mercoledì, novembre 16, 2005

Signoraggio, indebito guadagno da restituire ai cittadini





Economia
Edizione dal 01/11/2005 al 07/11/2005

Signoraggio, indebito guadagno da restituire ai cittadini

La differenza tra valore nominale della moneta e costi di produzione non spetta alle banche - Ora Bankitalia e gli altri istituti di credito dovranno rimborsare somme per 5 miliardi di euro

di Vincenzo Brancatisano

Sembrava una lite temeraria e invece chi ha fatto causa ha vinto. Il reddito da signoraggio percepito dalla Banca d'Italia e dalle altre banche è indebito e dev'essere restituito ai cittadini. La decisione ha dato soddisfazione a quanti da anni, pur considerati dei pazzi, hanno contestato il diritto delle banche di appropriarsi dell'enorme cifra fondata sull'antico diritto di batter moneta e cioè sul reddito monetario derivante dalla differenza tra il valore nominale della moneta in circolazione, detratti i costi di produzione. E ora si attendono le ripercussioni sui cittadini che attendono i moduli per la richiesta di rimborso. Si tratta di ben 5 miliardi di euro, 87 euro in media per ogni cittadino residente in italia al 31.12.2003, puntualizza l'associazone Adusbef, che ha sostenuto una vertenza davanti al giudice di Pace di Lecce. Altre sono in corso in tutta Italia.

Giovanni Gaetanis, destinato a passare alla storia, aveva chiamato in causa davanti al Giudice di Pace di Lecce la Banca centrale europea e la Banca d'Italia, chiedendo di accertare che la proprietà della moneta è della collettività nazionale europea, mentre la Banca Centrale ha unicamente il compito di provvedere alla stampa. In conseguenza di ciò, ha chiesto che fosse dichiarato "che l'intera Massa Monetaria in circolazione è di proprietà dei componenti dell'Unione Europea, e che, per l'effetto, il Debito Pubblico non esiste, dovendosi, al contrario, ritenerlo Credito Pubblico".

Si legge nella sentenza che lo Statuto del Sistema Europeo di Banche Centrali e della Banca Centrale Europea definisce reddito monetario (art.32) il reddito ottenuto dalle banche centrali nazionali nell'esercizio funzioni di politica monetaria del Sebc. Lo Statuto fissa anche le regole per la determinazione del reddito monetario e per la sua distribuzione tra le banche centrali dei paesi partecipanti all'euro.

Quando la circolazione era costituita soprattutto da monete in metalli preziosi (oro e argento), ogni cittadino poteva chiedere al suo sovrano di coniargli monete con i lingotti d'oro e argento che egli portava alla zecca. Il sovrano, ponendo la sua effigie sulla moneta, ne garantiva il valore, dato dalla quantità e dalla purezza del metallo in essa contenuto. In cambio di questa garanzia, tuttavia, tratteneva per sè una certa quantità di metallo: l'esercizio di questo potere sovrano venne chiamato signoraggio.

Introdotta la circolazione della moneta cartacea, slegata dall'oro (soppressione delle riserve auree), sono mutate le modalità di formazione del signoraggio, ma non la sua natura, che resta quella di un introito dello Stato connesso con l'emissione di moneta. Il Consulente tecnico d'Ufficio ha determinato il reddito monetario come la differenza tra gli interessi percepiti sulle attività e il costo, modesto, di produzione delle banconote, chiarendo che costituisce il moderno reddito di signoraggio, o reddito monetario, proprio lo scarto tra il primo ed il secondo importo.

"Risulta, invece", si legge nella clamorosa sentenza, "che solo il 5 per cento è posseduto dall'Inps (Ente pubblico), il restante 95 per cento appartiene a privati, Gruppo Intesa, Gruppo San Paolo Imi, Gruppo Assicurazioni Generali, Bnl, ecc.." Il Ctu., nella sua relazione, ha chiarito che il reddito dell'istituto, causato dall'attività e dalla circolazione di moneta posta in essere dalla collettività nazionale, dovrebbe vedere lo Stato quale principale beneficiario e non gruppi di privati. II Ctu conclude che "per il periodo preso in esame, 1996-2003, la sottrazione del reddito di signoraggio in danno alla collettività (quota attribuita a soggetti privati dalla Banca d'Italia) può determinarsi alla luce dei suddetti criteri e dei prospetti analitici di calcolo riportati nelle relazione peritale, in complessivi euro 87,00 corrispondenti ad un danno medio rilevato per cittadino residente alla data del 31.12.2003".

«Non troviamo traccia del signoraggio nella Costituzione italiana – spiega lo studioso Marco Saba, uno dei primi a denunciare il fenomeno –. Questo argomento è troppo importante per essere sottaciuto: qualcuno, ogniqualvolta vengono emessi degli euro, si arricchisce con questa medioevale rendita di posizione che non ha niente a che spartire con la democrazia. Recentemente, a Ginevra, mi è capitato di scambiare delle opinioni con degli eminenti esperti mondiali di riciclaggio che, curiosamente, ben poco mostravano di sapere in tema di signoraggio. Ma se il signoraggio è un abuso dell'ignoranza popolare, visto che come argomento viene in pratica tenuto segreto, dall'altra parte si tratta di uno strumento potentemente eversivo in una società, come la nostra, dove i soldi sono potere. Dove, rubando tutto il valore della moneta all'atto dell'emissione, se ne può disporre per comprare candidati, elezioni, amministratori, oppure per partecipare a quell'orgia chiamata privatizzazione, mettendo in atto una sapiente ed efficace azione di riciclaggio della refurtiva monetaria».
Ma c'è di più. «Avendo la totale libertà di decidere quando, come e quanta moneta stampare, si genera il fenomeno triste dell'inflazione – ipotizza Saba – Più moneta viene stampata e più ne diminuisce il valore».


E c'è anche il "giallo" Molinari

"Chi tocca il signoraggio muore". La frase inquietante gira in rete da tempo, basta digitarla su Google e se ne ha una riprova. Ed è per questo che si tinge ulteriormente di giallo (anche se siamo nel campo delle coincidenze) la morte di Arrigo Molinari, l'ex questore di Genova, già questore di Bankitalia, che qualche giorno prima di essere ammazzato, il 27 settembre scorso, era stato intervistato dal quotidiano Il Giornale in occasione dell'udienza presso il tribunale civile su due ricorsi da lui presentati contro Banca d'Italia e Banca centrale europea. Ecco alcune sue risposte all'intervistatore. In merito ai banchieri privati soci di Bankitalia dice che "hanno divorato l'istituto centrale rendendolo non più arbitro e non più ente di diritto pubblico. Con un'anomalia tutta italiana". A danno dei risparmiatori. Si riferisce al Signoraggio "consentito alle banche fin dal 1992". Il reddito da "Signoraggio" a soggetti privati, spiegava Molinari poche ore prima di essere ucciso, "si fonda su una norma statutaria privata di una società di capitali, e quindi su un atto inidoneo e inefficace per la generalità", dalle conseguenze "rovinose per i cittadini, che si sono sempre fidati delle banche e di chi le doveva controllare. Le banche centrali e quindi la Banca d'Italia, venuta meno la convertibilità in oro e la riserva aurea, non sono più proprietarie della moneta che emettono e su cui illecitamente e senza una normativa che glielo consente percepiscono interessi grazie al tasso di sconto, prestandolo al Tesoro". E ancora: "Ora i cittadini risparmiatori sono costretti a far ricorso al tribunale per farsi restituire urgentemente il reddito da "Signoraggio" alla collettività, a seguito dell'esproprio da parte delle banche private italiane che, con un colpo di mano, grazie a un sottile ministro che ha molte e gravi responsabilità, si sono impadronite della Banca d'Italia battendo poi moneta e togliendo la sovranità monetaria allo Stato che, inerte, dal 1992 a oggi ha consentito questa assurdità. L'emissione della moneta, attraverso il prestito, poteva ritenersi legittima quando la moneta era concepita come titolo di credito rappresentativo della Riserva e per ciò stesso convertibile in oro, a richiesta del portatore della banconota".

Dunque, Bankitalia si prende diritti che non può avere?, chiede Il Giornale. Appunto. Prima Bankitalia, nella sua qualità di società commerciale, fino all'introduzione dell'euro in via esclusiva e successivamente a tale evento, quale promanazione nazionale della Banca centrale europea, si arroga arbitrariamente e illegalmente il diritto di percepire il reddito monetario derivante dalla differenza tra il valore nominale della moneta in circolazione, detratti i costi di produzione, in luogo dello Stato e dei cittadini italiani. Sembra un assurdo, ma purtroppo è una realtà. L'euro, però, è dei cittadini italiani ed europei, e non, come sta avvenendo in Italia, della banca centrale e dei suoi soci banchieri privati". Ma che si fa adesso? "Farà tutto il tribunale". Avrebbe avuto l'udienza nei giorni scorsi, ma non c'è arrivato.