19 gennaio 2007
Geronzi torna in sella, Emanuele (Fondazione Cassa di Roma) va dagli avvocati
Cesare Geronzi confermato dall'assemblea dei soci al vertice di Capitalia (-0,32% a 6,95 euro la chiusura di settimana in Borsa) - con i consiglieri Roberto Colaninno ed Ernesto Monti - nonostante la condanna in primo grado nel crack Italcase-Bagaglino, ma non senza strascichi polemici. Favorevole al reintegro è stato il 37,2% del capitale, contrari azionisti per il 9,7% e astenuti per lo 0,98%. Al voto ha partecipato il 47,9% del capitale. Per effetto della votazione, ha annunciato il vicepresidente Paolo Savona, che presiedeva l'assemblea, i tre amministratori «riprenderanno le loro funzioni con effetto immediato». Quindi sin dal consiglio di amministrazione in programma nel pomeriggio di venerdì 19 gennaio.
Deminor, società che rappresenta alcuni fondi di investimento (0,39% del capitale), e la Fondazione Cassa di risparmio di Roma (secondo i dati Consob azionista numero due con il 7,186% dopo Abn Amro al 7,679%, pur non essendo nel patto di sindacato che controlla il 31,01%), hanno votato contro, una decisione - ha spiegato il rappresentante di Deminor - opportuna «per evitare le critiche e i sospetti sulla banca». Gli amministratori, ha aggiunto, «ai quali auguriamo di uscire in modo cristallino dalla vicenda, hanno il dovere di presentare le dimissioni».
La Fondazione, presieduta da Emmanuele Emanuele, ha ribadito le proprie «riserve» sull'opportunità di confermare le cariche definendosi «a favore della revoca», e ha anche dato mandato ai propri legali per verificare se le decisioni del patto di sindacato possano essere valutate come «evento generatore» di eventuali danni che possano derivare. Valutazione ribadita da Emanuele a margine dell'assemblea: «Il fatto che Geronzi sia stato condannato è già un danno d'immagine per la banca», da tempo al centro dei rumor su fusioni e acquisizioni. La Fondazione ha sottolineato «l'opportunità di revoca» nei confronti del presidente e degli altri amministratori che erano stati sospesi Colaninno (numero uno del gruppo Piaggio) e Monti, condannato per bancarotta preferenziale e per distrazione nel processo Trevitex. Geronzi, è stato condannato alla pena di un anno e otto mesi di reclusione, oltre alle realtive pene accessorie, per concorso nel reato di bancarotta semplice, Roberto Colaninno (sempre per Italcase), alla pena di quattro anni e un mese di reclusione, oltre alle relative pene accessorie per concorso nei reati di bancarotta preferenziale e di bancarotta semplice.
Tuttavia secondo il presidente del Patto di sindacato della banca, Vittorio Ripa di Meana, «Allo stato degli atti non sussistono motivi per mettere in discussione il rapporto di fiducia» con gli amministratori. «I manager - ha aggiunto Ripa di Meana - stanno gestendo la banca con effetti soddisfacenti ed il patto ha tenuto conto delle capacità nel confermare la fiducia e sul piano tecnico e giuridico bisogna attendere il giudizio definitivo, altrimenti entreremmo in un sistema che dopo una semplice iniziativa della magistratura o in presenza di sentenze di primo grano potrebbero creare delle vittime» alla luce dei risultati definitivi della vicenda. «È in questo contesto - ha concluso - che il patto di è mosso: sarebbe paradossale che i soci sindacati si riuniscano per esaminare le conseguenze di processi futuri».