venerdì, gennaio 20, 2006
I padroni di Bankitalia svendono la FIAT agli americani.
da repubblica.it
Le due banche hanno collocato quanto ottenuto in seguito
al finanziamento convertendo del 2002. Capitalia: "Noi non venderemo"
Mps e SanPaolo Imi cedono quota Fiat
titolo in picchiata in Borsa, fino a -6%
In chiusura erano passati di mano oltre 60 milioni di pezzi, pari al 5,5% del capitale
Marchionne: "Non siamo preoccupati per l'uscita delle banche dall'azionariato"
ROMA - Giornata convulsa per la Fiat, in picchiata in Borsa in seguito alla vendita della quota del gruppo automobilistico attuata dal Monte dei Paschi di Siena e da SanPaolo Imi. Al momento della chiusura di Piazza Affari erano passati di mano oltre 60 milioni di titoli Fiat, pari al 5,5% del capitale, e le azioni del Lingotto cedevano il 5,81% a 7,82 euro. Deboli anche i titoli bancari, anche se con perdite molto più contenute (in particolare Mps -0,44% e SanPaolo Imi -0,62%).
Le quote cedute dalle due banche provenivano dalla partecipazione al finanziamento convertendo del 26 luglio 2002. Alla scadenza del finanziamento, nel settembre dell'anno scorso, il consiglio d'amministrazione della Fiat aveva deliberato l'aumento di capitale per 3 miliardi di euro destinati al servizio del convertendo, e pertanto le banche avevano ottenuto titoli dell'azienda in restituzione del finanziamento concesso.
Ieri il Montepaschi ha venduto alle banche d'affari J.P. Morgan Securities e Goldman Sachs International l'intera partecipazione in Fiat, rappresentata da 29,081 milioni di azioni ordinarie, corrispondente al 2,66% del capitale ordinario del Lingotto. Il prezzo unitario è stato di 8,245 euro per un totale di 239,7 milioni di euro.
Analoga decisione è stata comunicata oggi dal gruppo SanPaolo Imi, che ha dato incarico a Banca Imi e Merrill Lynch di collocare sul mercato la quota Fiat derivante dal prestito convertendo, pari a 38,7 milioni di azioni, cioè il 3,55% del capitale ordinario.
L'amministratore delegato del Gruppo Fiat Sergio Marchionne ha espresso disappunto solo per questa seconda vendita, per le modalità con le quali è stata effettuata: "Non siamo preoccupati dall'uscita delle banche dall'azionariato Fiat a seguito del 'convertendo' e avevamo affermato pubblicamente di essere disponibili a collaborare con loro per il collocamento dei titoli sul mercato - ha comunicato Marchionne con una nota - Gli istituti di credito avevano dichiarato che, al momento del disimpegno avrebbero fatto in modo di non creare turbativa nei mercati. Quando vengono effettuate operazioni di questo tipo, è prassi che chi cede le azioni informi preventivamente la società oggetto della vendita. Noi siamo stati avvertiti soltanto da Monte dei Paschi di Siena, che peraltro aveva sempre espresso la volontà di cedere le azioni in suo possesso".
Se nella prima parte della mattinata i titoli Fiat in Borsa avevano registrato perdite contenute, intorno all'1%, l'annuncio di SanPaolo Imi ha scatenato il mercato: a quel punto gli scambi sono stati sempre più intensi, e il titolo ha perso terreno rapidamente, fino ad arrivare al -6% della chiusura.
Non è servita a dare ossigeno al titolo neanche la dichiarazione di Capitalia: il gruppo bancario romano, che detiene un'altra quota Fiat in seguito al convertendo, ha fatto sapere che non intende cedere la propria partecipazione. Mentre l'amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo si è trincerato dietro un 'no comment'.
Nessun giovamento hanno tratto i titoli del Lingotto neanche dalla comunicazione dell'agenzia internazionale Ficht, che ha annunciato di aver rialzato l'outlook di Fiat Spa da 'negativo' a 'stabile', pur confermando i rating a breve 'B' e quello senior non garantito 'BB'. "Crediamo - ha osservato Emmanuel Bulle, direttore del settore aziende europee dell'agenzia americana - che il punto più basso sia stato raggiunto e che, sia da una prospettiva finanziaria che industriale, il gruppo torinese abbia iniziato un rimbalzo e stia risalendo".
Dalla vendita della quota in Fiat Mps ha realizzato una ripresa di valore di quasi 20 milioni di euro mentre per Sanpaolo Imi il disimpegno dal Lingotto, se il collocamento in corso verrà completato secondo le attese del mercato a un valore intorno agli 8 euro, genererà una plusvalenza nell'ordine degli 80 milioni. Le due operazioni si concludono tuttavia in perdita per le banche, dal momento che il prezzo per la conversione del finanziamento alla Fiat era fissato in 10,28 euro, molto lontano dalle attuali quotazioni.
(20 gennaio 2006)
Ricordiamo che le banche italiane coinvolte nella vicenda sono le socie di maggioranza di Bankitalia S.p.A.