e fiducia» degli istituti. Che dimostrano ancora una volta di scommettere sul futuro del gruppo torinese. Convinti dai numeri, dalle tappe, dalle strategie messe a punto dal top management e ribaditi nell’incontro di ieri. Non c’è nulla di nuovo, Montezemolo e Marchionne hanno confermato uno per uno gli obiettivi già annunciati. Ma l’hanno fatto, sottolinea al termine uno dei banchieri, «parlando soprattutto di industria, di prodotto, di modelli». Risultato: «Ci hanno trasmesso la netta sensazione che, nonostante un mercato particolarmente difficile, la situazione sia sotto controllo». Dunque: «Piena fiducia nel management», dal presidente (che ha aperto l’incontro e fatto da padrone ci casa) all’amministratore delegato, al resto della squadra. Tutto liscio, insomma. Qualche tensione alla vigilia, anche tra gli stessi istituti, c’era e nessuno lo nega.
Alla fine però, riconosce un altro banchiere, il primo incontro plenario tra i vertici Fiat (che hanno chiesto l’appuntamento e accanto ai quali è stato segnalato Gerardo Braggiotti) e quelli del pool «è andato persino meglio del previsto». Tanto che, al termine, arriva quel comunicato congiunto in cui i mercati speravano ma che nessuno dei protagonisti, prima, si era spinto anche solo a ventilare. Dice semplicemente: «Sono stati confermati i dati economici e finanziari del gruppo. Fiat ha ribadito l’impegno a conseguire gli obiettivi già annunciati per il 2005, 2006, 2007. Si è confermata la conversione nel mese di settembre 2005 e le banche hanno ribadito la loro volontà di supportare i vertici impegnati nel conseguimento degli obiettivi per i prossimi tre anni». Poche parole, stringate. Sufficienti però, intanto, a mettere un primo punto fermo sulla questione-conversione: le molte speculazioni sulla possibile rinegoziazione finiscono qui, da settembre Fiat avrà tre miliardi di capitale in più e tre miliardi di debito in meno.
Avrà, è vero, anche nuovi azionisti. E anche su questo la speculazione si è scatenata. Ma pure qui le banche, al di là del comunicato, ribadiscono quel che hanno sempre detto: «Non intendiamo gestire la Fiat». Non intendono, però, nemmeno mettere in crisi la stabilità della proprietà e del mercato. Dunque, non ci sarà una sola società in cui far confluire i titoli, le banche dovrebbero amministrare ciascuna per proprio conto i rispettivi pacchetti (poco sopra il 20% se si toglie la quota di Intesa, che di fatto si è già «ricoperta»), Ifil resterà il primo socio singolo. E se, o meglio quando, gli istituti decidessero di cedere le loro azioni, l’impegno sarebbe a farlo gradualmente, nel medio periodo, e non in blocchi anche solo potenzialmente «destabilizzanti».
Raffaella Polato
27 aprile 2005