CAMBIO DEI QUADRI IN BANKITALIA. FATTO FUORI IL NEOKEYNESIANO CIOCCA
Roma, 20 Dicembre 2006 – AgenParl – Non è finito sotto silenzio negli ambienti politici il fatto che le dimissioni di Pierluigi Ciocca da vice direttore generale della Banca d’Italia segnano il coronamento della svolta operata dal governatore Mario Draghi che sta trasformando la nostra banca centrale in una brutta copia di una banca d’affari privata come la Goldman Sachs. Ciocca è noto per il suo orientamento neokeynesiano e, anche se da posizioni di minoranza, ha sempre sottolineato l’importanza di privilegiare l’economia reale dei settori produttivi di fronte all’avanzata della finanza e della speculazione.
I due nuovi vicedirettori, Ignazio Visco e Giovanni Carosio, sono uomini di fiducia di Draghi, anche vicini alle posizioni di Padoa Schioppa, e parte della nidiata dei famosi “Ciampi’s boys”. Adesso la Banca d’Italia, che, e non scordiamocelo mai, è strutturata come una società per azioni privata, è lanciata sulla strada del liberismo economico con sempre meno regole e del monetarismo a la Milton Friedman della Scuola di Chicago che esporrà l’Italia alle mire speculative di banche e finanziarie internazionali. Per l’economia e per i cittadini ci saranno ricadute molto negative di austerità e di tagli.
Draghi aveva iniziato la sua “lunga marcia” quando il 2 giungo 1992, come direttore generale del ministero del Tesoro di Ciampi, guidò la pattuglia di dirigenti delle Partecipazioni Statali nell’incontro sul “Britannia”, il panfilo della regina Elisabetta d’Inghilterra, dove si perfezionò la svendita, a prezzi stracciati, dell’industria di stato italiana alle finanziarie della City di Londra.
Infatti, poche settimane dopo, all’inizio di settembre, l’attacco speculativo guidato da George Soros e co. portò ad una svalutazione della lira del 30%.
In seguito, per i suoi meriti guadagnati sul campo della grande finanza, Mario Draghi lasciò gli incarichi di stato per essere nominato vicedirettore della banca d’affari internazionale Goldman Sachs, di cui divenne nel periodo 2002-2005 responsabile per l’Europa. Sponsorizzato dal mondo bancario e finanziario della City e di Wall Street, e in un assordante silenzio di entrambe le coalizioni politiche, è stato portato a Via Nazionale, precedentemente liberata, con scandali e intrighi di corte, da un Antonio Fazio, forse troppo tradizionalista per essere amato dalla egemonica finanza d’assalto. In caso di una seria crisi finanziaria, la sua legge espone le banche italiane ad una fine come nel ’29.
rif. http://www.agenparl.com/news.asp?id=1869