sabato, aprile 08, 2006

I dubbi di Prodi sulla sovranità monetaria

da corriere.it

Il Professore: solo una bufala

Il Cavaliere ammazza i Comuni
«Non partecipo a una gara a chi le spara più grosse» La squadra prodiana: Silvio vuol chiudere gli ospedali?

ROMA—Se quello dell’abolizione dell’Ici doveva essere nelle intenzioni berlusconiane il colpo del kappaò, Romano Prodi l’ha incassato bene. Almeno all’apparenza. Alle 11 di sera, nel buio del cortile Rai di via Teulada, il capo dell’Unione ha la faccia di chi, per la seconda volta, si sente vincitore morale del duello tivù. «Se sono soddisfatto? Beh, vorrei anche vedere... », risponde con sorriso largo. Ha voglia di andarsene, il Professore, i suoi lo aspettano nel quartier generale di piazza Santi Apostoli.

Tutto è pronto per l’ennesimo brindisi. Ma prima c’è da capire che effetto ha avuto l’affondo berlusconiano sull’Ici. Prodi cambia e s p r e s s i o n e , stringe gli occhi e sibila: «Mah, giudicate voi. Vorrei solo sentire il parere di alcuni sindaci della Casa delle Libertà. Non partecipo alla gara a chi la spara più grossa, del tipo "cancello l’Ire e, già che ci sono, l’Iva". Gli italiani meritano più serietà e considerazione ». Poi ironizza: «Forse stamperà cartamoneta ». E tornando a piedi verso casa con i collaboratori, si ferma in una gelateria e offre il gelato a tutti.

Strana atmosfera attorno al capo dell’Unione. Un mix di soddisfazione e incredulità. Soddisfazione per l’andamento complessivo del dibattito: «È andata alla grande anche stavolta — è il commento dei suoi —: abbiamo nettamente prevalso ai punti». Incredulità per l’annuncio in zona Cesarini del Cavaliere: «È una bufala. Poveri Comuni, dopo aver subìto drastici tagli in questi 5 anni, ora rischiano la morte finanziaria. Ma che pensa Berlusconi? Di chiudere gli ospedali?».

Che l’affondo del premier abbia però lasciato il segno, non c’è dubbio. Così com’è certo che da qui al 9 aprile Prodi e i suoi dovranno rimodulare la loro strategia. Il dilemma sarà: fingere di ignorare la promessa berlusconiana o tentare invece, cifre alla mano, di smantellarla? La tesi dei prodiani, ma non si s quanto convinta, è che si sia trattato solo di una boutade. E il commento nella notte di Giuliano Ferrara, secondo il quale «l’annuncio del premier ha lasciato tutti nello sconcerto, anche i berluscones », alimenta la speranza prodiana.

Notte di nervi tesi. Gara sul filo del rasoio. Il duello tra i due sfidanti inizia fuori dagli studi Rai. Una quindicina di sostenitori del capo dell’Unione accoglie a suon di fischi l’arrivo di Berlusconi, sventolando uno striscione con la scritta «Prodi sei il nostro futuro». Solo due i tifosi del premier e le loro grida si perdono nel traffico di via Teulada. Si parte puntuali. Lo staff del Professore occupa posti strategici: il portavoce Silvio Sircana è in studio con il collega berlusconiano Paolo Bonaiuti. Il capo ufficio stampa, Sandra Zampa, si colloca nella saletta a 7 schermi con Rodolfo Brancoli. Al secondo piano ci sono il consigliere politico Levi, la segretaria Flamigni e il tesoriere Rovati. Prodi sembra rilassato.

Gli chiedono della pena di morte e cita il Vangelo. Parla d’amore e di felicità. E risponde morbido quando gli ricordano l’accusa di «delinquenza politica » rivolta giorni fa ai suoi avversari. «È totalmente a suo agio» commentano i suoi, tirati come elastici. Berlusconi ci mette una buona mezz’ora per inventarsi il primo sorriso. Soffre quando Prodi lo accusa di non avere argomenti per difendere l’operato del suo governo. Insiste con la storia dei comunisti.

«Berlusconi è di cera, Prodi è di carne», sentenzia il gruppo d’ascolto delle donne dell’Unione (Melandri, Bindi e militanti ds). E quando il premier, alla domanda su come pensa di coprire finanziariamente le promesse elettorali, dice al suo avversario «te lo spiego in privato », una risata attraversa lo staff prodiano. Poi l’aria cambia. Succede quando il capo dell’Unione, citando lo scrittore Bernard Shaw in risposta alla teoria di cifre sparate dal Cavaliere, tira fuori la storia dell’ubriaco che «si attacca al lampione non per farsi illuminare maper farsi sostenere». È come una scarica elettrica per Berlusconi. Che insorge, contrattacca. Fino alla stoccata sull’Ici. Notte da decifrare. Negli uffici prodiani cantano l’inno di Forza Italia. E sembrano contenti.

Francesco Alberti
04 aprile 2006