venerdì, luglio 29, 2005

La Banca di Italia rovina l'Italia, con il signoraggio.






Antonfazio nazionale

Il capitolo della vicenda dell’Antonveneta rivelato dalle intercettazioni telefoniche delle conversazioni tra Antonio Fazio, il Governatore della Banca d’Italia, e l’affarista Giampiero Fiorani, è l’ennesima pastetta all’italiana di cui il Paese avrebbe volentieri fatto a meno.
In una situazione di già grave crisi come quella attuale, l’ultima cosa di cui uno Stato ha bisogno è la notizia che la massima figura di effettiva garanzia di legalità del sistema bancario altro non è che un banale intrallazzatore.

Se a questo si aggiunge non solo che le doverose dimissioni non arrivano, ma che la carica che Antonio Fazio ricopre è destinata a durare sino alla fine dei suoi giorni, si ha la percezione di quali siano le mani in cui si trova in questo momento l’Italia.
Una carica pubblica diversa dal papato che duri a vita ha senz’altro un che di medievale, ma può avere, ed ha avuto, un suo senso: nonostante il tema sia di quelli particolarmente controversi, l’indipendenza della Banca Centrale è importante per garantire ai mercati decisioni in materia di politica monetaria in linea di principio libere da influenze politiche di ogni genere.
Un governatore la cui conferma in carica non dipenda dal partito e/o dal primo ministro del momento, rappresenta una forma di garanzia di controllo dell’inflazione (vera bestia nera degli economisti): senza la complicità della Banca Centrale, ad esempio, pratiche come l’acquisto di Titoli di Stato da parte della Banca, per finanziare il debito pubblico con soldi che può stampare da sé (il cosiddetto signoraggio) diventano molto meno “facili”. Più in generale, fra gli esperti si tende a ritenere che l’obiettivo del controllo dell’inflazione sia molto meglio raggiungibile con l’indipendenza di chi controlla l’emissione della moneta.

Alla luce di questo, la cosa più sensata è chiedersi la ragione attuale della sacra inviolabilità della carica di Governatore. La Banca d’Italia non si occupa più di politica monetaria: da quando c’è l’Euro è la Bce ad occuparsene. L’attuale compito rimasto alla ex banca Centrale italiana è quello, vitale, di arbitro e controllore del mercato. In parole povere, compiti quali garantire un trattamento corretto da parte delle banche commerciali nei confronti dei correntisti (di questo fin ora nemmeno l’ombra, anzi) e vigilare e verificare che vicende come quella dell’Antoveneta si svolgano secondo le regole.
Che quindi sia proprio il capo supremo di questa istituzione non a fallire nel suo incarico, ma addirittura a risultare il primo a servirsene per motivi personali, è di tutte la cosa peggiore.

Antonio Fazio dovrebbe dimettersi, insomma. Anche se l’Italia è il posto in cui ladri e/o corrotti patteggiano le loro più che meritate condanne solo nell’attesa di potersi riciclare alla prima occasione utile, magari come politici esperti e dalle idee chiare.
Perché i politici, si sa, sono quello che sono, e ci si può anche "rassegnare". Ma per istituzioni come le banche e la giustizia, ad esempio, questo non deve valere. Soldi e galera restano, nonostante tutto, roba seria.

Emiliano B. Serra